Il Foglio Review

La copertina del Foglio Review raccontata da Sara Colaone

Gaia Montanaro

L'illustratrice che l'ha disegnata ci presenta “Luci”, la cover del nuovo numero del magazine del Foglio, in edicola da sabato 26 novembre. "Così provo a raccontare la rivolta delle donne in Iran e il decreto anti rave, attraverso il concetto di 'massa'"

C’è tanto racconto del presente e delle sue istanze nel lavoro di Sara Colaone. Autrice di fumetti e graphic novel, Colaone mostra un approccio di rielaborazione e di sintesi dove esperienze apparentemente distanti si coagulano in un unico sentire, molto spesso in modo sottile e indiretto. Come emerge in “Rave” - questo il titolo della cover della Review di Novembre 2022. Un’immagine stratificata che tiene insieme mondi diversi uniti nelle differenze.

    

Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a illustrare la cover del Foglio Review, “Rave”?

Il processo creativo che ho adottato per la copertina del Foglio Review di novembre affonda le sue radici nel mettere a fuoco le sfumature, gli spazi e talvolta anche i silenzi che emergono durante le conversazioni con gli editor che lavorano alla rivista. È una fase di ascolto importantissima, in cui i fatti o fenomeni da descrivere si mischiano con l’esperienza personale diretta. Questo lavoro di ascolto e ricerca favorisce la propria interpretazione e aumenta la libertà nei passaggi successivi, fatti di ricerca degli elementi chiave per la narrazione e di progettazione pratiche dell’immagine.

  

Quali sono i temi che ha voluto rappresentare nell’illustrazione e come si arriva a una sintesi visiva dei vai elementi?

Mi era stato chiesto di illustrare la rivolta delle donne in Iran (esemplificate dal gesto ormai iconico del taglio dei capelli per solidarietà verso Mahsa Amini) e il decreto anti rave in Italia, un lavoro complesso perché si trattava di raccontare due fenomeni distanti e in apparente contraddizione. La chiave per l’immagine è stata ribaltare l’accezione talvolta negativa del concetto “massa”, che, in un caso, da insieme annullante ritorna fulcro di socialità e coscienza in un caso, nell’altro, esperienza antica che sottotraccia si ripropone inscritta nel Dna delle generazioni più giovani. Da qui il “popolo del rave” nei tatuaggi che emergono da sotto la veste in corpo, il volto di una ragazza che con tutta la seria determinazione del suo essere giovane, ricompie il gesto della protesta iraniana, per dire che anche la festa è una esperienza a cui vuole avere diritto.

 

Si è immaginata un prima e un dopo di questa immagine? Una storia di cui è protagonista la ragazza (o le ragazze) in copertina?

Ho immaginato una serie di persone con tatuaggi e gesti che mettono in rilevo collegamenti fra eventi e fenomeni apparentemente distanti.

 

Se e come l’attualità e gli elementi del suo vissuto entrano nella sua attività artistica?

Non mi piace lavorare a immagini “proclama” o che comunque facciano della realtà strumento di autoreferenza. Preferisco far entrare la realtà dei fatti in modo subliminale nel mio lavoro, ad esempio nel modo in cui associo le figure e propongo le azioni, una certa dissonanza dei colori, per creare una comunicazione che superi la contingenza del momento.

 

Nelle sue graphic novel, ci sono temi o aspetti sociali e culturali che le stanno particolarmente a cuore raccontare?

Nel 2008 ho iniziato a raccontare le contraddizioni del contemporaneo attraverso storie dimenticate (gli omosessuali confinati di In Italia sono tutti maschi, con Luca de Santis), immigrati fuori dai cliché (Ciao Ciao bambina, 2010), personaggi reietti e incongruenti (Leda, con Francesco Satta, 2016) o temi più specifici come il rapporto fra libertà personale e costrizione sociale nella costruzione dell’ideale femminista (Evase dall’harem, con Didier Quella-Guyot e Alain Quella-Villeger, 2019). I processi artistici e le persone che li hanno sviluppati sono al centro dei miei libri più recenti (Tosca, 2019 e Georgia O’Keeffe, con Luca de Santis, 2022). In fin dei conti disegnare chi crea è una sfida irresistibile.

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