(foto di Ansa)

GRAN MILANO

Legalità olimpica? Come per Expo

Daniele Bonecchi

Un protocollo antimafia per vigilare sui lavori delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. L'idea del procuratore Alessandra Dolci

E’ toccato al procuratore Alessandra Dolci, capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, suonare (con garbo) la campana dell’ultimo giro per i consiglieri comunali impegnati a vigilare sulle opere delle Olimpiadi 2026. Il procuratore ha lanciato la proposta, accolta da molti consiglieri, di definire un protocollo antimafia sul tipo di quello realizzato in occasione di Expo Milano 2015, “che risultò particolarmente efficace, perché consenti al prefetto di emettere 66 interdittive antimafia”. I problemi sono due: il primo è che molte delle opere sono già appaltate, dunque complicato definire criteri di trasparenza quando il treno è già partito; il secondo è la natura delle società, molte delle quali private e residenti all’estero (con preferenza per i paradisi fiscali).

 

“E’ possibile convincere società private anche straniere a firmare un simile protocollo?”, si è chiesta Dolci. “Possiamo discuterne le caratteristiche, non deve essere per forza coincidente con quello predisposto per Expo. Certamente tutte le parti interessate avrebbero la convenienza a addivenire a questo accordo”, ha precisato Dolci. I risultati, nel caso di Expo, non sono mancati. Ad esempio, coi soldi raccolti grazie alle sanzioni è stata realizzata una piattaforma “caccia ’ndrangheta”, in grado di smascherare le infiltrazioni malavitose con un “alert” disegnato dal Politecnico con la supervisione della Dda di Milano.

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