Come uscire dal caos della Reggia di Monza. Parla l'assessore Galli

Paola Bulbarelli

"Villa Reale ha tutte le carte in regola per essere la prima industria culturale, non lombarda, non italiana ma addirittura europea", ci dice l’assessore alla Cultura della Lombardia 

La data è confermata, ormai è questione di ore. Il 15 gennaio verranno riconsegnate le chiavi della Villa Reale di Monza, fino a ora, da pochi anni, nelle mani di un gestore privato. Alla base c’era un accordo ventennale, che prevedeva un modello di gestione “collaborativo”, nel quale il pubblico e il privato avrebbero lavorato fianco a fianco per valorizzare un bene dall’inestimabile valore storico, artistico e architettonico come la settecentesca reggia del Piermarini - destinata da tempo immemorabile a diventare uno dei luoghi d’eccellenza d’arte e cultura nonché di eventi della Lombardia, in progetti e dichiarazioni d’intenti mai decollati. E invece si risolve così, almeno per ora perché l’ultima parola l’avranno i tribunali, la triste vicenda tra il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e il concessionario privato Nuova Villa Reale Monza spa.

 

Il concessionario ha dichiarato di non volerne  più sapere della Villa, pretendendo pure di avere una sorta di risarcimento  (con soldi pubblici) per andarsene in pace. Il Consorzio ha risposto con fermezza e  ha contestato i gravi inadempimenti del concessionario segnalandoli anche alle  Autorità competenti: i soldi verranno spesi per riparare i  danni e recuperare il tempo perduto. “Sono circolate notizie poco precise su tutta la vicenda su testate online che hanno creato una forte preoccupazione”, spiega Giuseppe Distefano, direttore generale del Consorzio. “Hanno titolato ‘La Villa Reale chiude’ ma non è vero perché la realtà è che Villa Reale è chiusa da febbraio per i ben noti motivi e puntiamo a riaprirla presto. Gli arredi venduti all’asta sono quelli riguardanti la biglietteria, il desk, il guardaroba bookshop, e poi segnaletica, grucce, cucine, tappeti e poltrone: oggetti che nulla hanno a che vedere con l’arredamento storico della Villa. Disattivate le utenze. E anche queste non sono cose vere. Ci siamo ritrovati a dover smentire notizie false e tendenziose”. Ma ora si guarda avanti, pronti a voltare pagina. “C’è una grande voglia di rilanciare la Villa con un modello che possa essere più efficace.

 

Esiste un accordo di programma promosso da Regione Lombardia per la valorizzazione della Villa e del Parco dove sono disponibili, e già in fase d’impiego, fondi per 55 milioni di euro. E’ stato selezionato il gruppo di lavoro per l’elaborazione del masterplan, professionisti non solo architetti ma anche paesaggisti, agronomi, esperti di comunicazione e di marketing, giuristi, ed economisti. L’obiettivo sta proprio nella definizione più alta di masterplan per ripartire e rilanciare sia nel breve che nel medio e lungo periodo un nuovo piano strategico per la Villa e il Parco di Monza”. Lo conferma Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e alla Cultura di Regione Lombardia che ha posto una grande attenzione al tema. “Il patrimonio culturale di Villa Reale è tutelato. Anche la Regione sorveglia attivamente -conferma l’assessore - Se avessero chiuso e venduto gli arredi di Villa Reale sarebbe stato un disastro. Ma così non è”.

 

Quali progetti su Villa Reale? Verrebbe da pensare alla grande valorizzazione del Vittoriale di Gardone Riviera che lei ha seguito con particolare attenzione: può essere un modello? “Partiamo dal fatto che a monte ci sarebbe da sciogliere il tema della proprietà, magari ricorrendo al federalismo demaniale, cioè alla legge 42 del 2009, prima di avviare un progetto ambizioso di sviluppo, una prospettiva profonda che Villa Reale si merita sino in fondo. Penso infatti che Villa Reale abbia tutte le carte in regola per essere la prima industria culturale, non lombarda, non italiana ma addirittura europea. Si tratta di chiarirsi le idee e andare d’accordo su un programma strategico ambizioso. Magari ricorrendo a un Accordo di Valorizzazione sul modello di quelli che, a partire dal 26 ottobre 2019, quarantesimo anniversario del riconoscimento del primo sito Unesco in Italia, che è in Lombardia, è in Valcamonica, ed è quello delle incisioni rupestri tra le quali c’è la Rosa Camuna, simbolo di questa grande regione, sto adottando per ognuno dei dieci siti riconducibili al patrimonio materiale. Abbiamo un patrimonio storico di assoluto valore che è la Villa, un patrimonio naturalistico che è il parco, l’Autodromo di fianco, il golf. Una serie di convergenze istituzionali che si prestano a pensare e progettare, appunto attraverso un accordo di valorizzazione, un’industria culturale di altissimo profilo, straordinaria, che dà occupazione e sviluppo in questi tempi così incerti perché segnati dalla crisi del Covid-19. Si è appena celebrata la settantesima edizione del Gran Premio automobilistico. Tra la storia dell’auto da corsa, il patrimonio storico e quello culturale, se incastrati con intelligenza potrebbero fare di Villa Reale l’impresa culturale più importante d’Europa”.

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