(Foto di Ansa) 

Gran Milano

Scuola, mentre i sindacati piangono gli Its creano formazione e lavoro

Daniele Bonecchi

Gli Istituti Tecnici Superiori si rilanciano con progetti importanti. E i dati sull'occupazione lo confermano: "L'84 per cento dei diplomati trova impiego in un anno", ci dice Maurizio Del Conte

Non c’è solo l’asse politico Beppe Sala-Emilio Del Bono (con sguardo sul Pirellone). Lungo la direttrice Milano-Brescia c’è anche la vocazione per il mondo del lavoro. Che significa anche formazione, vera e concreta formazione. Accantonati i piagnistei (a volte giustificati, altre meno) per i posti di lavoro rimasti scoperti; e accantonati i piagnistei (a volte giustificati, altre meno) per i salari bassi e lo “sfruttamento padronale” c’è invece chi si impegna per costruire percorsi virtuosi nel tentativo, spesso riuscito, di favorire l’innovazione, attraverso un’adeguata formazione. A Brescia, con la spinta degli industriali e l’appoggio (via Pnrr) del ministro Mariastella Gelmini, gli Istituti Tecnici Superiori si rilanciano con progetti importanti. Parliamo di 4.350 studenti (per ora), 172 percorsi attivi, l’80 per cento dei diplomati occupati entro un anno, 800 ore garantite di stage in azienda (quegli stage che secondo una retorica populista sarebbero da vietare), la metà dei docenti in arrivo direttamente dal mondo del lavoro: sono questi i numeri degli Its in Lombardia, gli Istituti tecnici superiori presenti (anche) in provincia di Brescia con quattro fondazioni (Its Angelo Rizzoli, Its Machina Lonati, Its Nuove tecnologie per la vita, Its Lombardia Meccatronica). 


I corsi degli Its nel bresciano preparano tecnici per l’innovazione e la qualità delle costruzioni, smart manager dell’enoturismo e della gestione dei processi in viticoltura, tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici industriali, stilisti tecnologici, fashion retail manager, solo per citarne alcuni. I corsi degli Istituti Tecnici Superiori sono rivolti soprattutto ai più giovani, agli studenti e alle studentesse che hanno terminato le scuole superiori e che intendono affrontare un’esperienza di formazione terziaria professionalizzante e non accademica. Gli Its sono un’opportunità per chi si è appena diplomato, ma anche per i giovani che – in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore – vogliano intraprendere un nuovo percorso di istruzione e formazione dopo periodi di lavoro o università. Un’esperienza che permette di conseguire un studio immediatamente spendibile per il mercato del lavoro. Si tratta infatti di un attestato che offre molte possibilità di trovare un’occupazione in tempi rapidi, peraltro strettamente legata al proprio percorso di studi.


Maurizio Del Conte (Sda Bocconi e presidente dell’Afol e dell’Its Icrea) ci crede e spiega al Foglio: “Gli Its sono un modello di formazione professionale particolarmente efficace, basta guardare i numeri: l’84 per cento dei diplomati trova il lavoro che cercava dopo un anno. Il più efficace di tutti i percorsi formativi in termini di coerenza e di occupazione”. Gli Its si rivolgono naturalmente ai giovani, “sono percorsi formativi di istruzione terziaria che servono ai giovani che preferiscono un percorso tecnico superiore. Oggi però gli Its non riescono, in termini di volumi, a soddisfare la domanda del mercato. In Germania gli istituti paragonabili agli Its producono 7-800 mila diplomati all’anno, noi siamo attorno ai 10 mila”. C’è un problema però, dettato dalla scarsa flessibilità, e Del Conte tiene a sottolinearlo, “mancano degli spin-off, percorsi più brevi, mutuati dai moduli formativi degli Its, ma in grado di essere disponibili per il riallineamento della professionalità dei lavoratori ‘tagliati fuori’ da competenze obsolete”. I percorsi formativi sono già progettati ma vanno organizzati. “Gli Its – conclude Del Conte – sono fondazioni con dei soci obbligatori: le imprese, gli enti formativi, le università, gli enti territoriali: tutto ciò che può favorire l’incrocio della domanda”.


E allora anche Milano si muove. Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, durante la recente assemblea dell’associazione ha ricordato che “l’aspetto più allarmante è il fatto che oggi in Italia il 20 per cento di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni non studia, non lavora e non si forma. In Lombardia il problema dei Neet ha una percentuale più bassa pari al 17 per cento, ma si tratta comunque di 165 mila giovani che si trovano nella più totale inattività”. “Il nostro obiettivo è duplice: rendere più attrattivo per i giovani il lavoro nelle nostre imprese e permettere alle nostre aziende di trovare i profili adeguati. Domanda e offerta devono tornare a incontrarsi. Serve una Rivoluzione Copernicana del lavoro, adeguata alla realtà dei tempi”. E a proposito degli Its, il capo degli industriali ha garantito: “Siamo già al lavoro su questo fronte. Il progetto, che abbiamo proposto al Comune di Milano per dare una sede unica a tutti gli Its operanti in città, va proprio in questa direzione, che condividiamo e vogliamo valorizzare. L’idea è di creare, in un’unica sede multifunzionale, una vera e propria “Academy tecnologica”. Un luogo che dia ai giovani quelle competenze tecniche necessarie per soddisfare le loro ambizioni, ma anche le esigenze delle imprese”. “L’idea che stiamo portando avanti è di creare un hub tra le Fondazioni che permetta di condividere le aule per la didattica e un laboratorio multidisciplinare dotato delle più moderne tecnologie 4.0. Questa per noi è la strada da seguire”. Ora spetta al comune di Milano battere un colpo per dare concretezza alla Academy tecnologica proposta dagli imprenditori. 

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