Foto: Wikipedia

GranMilano

Lo stallo sulla Palazzina Liberty di Milano: affidarla ai privati o al pubblico?

Giovanni Seu

L'opposizione civica si schiera contro il progetto del Comune di affidare a terzi il rilancio dell'edificio in disuso. Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura, prende tempo: "devo verificare tutti gli aspetti tecnici, al momento non c’è un bando di affidamento”

Fatte salve le dimensioni del business, la vicenda della Palazzina Liberty ricorda quella del nuovo stadio: il Comune esprime un indirizzo che prevede la valorizzazione di un bene comunale caro alla città tramite un privato, nasce un’opposizione civica che raccoglie nomi importanti a sinistra della città che porta alla sospensione del progetto. Nel caso della Palazzina, intitolata a Dario Fo e Franca Rame nel 2017, stanno giocano anche altri fattori, come l’arrivo di un nuovo assessore che possiede una visione diversa rispetto a Filippo Del Corno il quale, pochi giorni prima di lasciare Palazzo Reale, aveva licenziato le linee guida per il rilancio della struttura di Largo Marinai d’Italia che versava, e versa tuttora, in cattivo stato. La delibera prevedeva di affidare a un soggetto terzo, individuato in base a un avviso pubblico, la gestione della Palazzina tramite una convenzione ventennale per consentire al concessionario la sostenibilità del progetto nel suo complesso, ovvero di rifarsi delle spese di ristrutturazione stimate in 1,2 milione e di quelle di gestione.

L’obiettivo era quello di realizzare un hub culturale e sociale della musica classica coinvolgendo le realtà associative del territorio: parole che non hanno convinto tanti nomi della cultura che hanno reagito con una petizione su change.org paventando che, al contrario di quanto sostiene Palazzo Marino, “le regole del libero mercato possano invece far deviare la gestione in direzione opposta, privilegiando la rendita economica a discapito dell'offerta culturale”. In sostanza si chiede che la Palazzina resti in mano pubblica al fine di “garantirne la fruizione da parte delle associazioni di zona”. Tra le firme ci sono quelle di Jacopo Fo, Citto Maselli, Felice Luadadio, Moni Ovadia, Ottavia Piccolo e di alcuni politici dell’area che ha sostenuto la lista di Mariani alle ultime elezioni.

Tommaso Sacchi, neo assessore alla Cultura, ha reagito con prudenza senza però confermare l’impostazione del suo predecessore: “Sto approfondendo questa e anche altre delibere – spiega  – devo verificare tutti gli aspetti tecnici, al momento non c’è un bando di affidamento”. Qualora decidesse di accogliere la linea di Fo e compagni ci sarebbe la possibilità, seppure un po’ complicata, di inserire nel bilancio di previsione la spesa del restauro: i termini per l’approvazione sono stati prorogati al 31 maggio e il documento non è ancora arrivato in giunta ma non è un mistero che né l’assessore al Bilancio Conte né i tecnici della ragioneria desiderano una nuova spesa considerati i salti mortali che stanno facendo per chiudere i conti.

Che l’atteggiamento di partenza del Comune vada rivisto lo sostiene l’ex assessore Franco D’Alfonso: “Alcuni luoghi storici devono essere pensati come luogo di partecipazione civica e non solo di valorizzazione economica, d’altronde per il teatro Lirico ci siamo mossi con questa ottica di tutela storica. Credo, perciò, che abbia fatto bene l’assessore a fermarsi a riflettere, non va bene la logica della Galleria che ha portato all’espulsione di botteghe storiche”.

Un assist alla petizione arriva anche dal filosofo ed ex assessore alla Cultura nella seconda giunta Albertini, Stefano Zecchi: “Nel 2005-6 realizzammo il restauro di alcuni monumenti tra cui l’Aquario e la Palazzina con risorse pubbliche, e proprio in quest’ultima inaugurai la sede della Casa della poesia. Credo che a Milano gli spazi di gestione pubblica siano pochi per cui non sarebbe una cosa buona affidare anche la Palazzina ai privati: è un edificio che conosco bene, un gioiello molto delicato, ha bisogno di attenzioni”. Resta, però, il vero punto da chiarire per Zecchi: “Bisogna capire in fretta se ci sono le risorse per un intervento del Comune, in caso contrario è meglio la concessione ai privati che eviterebbe la prosecuzione dello stato di abbandono ma a una condizione: il bando dev’essere ben definito, dev’essere chiaro che si farà musica o teatro”.
 

Di più su questi argomenti: