Gran Milano

Mogol contro il politicamente corretto

Fabiana Giacomotti

Per non ammalarsi bisogna fare sport ed essere felici, sostiene il Maestro. Per scatenare le endorfine bisogna tenersi allenati e dalle endorfine al sesso il passo è breve. Così l'evento del Miur a cui l'autore ha partecipato diventa l'occasione per una filippica contro il pol. cor.

 

Giulio Rapetti Mogol, nick diventato patronimico per decreto, la sera mangia pochissimo, o almeno così dice. Un lustro fa annunciò il lancio di un centro contro l’obesità nella sua tenuta-cum-spa in Umbria. Non risulta che sia mai partito. Adesso, racconta, sta lavorando all’ampliamento del progetto in un “centro che riunisca tutto il sapere sugli stili di vita più adeguati al mantenimento in salute anche degli anziani”. Ha cercato convenzioni con la Sanità locale, ma anche qualche appoggio politico, e infatti padrino dell’iniziativa dice sarà Gianni Letta. Presentazione prevista a Roma sulla terrazza di Civita il 4 settembre. Quando scopre che la sua commensale di sinistra è ancora più parca di lui, rinuncia di malavoglia a metà del favoloso risotto cucinato da Enrico Bartolini nelle cucine del Palazzo della Borsa per la cena di sostegno alla nuova edizione de “I fuoriclasse della scuola”, concorso per gli studenti delle scuole medie superiori che premia i vincitori delle Olimpiadi del Miur (vi aderiscono le principali istituzioni bancarie, cooptate dalla fondatrice, Alessandra Losito, direttrice generale di Pictet Wealth Management, oltre a Confindustria, Leonardo e molte aziende private, anche di comunicazione come Action Agency).
 

Il Maestro deve tenere il punto, e il punto ha a che fare con le “cure di tipo uno”. In estrema banalizzazione, per non ammalarsi bisogna fare sport ed essere felici, per scatenare le endorfine bisogna tenersi allenati ed eccoci arrivati all’argomento clou. Dalle endorfine al sesso il passo è breve, per cui, in una surreale replica dei comizi agricoli dell’Emma Bovary di Flaubert, mentre sul palco due dei vincitori dello scorso anno spiegano compunti come la borsa di studio abbia fatto di loro ragazzi più consci delle proprie capacità, attorno al tavolo centrale allestito al Palazzo della Borsa Mogol fa girare la traccia di una canzone che ha appena composto in cui si parla di una con un gran fondoschiena e del tipo che è “caduto nella sua rete”. Musica e voce di Mario Lavezzi, che ci dà dentro con la chitarra. Titolo: “Ehi tu, sei sexy”. Frisson fra le signore. “Ma le sta facendo catcalling?”. “Cat che” dice il Maestro, prima di lanciarsi in una filippica contro le donne “che si trattengono” e si rovinano la vita senza mai scoprire quanto sia sexy l’erotismo, che è cosa ben diversa dal sesso. Rodolphe Boulanger, netto.
 

All’affondo delle presenti sul Me Too, ribatte che se chiunque allungasse la mano sul sedere di una donna fosse multato di 10 mila euro vedresti che risultati, anche di donne che sporgono il culo, ride, e questa tutte fanno finta di non averla sentita. Mogol è l’autore della vita di tre generazioni di italiani: vorrai mica imporgli il politicamente corretto, soprattutto quando, come in questa serata a due declinazioni sul tema del merito (la scuola, il culo femminile), formazione ed eccellenza incrociano pericolosamente le opportunità, argomento molto dibattuto dopo le molestie sessuali di cui è stato vittima un gruppo di ragazzine da parte di coetanei immigrati africani di seconda generazione lo scorso weekend al rientro dal Lago di Garda. Non si può non essere d’accordo con Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio, quando dice che le condizioni date alla nascita influenzino inevitabilmente il merito, e che al significato più evidente della locuzione “fuoriclasse” vorrebbe aggiungere il significante più ampio che rinvia al sociale, al “fuoricasta”. I fatti di Peschiera non si giustificano con l’accesso o meno a una borsa di studio. Ma non ci sono dubbi che se nelle scuole vigesse lo stesso metodo premiante in uso nelle scuole inglesi, forse un po’ di fiducia in più nelle possibilità di riscatto circolerebbe. A Losito, l’idea delle Borse di studio è venuta constatando come solo l’8 per cento degli studenti italiani riceva un sostegno economico rispetto al 75 per cento di chi studia negli Stati Uniti. Mogol, invece, dice di non sapere più a chi dare le sue canzoni. “Adriano (Celentano, ndr), è chiuso in casa da due anni e non vede nessuno. I giovani? Prodotti dalle radio”.

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