Così si può raccontare il Novecento a chi è nato negli anni Novanta, ma senza lezioni morali

Lorenzo Infantino

“Mover. Odissea contemporanea” di Michele Silenzi in edicola con Il Foglio

Lorenzo Infantino presenta “Mover. Odissea contemporanea”, il libro di Michele Silenzi da domani in edicola allegato al Foglio al costo di 4,50 euro più il prezzo del quotidiano.

 


 

Quando Aldo Canovari, fondatore e direttore editoriale di Liberilibri, mi ha inviato il libro di Michele Silenzi, lo ha accompagnato con un suo personale biglietto, nel quale fra l’altro scriveva di trovarsi, “per la prima volta nella vita”, davanti a un “autore sotto i trent’anni”, con il “coraggio di esprimere con entusiasmo idee a noi vicine e che, anche per come sono esposte, potrebbero arrivare meglio a un pubblico giovane”. Conoscendo la misura e la sobrietà di Canovari, ho preso molto sul serio il contenuto del suo messaggio. Ho letto avidamente il libro e, con lo stesso autore, ne ho esposto il contenuto ai miei studenti. A loro raccomando sempre di “scrutare l’orizzonte”. E Silenzi si era già impegnato a guardarsi intorno, mostrando a tutti i risultati della sua prima esplorazione del mondo. L’ho perciò additato come un esempio da seguire, per “inventariare” i problemi, le possibilità e le impossibilità che l’orizzonte di oggi presenta alle più giovani generazioni.

  

Il libro, Mover. Odissea contemporanea, non è un saggio di scienza sociale o di filosofia politica. Non infligge quindi al lettore pesanti note a piè di pagina o tortuosi rimandi a celebrati autori del passato. E’ una narrazione. Ma è una narrazione che spiega. E, come succede sempre in questi casi, si può dopo un po’ di tempo dimenticare ciò che è narrato e trattenere nella propria mente la spiegazione di tanti fenomeni che avvengono attorno a noi. Come dire che, pur avendo la leggerezza della narrazione, il testo fornisce al lettore una mappa teorica attraverso cui è possibile orientarsi fra i fenomeni del nostro tempo.

 



  

Silenzi ha la consapevolezza della complessità. La “maggior parte delle nostre azioni hanno conseguenze del tutto non-intenzionali. Ogni azione ha centinaia di conseguenze impreviste. Il nostro mondo è composto di cose che non avevamo neppure pensato di creare”. E tuttavia molti degli errori delle generazioni che ci hanno preceduto sono imputabili alla mancanza di tale consapevolezza. In un modo o nell’altro, il Novecento è stato largamente dominato dalla presunzione di poter liberamente plasmare la vita individuale e collettiva e di poter finalmente affrancare l’uomo dai “problemi maledetti”. Le vicende storiche ci hanno mostrato che nulla di tutto ciò è possibile e che gli esiti prodotti da quella presunzione danno luogo a una vera e propria regressione della civiltà.

 

Non ci sono fonti privilegiate della conoscenza. “Nessuno di noi può sapere tutto”. E nessuno può pertanto pretendere di avere un potere illimitato, privo di controllo. Non solo. Abbiamo bisogno degli altri e delle loro conoscenze, dei loro prodotti che non sapremmo come realizzare. Ciò significa che la diversità e la distanza non ci allontanano dagli altri. Al contrario, ci avvicinano, ci rendono vicendevolmente indispensabili. Ecco perché le differenze e il disequilibrio sono il “motore del mondo”, quel che indefettibilmente ci spinge allo scambio, a quella cooperazione che non riguarda solamente la produzione di beni materiali, ma costituisce un vero e proprio “commercio sociale”, quell’azione reciproca, come diceva Alexis de Tocqueville, degli uni sugli altri, che consente alle coscienze e alle idee di rinnovarsi, all’animo di ingrandirsi e allo spirito umano di svilupparsi.

 

Con quali norme realizzare tutto ciò? Silenzi ci dice che le “regole dovrebbero essere generali e astratte”, dovrebbero dare delle “indicazioni di condotta molto ampie, al cui interno si possa liberamente agire”. Siamo quindi lontani dalla tentazione di “stabilire per legge la proibizione di qualunque cosa”. Il diritto deve vietare solo le azioni che invadono la sfera dell’autonomia altrui e lasciare un vastissimo campo alla libertà individuale di scelta.

 

Sono questi solamente alcuni dei temi che Silenzi fa fuoriuscire dalla sua avvincente narrazione. E non mancano le sue riflessioni sul mercato e la concorrenza, il capitale e la funzione dell’impresa. Il tutto reso in modo molto diretto e chiaro, senza il minimo ricorso al linguaggio iniziatico dei tecnici dell’economia.

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