Il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e l'assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi (Foto: Ansa/MatteoCorner)

Gran Milano

Così le imprese preparano il piano per la guerra energetica

Daniele Bonecchi

L’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi convoca un tavolo per le richieste al governo. Servono 30 miliardi

Come una testuggine, formazione legionaria, il sistema economico lombardo tenta di difendere una ripresa tanto agognata. E siccome non basta un’aspirina per guarire tutti i mali provocati da due anni di pandemia, dalla catastrofe del caro energia e da un’inflazione che corre, la testuggine ha scelto uno dei generali più fidati di Giancarlo Giorgetti, Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Lombardia per cercare la medicina.

Lui, Guidesi, parla infatti di “nuova pandemia”. Nella fotografia proposta da Unioncamere Lombardia sul quarto trimestre 2021, la produzione industriale lombarda è cresciuta del +2,3 per cento e chiude l’anno in rialzo sia rispetto al 2020 (+ 15,6  per cento la crescita media annua) che al 2019 (+ 4,3). Fanno da traino gli ordinativi in Italia, cresciuti dell’11 per cento rispetto al 2019 e quelli esteri del +14,7 per cento. In affanno invece le aziende artigiane manifatturiere. Ma si tratta di un’immagine fatua, come un ologramma, perché tra inflazione ed energia le imprese – molte delle quali hanno scelto di chiudere per lunghe settimane a causa dei prezzi proibitivi delle materie prime – ora chiedono a gran voce un intervento massiccio del governo.

E a interpretare il loro allarme ci pensa appunto Guidesi che, dopo aver convocato le associazioni d’impresa, con loro sta redigendo le proposte da inviare al premier Mario Draghi. L’allarme è grave. Secondo Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, “l’imprenditoria lombarda ha compiuto dei veri e propri miracoli in un anno caratterizzato ancora dall’incertezza sanitaria, da inflazione e precarietà delle forniture, crisi energetiche, riassetto dei mercati e delle catene globali. Oltre ad auspicare una risoluzione strutturale della questione energetica, le imprese chiedono che venga messo un freno all’inflazione perché nuovi choc potrebbero vanificare le performance e il clima di fiducia che si è ricreato”.
Per Carluccio Sangalli, presidente di Confcommercio: “E’ pesantissimo l’impatto del caro energia per le imprese lombarde. Servono misure urgenti e strutturali contro uno problema che investe anche le oltre 530 mila imprese del terziario regionale”. “Le Pmi energivore sono piene di ordini ma hanno i costi di acquisizione delle materie prime alle stelle così come i costi di trasformazione. C’è chi ha spostato la produzione dal giorno alla notte, chi sta studiando nuovi processi produttivi, ma non basta”, denuncia Francesco Ferrari, presidente di Confimi Industria Lombardia.

“I dati del quarto trimestre 2021 – dice Guidesi al Foglio – sono molto positivi; in quei mesi si respirava un’aria entusiasmante e i dati lo confermano. Oggi la nuova pandemia, quella energetica, rischia di frenare completamente una ripresa che sembrava essere senza precedenti”. Ma quali sono le proposte sul tavolo? “Sul tema energia abbiamo già fatto le nostre proposte al governo, si dividono in due parti. Una strutturale normativa in cui chiediamo alcuni provvedimenti che vedo condivisi dal ministro Cingolani (intervista su Repubblica, ndr). Serve un impegno maggiore dal punto di vista strutturale. Noi diciamo che l’obiettivo sulle rinnovabili deve migliorare ed essere accelerato, allora non possiamo permetterci che le imprese che investono possano avere dei limiti di autoconsumo, di scambio sul posto, che oggi ci sono e che vanno tolti per agevolare gli investimenti. I processi autorizzativi, rispetto agli impianti, vanno semplificati. Se il governo è intenzionato a riattivare i rigassificatori in Adriatico – cosa molto razionale e utile – dovrà cambiare alcune norme perché ora rischia di metterci dieci anni per farlo”.

Ci sono cose strutturali che possono essere fatte e poi ci sono questioni economiche. “Noi continuiamo a dire che la previsione di un decreto da sette miliardi da destinare a imprese, famiglie e comuni evidentemente non basta. Servirà un ulteriore intervento, vedremo cosa uscirà dal decreto”, insiste Guidesi. La cifra ipotizzata si avvicina molto ai trenta miliardi. “Non avrei mai pensato in Lombardia di arrivare al picco degli ordinativi degli ultimi 15 anni, con l’impossibilità di produrre perché non ci sono margini sulle produzioni a causa dei costi dell’energia”. Considerazione amara che coinvolge un numero sempre maggiore di imprese. “Il problema è senza dubbio europeo e noi soffriamo di più perché negli ultimi decenni la politica energetica non è stata una priorità”, chiarisce l’assessore allo Sviluppo economico.

Ma che riflessi può avere questa nuova emergenza? “Noi rischiamo che la ‘pandemia energetica’ si trasformi in un’emergenza sociale. Prendiamo l’esempio di un dipendente in un’azienda che ha sospeso l’attività per il caro energia: lo mettono in cassa integrazione e così rischia di non poter pagare la bolletta di casa. E poi limiterà i consumi della famiglia. Così la crisi diventerebbe subito sociale. E’ anche per questo che serve un intervento sia sui costi dell’energia che sull’inflazione”. Ma la situazione rischia di coinvolgere anche le amministrazioni locali: “Pensiamo ai comuni, che hanno approvato un bilancio preventivo che ricalca i costi dell’anno precedente, e che invece hanno a che fare con bollette energetiche triplicate. Cambia tutto”, conclude Guidesi.

Di più su questi argomenti: