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Ce lo chiede Milano. La Scala va in città e piacerebbe a Jack Lang

Fabiana Giacomotti

Il progetto porterà fra strade, piazze e chiostri musica, opera e danza dall’11 al 14 luglio

Come nella più classica delle metafore logistiche, per i milanesi che non vanno alla Scala c’è la Scala che va dai milanesi, partner Edison che, oltre a sponsorizzare da tempo la “Prima diffusa” del 7 dicembre, ha un suo progetto di sostenibilità ed efficientamento elettrico da rendere noto e visibile al maggior numero di persone. Milano ce la mette tutta per ripartire, e “La Scala in Città”, “fortemente voluta” come si dice in questi casi, dall’assessore Filippo Del Corno, porterà fra strade, piazze e chiostri musica, opera e danza dall’11 al 14 luglio, in centro ma, va da sé, anche nelle periferie, che sono il pallino di tutte le amministrazioni da più di un secolo, visto che ne parlava ancora il sovrintendente ai Monumenti di Milano Ugo Nebbia nel primo decennio del Novecento, con risultati purtroppo variabili ma necessari nell’opinione di tutti. Il programma riprende lo spirito inclusivo dei tempi e forse sarebbe approvato anche dai cattedratici di Oxford (che no, non hanno mai pensato di abolire lo studio della notazione musicale): infatti mescola Mozart ad Astor Piazzolla, Chick Corea ai grandi classici del melodramma.

Il sovrintendente Dominique Meyer, a cui il cda della Scala ha appena sostanzialmente assegnato tutti i poteri (dopo averne garantito la tenuta finanziaria per un pezzo, il direttore generale Maria Di Freda si prepara a lasciare il teatro e a godersi finalmente la vita), applica dunque alla sua nuova città di residenza la lezione appresa dal socialismo francese dei tempi di Jack Lang, e cioè la didattica per le masse in forma di intrattenimento. Bisogna dire che si è applicato parecchio: coro impegnatissimo fra Villa Simonetta (11 luglio), Certosa (12), Università Statale (13). Orchestra con le percussioni in pellegrinaggio il 12 allo Spirit de Milan, cioè in declinazione ballo (e qui ci prenotiamo sicuro, vuoi mettere ballare un valzer interpretato da chi porta Verdi e Strauss nel mondo?). Archi invece a Brera il 12, sotto il Canova, e quindi a villa Litta Modignani e Villa Mirabello il 13. Per il corpo di ballo, si aprono gli Arcimboldi l’11 luglio e il Teatro dei Martinitt il 13, ma il vero colpo porta la firma di Andrée Ruth Shammah e dei suoi Bagni Misteriosi, fortino estivo della Milano boho chic, dove i ballerini danzeranno su una pedana a pelo dell’acqua. Il jazz “va” esattamente dove uno si aspetta che arrivi, e cioè nel cortile di Chiesa Rossa, mentre gli ottoni, come è ancora abbastanza logico attendersi, a Casa Jannacci. Ingresso gratuito, previa prenotazione e, checché ne dicano i soliti benaltristi su quanto si renda necessario per rivitalizzare una città che la pandemia ha abbattuto come nemmeno Tangentopoli era riuscita a fare, siamo sicuri che trovare un posto imporrà le stesse modalità di attesa e appostamento digitale della prenotazione del vaccino anti Covid nelle prime settimane di febbraio. Il 14, “le grand final” con tutti i gruppi scaligeri riuniti in una giornata di porte aperte della Scala. Un programma del genere sarebbe piaciuto moltissimo a Claudio Abbado. Orchestrali, dunque, felici.

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