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Vi facciamo volare. Viaggio all'interno della Secondo Mona

Paola Bulbarelli

Da 120 anni l’aerospazio è cosa loro. Militare e no. Storia dell'azienda di Somma Lombardo, guidata da una donna

Claudia Mona è una donna al comando in tutti i sensi: ha vinto un premio con quel titolo e guida, con il fratello, la Secondo Mona, storica azienda di tecnologia aerospaziale di Somma Lombardo. “Ci avviciniamo ai 120 anni l’anno prossimo che ci auguriamo di raggiungere in splendore nonostante i tempi difficili“, racconta al Foglio. A proposito dei tempi, chissà se cambia qualcosa ora che si sta discutendo di riarmo, per un’azienda che naviga al 60 per cento della produzione verso il militare. “Il 2 per cento del pil è un vecchio requisito Nato che l’Italia non ha mai rispettato, anzi, le Forze armate si sono sempre lamentate di avere budget troppo tirati per garantire un ammodernamento. Nell’immediato non credo cambino le cose. Noi siamo coinvolti anche con produzioni importanti relative agli F-35”. Ma sul dibattito italiano, quanti ne vogliamo, servono o no, ci sono troppe polemiche che esulano dalle competenze delle aziende coinvolte. “In compenso all’aeroporto militare di Camere, vicino a Novara, c’è un grosso centro manutentivo italiano ed europeo legato alla Leonardo Velivoli, e abbiamo sempre partecipato ai programmi multinazionali europei in ambito militare per i Tornado, gli Eurofighter e gli elicotteri”. 

Cosa si muove nel nostro paese nell’ambito aeronautico militare? “C’è la questione del Tempest sul tavolo da un po’ di anni. Ci sono due programmi in fase embrionale, di primo sviluppo in corso in Europa, uno portato avanti dall’Inghilterra  cui si è agganciata l’Italia  e l’altro tra Germania e Francia con la Spagna. Non è detto che si arriverà a un unico velivolo ma senza dubbio è il prossimo programma europeo militare di cui si discute e parte dei fondi previsti potrebbero significare la partecipazione italiana”. Lei rappresenta la quarta generazione, da dove parte la storia? “Dal bisnonno Secondo, la cui famiglia aveva una piccola attività in ambito tessile a Gallarate, che da giovane ventenne appena diplomato si mise in  proprio aprendo un negozio di vendita e riparazione di cicli e motocicli sulla strada del Sempione, sotto il castello dei Visconti di Somma Lombardo. Pochi anni dopo arrivò in zona, sui campi dell’attuale cascina Malpensa, la prima comunità di pionieri aeronautici insieme all’ingegnere Gianni Caproni che da Trento si era trasferito proprio lì, nell’attuale sede aeroportuale, dove tutt’ora ci sono gli stabilimenti di inizio ’900 e dove si è insediato il Parco Museo del Volo di Volandia”. 

Che accadde? “Il bisnonno entrò in contatto con questa comunità  e nel 1913 iniziò a prestare le sue competenze meccaniche per la riparazione, manutenzione dei primi motori aeronautici mentre dal 1923 partì con la progettazione e produzione di equipaggiamenti di bordo con una qualità francese”. In pratica, cosa significa? “Siamo specialisti di componentistica, noi gestiamo i fluidi a bordo di un velivolo, principalmente il combustibile quindi il carburante poi aria, olio, acqua. Pompe, valvole, filtri, radiatori lamellari ai tempi dell’autarchia, i serbatoi chiodati, i carburatori, e pure una joint venture negli anni ’30 con una azienda inglese per famosi carburatori”. Fino a ottenere risultati straordinari. “Abbiamo accompagnato ogni record dell’aeronautica italiana negli anni 20 e 30, a partire dalle trasvolate di Italo Balbo, ma anche tutti quelli di altezza, di distanza, i voli solitari di Ferrarin, le trasvolate in sud America di cui conserviamo i reperti nel nostro piccolo museo aziendale interno visitabile su appuntamento, una bella collezione di equipaggiamento avendo partecipato alla costituzione dell’Arma aeronautica nel 1923, che compirà, cent’anni l’anno prossimo”. Non solo velivoli militari, però. “E’ accaduto in questi ultimi vent’anni di spostarci anche sul civile”. Avrebbe voluto fare altro invece di occuparsi di aerei? “Sono entrata in azienda nel 2000, dopo brevi esperienze, occupandomi di comunicazione, fiere, relazioni esterne, risorse umane. La mia ambizione era la carriera diplomatica, ma questo settore non è così distante perché è molto influenzato da aspetti geopolitici, e ho quindi ritrovato i miei elementi”. 

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