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GranMilano

A piedi con la testa

Paola Bulbarelli

“Dieci passeggiate” ricche di pensieri per una città tornata a uscire. Il libro di Kerbaker

Milano in dieci passeggiate” è il titolo dell’ultimo libro di Andrea Kerbaker, scrittore, bibliofilo, fondatore della Kasa dei Libri (“fondamentalmente la mia collezione, circa 30 mila libri che ho deciso, di condividere”), cognome di origini bretoni, famiglia da 200 anni in Italia e profondamente milanese. Non che vada pazzo per camminare (“ho una moglie inglese e gli inglesi camminano molto, passeggiano e quindi per traslato passeggio anch’io”), ma girare per Milano secondo i suoi schemi diventa davvero intrigante e nuovo. E farselo raccontare da lui, oltre a scatenare la voglia di seguire i suoi percorsi, impone il piacere del divertimento. “Questo libro l’ho scritto più o meno durante il primo lockdown. E’ diviso in percorsi tematici non per zone ed è escluso tutto ciò che ritengo noiosissimo come musei, siti archeologici: non se ne può più. Ci sono molte più cose curiose. A esempio, un percorso di delitti, uno di architettura fascista che si chiama Casetta Nera. Tutto abbastanza sorridente: sono un tipo così, non si prende nulla sul serio”. Ma racconta delle storie, che prendono prima ancora di uscire. “Un percorso letterario che parte dalla via Keplero dove Gadda ha ambientato uno dei suoi racconti più famosi e arriva in fondo a piazza Sant’Ambrogio dove ha abitato Petrarca e dove si è incontrato con Boccaccio”. Nulla di didattico, per carità.

 

C’è il percorso “Delitti esemplari”. “Una serie di omicidi che hanno caratterizzato un’epoca. La rapina degli anni Sessanta della banda Cavallero in largo Zandonai, il delitto Calabresi negli anni Settanta in via Cherubini, Terry Broome che ammazza il D’Alessio in corso Magenta negli anni Ottanta. Un delitto bellissimo è nella via Bagnera, una piccolissima via, così piccola che non ci passano le macchine, dietro a via Torino, dove c’è stato nell’800 un assassino seriale che è stato l’ultimo condannato a morte a Milano. Sposava donne che poi ammazzava, simpaticamente. L’ha fatto tre, quattro volte. Bel personaggio. E poi Rina Fort, quella che dopo la guerra ammazza la moglie dell’amante e tutti i suoi bambini”.

 

Non manca un itinerario al Monumentale “perché il cimitero è sempre l’anima di una città”. Ce n’è uno teatrale, fatto in maniera diversa. “Si parte da un posto che non è più un teatro come la Palazzina Liberty  e attraverso il Franco Parenti, il Porta Romana, che non c’è più ma ci vidi il primo spettacolo milanese di Benigni, il Carcano, si arriva al Lirico e si conclude al Piccolo”. I racconti fanno parte anche della vita vissuta e di quello che è oggi Milano. “C’è la Milano che sale, ed è imprescindibile, ma anche quella fatta ricordando che c’è la Torre del Parco, la Torre Branca di Gio Ponti, passando attraverso vicende letterarie come la Torre Galfa, quella che il protagonista della ‘Vita Agra’ vuole far esplodere, o il Pirellone che nasce con tutta una serie di racconti di Buzzati. Non manca Hemingway che si innamora di Milano e ci ambienta un pezzo di ‘Addio alle Armi’”. Dieci passeggiate ma nel sommario manca il numero 10. “E’ la 9 più uno. Si chiama ‘Tutta mia la città’ ed è la mia Milano durante il lockdown. Da solo ho passeggiato verso Santa Maria delle Grazie, la Cattolica e al cimitero. Era tutta mia la città, una città molto diversa. Tanto che all’inizio, nella prefazione, mi sono chiesto di che città dovevamo parlare. Non di Milano pre o post pandemia: Milano, punto”.

 

Milano fa da sfondo a un altro libro di Kerbaker, un capitolo del quale è finito in questo. “Si intitola ‘La rimozione’ ed è la storia di un pensionato che nel 1972 viene ucciso vicino alla Scala, durante una manifestazione, da un lacrimogeno sparato dalla polizia. E’ un signor nessuno, non è di sinistra, e la polizia ha tutto l’interesse ad affossare e far dimenticare. In più, dopo pochi giorni muore Feltrinelli, che viceversa è un personaggio, e tutti si occupano di lui. Il pensionato viene proprio rimosso, ed è la rimozione del suo assassinio. Lui è l’unica vittima degli anni di piombo che non viene ricordata da nessuna lapide. Lo dico in questo nuovo libro perché ho fatto un giro per tutte le lapidi del terrorismo, un giro molto lungo, tanti i morti di quell’epoca terribile e per quel poveretto nemmeno una lapide. E’ giusto? E il comune ha deliberato di farla. Ironicamente ho scritto che i libri possono perfino servire a qualcosa. I libri vivono anche di digressioni”.

 

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