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Botte da stadio. Beppe Sala contro i neo-conservatori di San Siro

Maurizio Crippa

Nel Sala II c’è un grosso e gustoso paradosso politico che riguarda lo stadio di Milano

Come notato già qualche settimana fa da GranMilano nel Sala II c’è un grosso e gustoso paradosso politico. Nonostante la grande affermazione personale del sindaco nella nuova consiliatura Beppe Sala sconterà un’opposizione della sinistra ecologista più battagliera di prima. Un’opposizione ben spalleggiata dal verdismo della società civile. Sala, Inter e Milan hanno trovato un accordo sullo stadio, con rientro negli indici di edificazione previsti dal Prg comunale (0,35) e l’annuncio della “dichiarazione di pubblico interesse”, subito arrivata. Gli oppositori del progetto si sono presto organizzati dando vita a un gagliardo fronte conservatore (del vecchio impianto e dell’area circostante così com’è). Mentre in Consiglio i Verdi chiedono un pubblico dibattito cittadino e tengono di riserva l’arma del referendum, e nato il comitato per salvare il Meazza: nomi noti, guidati da Milly Moratti (poi raggiunta dal consorte Massimo). Obiettivi: “La salvaguardia e l’eventuale ammodernamento del Meazza, “(“eventulale”, sic). “Recuperare a verde l’immensa distesa di cemento attorno alla stadio”. Per i più arditi tra i neo-conservatori, “in realtà il Meazza non sarebbe neanche da recuperare”. Sala non l’ha presa bene, e non perché sia un tifoso assoluto del nuovo stadio, ma per il percorso pragmatico che da tempo sembra preferire per Milano.

Ha risposto con i numeri: “Mantenere in funzione uno stadio del genere costa tra i 5 e i 10 milioni all’anno. Il problema vero è che il Comune di Milano non può, per il bene dei cittadini, tenersi dei costi per impianti inutilizzati” nel caso le squadre decidessero di trasferirsi. Ancora più sbrigativo sul referendum: “Il referendum può togliere al ruolo del sindaco il fatto di prendere decisioni, sono stato eletto per questo. Quindi le mie decisioni le ho prese”.

Visioni opposte.

 

Il punto di vista di Sala non è quello dei club. Sala sa che in quel progetto lo stadio vale il 45 per cento, e il “comparto plurivalente” attorno il 55. Sa che c’è una grande area attorno al Meazza che va riqualificata. Il punto è: con quali soldi? In trent’anni il Comune non l’ha fatto. Quando i pro Meazza parlano di recupero di un’area verde, parlano di un’area degradata. E’ così sicuro che “il nuovo cemento” e le grandi aree green previste sarebbero peggio di come è adesso? E chi paga? Se Milano avesse seguito quella logica, avremmo ancora gli sterrati delle Varesine. Sala non intende distaccarsi dalla logica “investimento privato in cambio di valorizzazione pubblica”. Poi ci sono gli 80 milioni degli oneri di urbanizzazione (nelle nuove volumetrie già dimezzati). Servirebbero a sistemare il quartiere. Ma è difficile chiedere a Inter e Milan quei soldi in cambio di nulla.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"