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Il tempo cancellato, diario della tragedia a Bergamo. Un libro

Il libro di Luca Fusco “non vuole essere un’inchiesta o una ricostruzione di fatti puntuali, ma il voler far uscire rabbia, rimpianti, rimorsi che devono uscire per colmare dei vuoti, vuoti che non permettono di tornare alla normalità”

Si intitola Il tempo cancellato il diario di bordo scritto da Luca Fusco, commercialista e presidente del comitato “Noi denunceremo” nato su Facebook e seguito da 80 mila persone. Uscirà a fine mese per Bolis Edizioni ed è dedicato al padre ucciso dal Covid l’11 marzo del 2020. Come scrive l’autore nel libro che il Foglio ha letto in anteprima, Il tempo cancellato “non vuole essere un’inchiesta o una ricostruzione di fatti puntuali, ma il voler far uscire rabbia, rimpianti, rimorsi che devono uscire per colmare dei vuoti, vuoti che non permettono di tornare alla normalità”.

 

Come per Brecht, “sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”. E’ la citazione scelta da Luca Fusco per aprire il suo diario, che inizia nel marzo del 2020, quando Bergamo diventa l’epicentro della pandemia, e si conclude a gennaio 2021, poco prima della formazione del governo Draghi. La rabbia, a tratti devastante, è sempre lì, sullo sfondo, in ogni pagina, fra ogni virgola. Soprattutto nella prima parte che rievoca la prima ondata, e chiede conto della mancata zona rossa, della gestione fallace della Lombardia e della catena di comando. Ma senza cavalcare la sete di vendetta, anzi. “Dal primo momento siamo stati chiari: non siamo giustizialisti, non ci importa che qualcuno vada in galera, nessuno ci ridarà i nostri cari; vogliamo solo che sia fatta luce su mancanze, incompetenze, vogliamo che coloro che hanno sbagliato se ne vadano, che lascino il posto a gente capace di tutelarci in futuro”, ha scritto l’11 agosto dopo che alcuni parenti delle vittime hanno portato degli esposti contro ignoti alla procura di Bergamo. Nel Tempo cancellato la rabbia sfuma invece nel dolore, è la cronaca intima delle emozioni rimaste a lungo chiuse nell’anima. Con un omaggio ai medici che hanno combattuto contro il “mostro”. E soprattutto al padre, il nonno di suo figlio Stefano, e a tutti i nonni uccisi dal Covid. “Un anziano è una biblioteca, ricordi di tempi che non ci sono più, di comportamenti che non esistono più (…) Ne sono bruciate tante di biblioteche così negli ultimi mesi. Libri che non potremo più leggere, libri che potremo solo ricordare. Io ho una fissazione: in casa mia non si butta mai un libro”, scrive a settembre. Luca Fusco ha ascoltato migliaia di persone raccontare la stessa storia, che non era mai identica. Ha dovuto contenere la rabbia, sua e altrui, per dare prospettive al gruppo “Noi denunceremo” che ogni venerdì sera si ritrova su Fb per ascoltare virologi, esperti, studiosi per capire come fare perché quella “cosa” non accada mai più: riformare la sanità lombarda, capire la genesi dei vaccini, ottenere la trasparenza dei dati. E si intuisce facilmente la sua immensa fatica per restare in equilibrio. Nel suo diario terapeutico che gli è servito a esorcizzare parzialmente il dolore, scrive tanto delle lacrime che non riesce a trattenere quando cala la sera e arriva il coprifuoco. E cerca di colmare il vuoto del tempo cancellato: “Chissà quante persone, che hanno vissuto quello che ho vissuto io e forse anche peggio, possono capirmi, e quante altre che leggono queste parole scritte in una notte difficile e complicata non comprendono. (…) Ora sappiamo che dobbiamo convivere con questa cosa, perché non saprei come altro chiamarla, sappiamo che la brace continuerà a bruciare anche quando la fiamma sarà spenta, ora sappiamo che le lacrime arriveranno, non sappiamo quando e dove ma abbiamo la certezza che arriveranno; abbiamo imparato un’altra cosa: non dovremo cercare di trattenerle, non dovremo cercare di combatterle ma dovremo accettarle perché solo così, forse, riusciranno a riempire il buco che il tempo cancellato ha generato ed il dolore, forse, piano piano si scioglierà e loro, i nostri loro che non ci sono più, saranno liberi di andare dove devono andare”.

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