Gran Milano

Il “marchio storico” Cinghiale e la forza della provincia tra famiglie artigiane e impresa

Paola Bulbarelli 

Quel “grande pennello”, che resta nella memoria televisiva degli italiani per un riuscito spot popolaresco, ha fatto incetta di riconoscimenti. I dati sul distretto

L’Ambrogino d’oro nel 1971, il premio Europa MEC nel 1972 e il Mercurio d’oro per il primato di qualità nel 1974. Quel “grande pennello” firmato Cinghiale, che resta nella memoria televisiva degli italiani per un riuscito spot popolaresco, ha fatto incetta di riconoscimenti. Sia, appunto, quello da due metri e mezzo che l’imbianchino si portava in bicicletta facendo impazzire il vigile, sia quelli con cui si pittavano le case: prodotto di solido artigianato e industria italiana. Alfredo Boldrini aveva iniziato presto, a sei anni, quando sul carro del padre andava a vendere le scope di saggina nei paesi intorno. Poi con il fratello, negli anni 30, arrivando fino alla costa ligure in bici o treno, vendeva pennelli e scope realizzate artigianalmente da sette donne che lavoravano con la sola forza delle mani. Nel 1945 la svolta, con la fondazione dell’azienda a Cicognara di Viadana, in provincia di Mantova

   
“L’intuizione di mio nonno – racconta al Foglio Eleonora Calavalle, oggi a capo dell’azienda – fu quella di registrare il marchio nel 1954. Fino a quel momento le aziende manifatturiere di stampo famigliare producevano e marchiavano i prodotti con il nome della famiglia, lui invece con la sua quinta elementare capì che la sua azienda avrebbe potuto fare il salto grazie alla leva del marchio. Creò un brand che andava al di là del cognome e ancora oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, ci differenzia  rispetto alla concorrenza”. Che non manca, in questo angolo di Lombardia al confine con l’Emilia-Romagna e che ha visto fiorire, dai primi anni del ’900, un gran numero di aziende produttrici di scope e pennelli: tanto da creare quello che oggi si chiama “un distretto industriale” senza eguali. “Qui siamo tutti vicini tra concorrenti, si fa a gara a chi tira su il capannone più alto, se uno si alza di un metro, l’altro lo fa di un metro e mezzo. Mio nonno è sempre stato al di sopra di tutti, diceva sempre: quando va bene a me va bene anche agli altri, quindi auguriamoci che vada bene a tutti”.

    
 Sbaglia chi pensa a un legame tra allevamenti di maiali di qui (tanti) e i pennelli. E’ in Cina che viene reperita la materia prima. “Si tratta di una razza di maiali che vivendo in quel particolare clima e allo stato brado sviluppa un pelo particolarmente lungo ed elastico che permette di ottenere una setola performante”. Ma l’inizio è vegetale. “Prima ancora della saggina venivano utilizzati l’erba palustre e arbusti che si trovavano sulle rive del Po”. “Le vecchie operaie ci hanno spiegato che il salto dalla scopa al pennello è stato facile: stessa tecnica, prima manuale e poi meccanizzata”. L’anno scorso sono stati venduti 4 milioni e mezzo di pennelli. “Con la pandemia la gente si è messa a ridipingere casa riscoprendo il piacere del fai da te”. Sono aumentate anche le vendite online, è stata creata una linea dedicata esclusivamente ad Amazon, la segue la sorella, Clio.

     
I dati sul distretto sono datati e comunque non chiari. Una ventina d’anni fa si registravano una sessantina di aziende, rispetto alle 120 del 1992. Un calo confermato anche oggi. In ogni caso e ne contano una ventina. Ma nel 1963, come si evince da un documentario Rai, Cicognara, grazie al benessere che derivava dalla produzione di scope, era il paese più motorizzato d’Italia: abitanti 1.290, automobili 200 tutte Fiat 1100 e solo tre utilitarie.  

 

“Il problema del distretto  – spiegano all’Api, l’Associazione delle piccole e medie industrie di Mantova – è l’essere considerato omogeneo perché le aziende fanno la stessa cosa. Ma siccome nascono dal basso non amano essere messe insieme, non amano fare rete. Si dice le piccole imprese non ci sono più, devono diventare grandi, ma alle imprese del territorio nulla importa degli economisti ai quali rispondono ‘nano sarà lei’ e vanno avanti orgogliosamente nel piccolo”.  “Questa è la storia di un territorio molto intraprendente – spiega Nicola Cavatorta, sindaco di Viadana – che con le sue aziende ha dato da lavorare a centinaia di famiglie nel corso dei decenni. Certo negli ultimi anni è subentrata la crisi, ma è c’è stata anche la capacità di reinventarsi da parte delle terze generazioni”. Come accaduto per l’azienda Cinghiale, che ha appena avuto l’onore di essere riconosciuta “marchio storico”.