Libri, app e idee. Ecco che cosa c'è sotto l'albero del Foglio

Non è mai troppo tardi per i regali di Natale. Dai classici alle serie tv, dagli algoritmi ai robot, tutto quello che non avevate mai pensato di regalare (o di ricevere)

Fare squadra, spiegato in un libro

Il regalo giusto per Natale, se volete spendere poco, leggere bene, capire molto, imparare tanto, è un libro scritto da uno scrittore di cui forse qualche volta avrete sentito parlare che affronta un tema meraviglioso, centrale, più che attuale, che suona più o meno così: perché, in questo momento storico, e forse non solo oggi, la Francia funziona così bene e l’Italia non funziona così bene come sarebbe lecito aspettarsi da uno dei paesi più industrializzati del mondo? L’autore non affronta il tema del referendum costituzionale, sarebbe stato troppo facile, ma sceglie di mettere a fuoco il problema, problema ovviamente per noi, concentrandosi su un punto centrale: e se la principale differenza tra l’Italia e la Francia fosse l’incapacità dell’Italia a saper fare squadra con le stesse modalità con cui ci riesce la Francia? L’autore sostiene che l’Italia sia meno brava della Francia a fare sistema perché in Italia è quasi del tutto assente l’idea della “società stretta”, di un nucleo sociale ristretto che riesce a trasformare la difesa dei propri interessi nella difesa degli interessi del paese. In un società stretta, sostiene l’autore, dove il bene dell’élite coincide con il bene di un paese, gli uomini non sono continuamente occupati a deridersi in faccia gli uni con gli altri, “dandosi continui segni di scambievole disprezzo”. E per questo, conclude l’autore, laddove non esiste una società stretta “gli uomini sono avvezzi a disonorare gli altri poiché ciò non comporta alcuna conseguenza per loro e tendono a trasformare l’onore nel principio regolatore delle proprie relazioni”. In una società che sceglie di non essere stretta, la mancanza d’amor proprio provoca lo scarso o nullo rispetto di sé, dunque degli altri. In una società stretta tutto questo non succede. Se volete capire la ragione per cui in molti in Italia fanno fatica a combattere quel pezzo di paese in perenne lotta contro l’interesse nazionale e dunque contro se stesso dovete andare in libreria e chiedere questo libro: “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani”. Autore: Giacomo Leopardi. Anno di pubblicazione: 1824.

 

Claudio Cerasa

Un tablet. E una scrivania

Quest’anno ho deciso di regalare a mia figlia il computer, perché l’ha chiesto, perché ormai va in seconda media e perché non voglio che usi mai più il mio. Così ho chiesto a Eugenio Cau, il mio adorato e tecnologico compagno di stanza (iscrivetevi alla sua newsletter indispensabile, Silicio), e lui mi ha consigliato un Asus, per cominciare: dieci pollici e si trasforma in un tablet staccando la tastiera (per guardare Netflix sul divano). Non sarà mai il mio Air Book, ma è stupendo, costa poco, glielo ho già configurato con un nuovo indirizzo email, ho messo i programmi di scrittura così può fare le ricerche di Storia dell’arte, e adesso vado da Tiger a comprare una custodia a forma di animale. Per me chiedo, e rubo le parole di Marina Cvetaeva, “una stanza – qualunque – / un buco – da sola! – / un posto – per me! – / quattro pareti per / il silenzio”, ma una stanza è troppo, quindi chiedo una scrivania da mettere in camera da letto, tra l’armadio e la finestra, piccola, ma solo solo solo mia. E voglio andare al cinema a Santo Stefano.

 

Annalena Benini

L’algoritmo che sa tutto

Quest’anno avrei voglia soltanto di regali inutili, superflui, leggeri. Qualcosa-che-serve è la rovina della magia natalizia, qualcosa-che-serve me lo posso comprare da sola quando mi pare, non sotto Natale. Poiché l’elenco dell’inutile è infinito, ho trovato un compromesso: regalatemi, regaliamoci qualcosa che ci migliori la vita. Per esempio io ho sempre adorato fare la spesa, mi piacciono i supermercati, più sono grandi meglio è, starei ore a guardare come sono disposti i prodotti, come sono organizzati gli scaffali, come le varie marche cambiano di posto a seconda delle campagne pubblicitarie. Ma ora che c’è il cantiere della metro sotto casa e ho una passerella di ferro per entrare nel portone; ora che compro sempre le solite cose perché i ragazzini che mi vivono in casa sono abitudinari, sogno di non fare mai più la spesa. Mai più. Allora vorrei un frigorifero di quelli modernissimi che dice direttamente al sito dell’Esselunga cosa manca, senza disturbarmi, tanto la carta di credito è registrata (se potesse controllare anche la dispensa sarebbe d’aiuto). Vorrei che i tanti servizi a domicilio di verdura, carne, pesce decidessero da soli cosa mandare, senza che io debba ricordarmi e selezionare: a parte le melanzane, mangiamo tutto. Vorrei che Amazon mi dedicasse un personal shopper tutto mio, credo di meritarmelo, sono una consumatrice assidua e instancabile. Ci sarà un algoritmo amico, da qualche parte: ecco, lo voglio, lo volete anche voi. Se organizza anche l’innaffiamento delle piante, meglio. Perché ogni volta che arrivo a casa ripenso a una vignetta di Altan che avevo anche incorniciato, quattro traslochi fa. “Non ci serve un uomo forte. Ci serve una badante”.

 

Paola Peduzzi

Doppio regalo contro i neopuritani

I diari bollenti di Mary Astor” di Edward Sorel. Gli scandali sessuali non li ha inventati Ronan Farrow, e neppure Asia Argento. Negli anni 30 erano più allegri, una madre di famiglia come l'attrice Mary Astor segnava sul taccuino tutto quel che combinava con l'amante. Dimenticò di nasconderlo a dovere, il marito lo scoprì l'orribile verità e portò la consorte in tribunale. Testo e illustrazioni di Edward Sorel, che per l'attrice del "Falcone maltese" aveva una fissazione fin da bambino. Per doppio pacco regalo, aggiungere "Hollywood Babilonia" di Kenneth Anger.
“Leggenda privata” di Michele Mari. Non provateci a casa (vale anche per chi riceverà il regalo). Per scrivere un'autobiografia serve una vita più interessante della vostra (vale anche per chi riceverà il regalo). Ma non basta: Michele Mari si fa aiutare e sferzare dai mostri di Lovecraft – beato lui che può. Più perfidi di qualsiasi editor. Ne valeva la pena. 

 

Mariarosa Mancuso

Dark, Black Mirror e padri

Oltre allo scontatissimo (in tutti i sensi) abbonamento al Foglio digitale, per Natale regalate e regalatevi un abbonamento a Netflix, anche solo per vedere “Dark”, “BoJack Horseman” e “Black Mirror”. Se non ne potete più delle serie tv – peak o non peak, si può capire – buttatevi su un classico recente che non potrà non piacere: “Il bar delle grandi speranze”, libro dell’americano J. R. Moehringer che racconta la storia di un ragazzo cresciuto dalla madre e dagli amici del bar Dickens. Scritto con rara maestria, questo piccolo capolavoro del 2005 ci ricorda l’importanza di avere un padre nella vita, e qualcuno di grande da seguire. 

 

Piero Vietti

Il Milan? Per l’amor di Dio

Se il Foglio avesse chiesto a luglio di suggerire un regalo di Natale, la risposta sarebbe stata facile: un abbonamento per le partite del Milan in serie A, girone di ritorno. Ma siccome non è il caso di costringere qualche poverocristo a sorbirsi uno spettacolo più triste dei presepi fatti con regoli colorati al posto dei personaggi (minimalismo scandinavo, del tutto disprezzabile), suggerisco “Il cuore dell’oceano” di Nathaniel Philbrick, pubblicato in Italia qualche anno fa da Elliot. E’ uno di quei libri che poi ti invogliano a entrare in qualche libreria per cercare altro di simile, per aprirsi all’avventura marinaresca e – perché no? – a comprarsi i dvd o gli undici volumi della saga su Horatio Hornblower. “Il cuore dell’oceano” non è altro che la storia vera e cruenta della baleniera Essex, affondata in pieno Ottocento da un enorme capodoglio albino. E’ la vicenda che ispirò a Herman Melville la scrittura di quel capolavoro che è Moby Dick.

  

Matteo Matzuzzi

Orecchie da alieni

Si dice che il denaro non compra la felicità, ma è un errore. Il denaro può comprare molte cose che rendono felici. Per comprare il silenzio, per esempio, servono tra i 250 e i 400 euro. E’ il prezzo di un paio di cuffie con un sistema di cancellazione dei rumori integrato, che rende (quasi) perfettamente silenziosi anche i viaggi sulla sferragliante metropolitana di Roma. Ci sono due modelli che vale la pena comprare. Le celebri Bose QuietComfort 35. Io ho comprato le Sony MDR-1000X. Sono entrambe cuffie senza filo, grandi e grosse. Vi fanno sembrare un alieno, ma dopo averle provate non le vorrete togliere più, promesso.

Un posto lontano, ma lontano davvero

Non so se sia mai esistito al mondo qualcuno che abbia regalato uno di quei “cofanetti regalo” o “box intelligenti” per “una notte per due”, “una cena per due”, eccetera – a giudicare dal numero di scatolette esposte nelle grandi librerie tenderei a pensare di sì. Ma vi svelo un segreto: no, non sono regali intelligenti. Il vero regalo è organizzare, prenotare, offrire al beneficiario l’opportunità di non dover far nulla. Il privilegio della contemplazione, ovvero l’ozio. E non c’è luogo più vicino a quel tipo di esperienza del paese più remoto d’Europa, l’Islanda. Fatevi un regalo e fate un regalo indimenticabile: andateci, portateci chi volete, prima che sia distrutta dal turismo di massa. Wow Air nel periodo estivo attiva i collegamenti diretti tra Milano e Reykjavik (ve la cavate con 300 euro andata e ritorno), ma ci sono buone soluzioni con gli scali da tutti i grandi aeroporti italiani. All’aeroporto della capitale islandese noleggiate un’auto (non serve strafare, basta una berlina, ma con assicurazione casco, circa 600 euro per una settimana intera), se avete poco tempo è sufficiente esplorare il sud, da est a ovest: c’è molto da ascoltare senza dover quasi mai parlare. Cercate i luoghi dove alloggiare, dove mangiare, evitate le sorgenti termali più turistiche e fatevi consigliare dai locali. Da Hella, prendete l’autobus 4X4 per il Landmannalaugar, l’area montuosa ai piedi del vulcano Hekla, una delle più spettacolari del mondo. Se è tutto troppo costoso, potete sempre mettere le cuffie e ascoltare “Utopia” di Bjork. 

 

Giulia Pompili

Il regalo che non c’è

Essendo una persona che fa tutto all’ultimo, ovviamente non ho ancora fatto i regali (sono specializzata in corse tra il 23 e il 24, tranne pochissime eccezioni: se vedo qualcosa che mi piace e che mi fa pensare a una persona sono capace di comprarla anche d’estate e tenerla in un cassetto, dimenticarla, comprare un altro regalo e poi consegnare un doppio pacchetto). Per me invece vorrei il regalo che non c’è: il dono dell’ubiquità. In alternativa e/o in contemporanea: il dono dell’invisibilità a comando.

 

Marianna Rizzini

Robot da costruire

Regalare uno smartphone a un bambino può essere il modo più rapido per farlo stare zitto (o per evitare che prenda quello dei genitori). C’è dibattito su quale sia l’età ideale per avere il primo, alcuni specialisti dicono 14 anni. In realtà non esiste il momento migliore per fare o per non fare qualcosa nella vita, perché nessuno è identico a un altro. Però più tardi si impara la dipendenza da distrazioni mentali e si disincentiva la comunicazione faccia a faccia, meglio è. Tuttavia l’età d’iniziazione è scesa da 12 anni nel 2010 a 10 anni nel 2016. C’è tempo per imbattersi nelle “fake news sulle fake news” o nei “cyberbulli” da social newtwork (non è il caso di accelerare il processo con il nudge ministeriale di un permesso a tenere lo smartphone in aula). Maneggiare un palmare ha niente a che fare con l’apprendimento di “nuove tecnologie”. E’ meglio prendere dimestichezza con il linguaggio macchina e sviluppare la logica. Ci sono applicazioni per iniziare a programmare il funzionamento di oggetti (Alice), a programmare per web (Blocky, Google), a risolvere problemi logici (Swift, Apple). Alcune sono gratuite, ma di certo non stanno infiocchettate sotto l’albero. Un altro approccio è costruire e programmare robot umanoidi o zoomorfi con tanto di luci e suoni (la linea Lego Mindstorm ne ha una gamma). Per sentire meno (o per nulla) urla o baccano ci sono delle nuove cuffie che abbattono il rumore (Knops, prototipi su kickstarter), e se non funzionano con i bambini possono sempre servire se avete colleghi caciaroni.

 

Alberto Brambilla

Ciaramelle

Udii tra il suono le ciaramelle
ho udito un suono di ninne nanne
ci sono in cielo già cinque stelle
che non rischiarano la capanne.

Sono venuti dai buchi oscuri
quei musicanti che suonano niente
hanno arrapato ne’ suoi tuguri
tutti i cazzari chiamati ggente.

Ognuno in rete col suo cipiglio
scrive le rave, ripete fave,
sanno quei twitter d’infame bisbiglio,
di porcheriole, di caso grave.

Le pie bersane danzano intorno,
là tra le frange, qua tra le crepe,
sembra il paese di notte e di giorno
tutto il contrario del caro presepe;

anche il più libero, in similpelle,
grasso di nome, lesto di ascesa,
sprona noialtri per sentinelle
di moralismi da vispa teresa.

Suono di niente, voglia di mostro,
toghe di un nero dall’aria bulla,
suono di un tubo, suono del nostro
scarso futuro che sa di nulla.

Oh ciaramelle delle annate prime,
d’avanti il giorno, d’avanti il vero,
le cinque stelle son già regime
portan per mano nel gran cimitero;

loro è il cervello con le caldane
eppure al culo ci misero il foco,
prima che brucino le puttane
fateci dunque piangere un poco.

E voi chiedete, tra tante pene,
quale regalo fare a Natale?
Ma cosa si pretende che a voi dica,
se manco possiam più parlar di fica…

 

Andrea Marcenaro

Cucina identitaria

Al tempo del ritorno in auge dei nazionalismi, dei No convinti all’economia globale e della ribellione all’Ue canaglia, ecco il libro da regalare per un vero Natale identitario. E’ quello di Nigel Sewage, “The Brexit Cookbook”. Decine di ricette per tornare finalmente in pieno controllo delle proprie cucine e per buttare nell’immondizia quei piatti imposti dal mercato selvaggio. Un’idea regalo per chi cerca all’estero il modello di sovranismo da replicare anche nelle cucine del nostro paese. Salvini prenda appunti, perché Sewage ha già ribattezzato il referendum del 2016 sulla Brexit un ritorno alla “sovranità culinaria” del Regno Unito e in breve tempo il suo libro è diventato il ricettario non autorizzato del partito nazionalista britannico dell’Ukip. E allora via la pizza, dentro i pancakes; bandito il sushi, riecco le aringhe affumicate; basta chili, e giù di toast spalmati di Marmite, deliziosa crema a base di estratto di lievito. Insomma, a tavola per gli inglesi sarà un Natale orribile. Ma sarà il “loro” Natale.

 

Luca Gambardella

Adottare, e va sempre bene

Da alcuni anni in famiglia non si sa più bene cosa regalarsi. Abbiamo deciso di scambiarci un’adozione a distanza e non c’è bisogno di dire che è stata una bella idea. Potreste farlo affidandovi a una delle principali onlus e no profit che si occupano di sostegno a distanza o anche in vicinanza, adottando un bambino in Italia e regalando solo qualche decina di euro al mese.

 

Enrico Cicchetti

Criptovaluta

Bitcoin, bitcoin, bitcoin per tutti. La criptovaluta nasconde in sé il potere seduttivo del pericolo e del valore impalpabile. I bitcoin hanno un messaggio nascosto che nemmeno il donatore conosce: in futuro potrebbero valere molto di più, oppure, cosa ancora più eccitante, potrebbero non valere più niente. Arrivano in fretta, non bisogna attendere la spedizione. Si possono inviare anche via mail, ma sicuramente è più raffinato consegnarli fisicamente, magari con un paper wallet.

 

Micol Flammini

Nodi monarchici

Non le regalo a nessuno perché nessuno le porta più, me le faccio regalare perché nessuno le porta più: le cravatte. Ci sono giorni in cui mi interrogo sulla sorte dei produttori di cravatte: come fanno a tirare avanti? E piango sulle cravatte di Anselmo Dionisio come François Villon piangeva sulle neiges d’antan. L’ultima volta che mi ha invitato Bruno Vespa mi sono messo la Turnbull & Asser che comprai in Jermyn Street (avevo pochissimi soldi, pochissime parole di inglese, moltissima attrazione verso il “by appointment to HRH the Prince of Wales”), perché dovevo parlare di Windsor. Aggiustandomi il nodo mi sono commosso di fronte a tanta fedeltà verso i miei vent’anni e i miei sentimenti monarchici. Adesso il giovane nobiluomo veneto Tommaso Pandolfo Fanchin ha scritto un libro intitolato “Mai senza cravatta” (Aliberti editore) che ogni donna dovrebbe regalare al proprio uomo, insieme a una cravatta Etro o Ferragamo o Fumagalli o Gallo. Esorcismi di seta contro il gender fluid.

 

Camillo Langone

O boscaiolo o padelle

Soprattutto evitare la fantasia, quindi si regalino sciarpe, guanti, cravatte, foulards. Avranno anche il pregio di poter essere rapidamente indossati, a brevissima scadenza dal ricevimento del pacco, e quindi saranno un ringraziamento subito vivente e visibile. Quest’anno ho notato che vanno le camicie da boscaiolo, io stesso ne ho comprate 5 o 6. Consiglio di spingersi sulla flanella, appena riscoperta e portata sugli scaffali di grandi catene, con il vantaggio dell’adozione delle misure all’ingrosso, M, L, XL, che riducono il margine di approssimazione ma anche quello di errore. A Roma nelle poche settimane fredde sono piacevolissime e messe con qualsiasi giacca faranno serio e non serio insieme, oltre a dare il look giusto in caso di incontri con cinghiali urbanizzati o nell’attraversamento di parchi pubblici in cui la figura del boscaiolo è guardata con nostalgico affetto. Oppure padelle. Ecco, nelle case italiane c’è bisogno di rinnovare il parco tegami. Spesso vedo scrostature sul fondo antiaderente, sappiate che sono molto rischiose per la salute. Quindi trovate una scusa (ad esempio un design accattivante), una soluzione diplomatica, e introducete in casa di amici, dove vi capita di cenare spesso, padelle dal fondo affidabile. E se volete esagerare in tecnologia culinaria andatevi a studiare il fantastico coperkio, col k, e lascerete il segno.

 

Giuseppe De Filippi

Non regali, ma “doni”

Istruzioni per comporre un cesto regalo di decrescita felice, utile a prepararci al meglio per un governo a Cinque Stelle con Di Maio premier. Niente consumi vistosi, né torroni con l’olio di palma. Non chiamatelo regalo, ma “dono”. Infilateci una borraccia, delle brioscine di farro, una crema per il viso fatta in casa (cruelty free) al profumo di “cacio e pepe”, una smartbox “fuga per due” per andare a piantare alberi nei pressi di Parma col progetto visionario del “Festival della Lentezza”, dieci portachiavi della Legalità a forma di manette, varie penne “Io-dico-No” e un meraviglioso set di tazze dell’Onestà multicolori (tutto disponibile nello store del sito M5S). Decorate il cesto con foglie secche, e mi raccomando gli scontrini.

 

Andrea Minuz

Piuttosto ridatemi tutto

In tema di regali di Natale sono un teorico dell’inutile: o nel regalo tripudiano note eccedenti, di pura superfluità, o non è un regalo – al massimo è micragna generosamente camuffata. Però prendo atto: the times they are a-changin’. Quindi, conformandomi al culto del riciclo e della decrescita briosa, per Natale vorrei che tutti coloro a cui nella vita ho prestato qualcosa e non me l’hanno restituita, adesso me la restituissero. Se non ho fatto male i conti, sotto l’albero dovrei trovare: un ombrello dell’Uomo Ragno, un He-Man senza braccio destro, la musicassetta di “Automatic for the people” dei Rem, tre cofanetti di Heimat pagati un occhio, 2012 di Roland Emmerich, e trecentosessantaquattro ore improvvisamente libere (una al giorno, tra le tante passate ad ascoltare vane lamentele altrui nel solo 2017). Quanto ai sessanta minuti che restano, chiederei, se possibile, di riempirli con un’ultima chiacchierata: insieme a Tommaso Labranca. Chi ce l’ha, lo restituisca a tutti. Grazie.

 

Marco Archetti

Diffondete norcini

“Mentre che si sta attendendo il bollire dell’acqua, le donne si porranno a tritolare il lardo coll’aglio nella quantità di ettogrammi 2 e mezzo di lardo, di una testa di aglio, e dopo aver ciò tritolato insieme, si porrà nella casseruola con 2 ettogrammi e mezzo di burro, facendolo friggere finché abbia preso colore”. Ricetta del beato Francesco Faà di Bruno, per la mensa dei poveri. Con aglio, prezzemolo, carota, sedano e cipolla il battuto di lardo è magnifico con minestrone, pasta corta e anche sul pane. Ma il lardo non si trova più. Quelli di Colonnata e di Arnad sì: ma soffriggerli a quel prezzo, è come gli spaghetti al caviale di Lusi! Insomma, dopo che il terremoto di Amatrice ha interrotto il rifornimento all’ultimo negozio in cui ancora lo trovavo, lo faccio in casa. Un macellaio amico dà i pezzi, “tanto se no li butto”. Io stagiono in frigo, con sale, aglio, pepe e rosmarino. Ma non tutti possono farsi norcini. Dunque, chi ancora sa dove trovarlo, a Natale regali e diffonda.

 

Maurizio Stefanini

Un brano scritto a metà

Leggo solo adesso, al volo, non posso sottrarmi al Natale del Foglio. / Cosa devo dire, cosa devo dire? Qualcuno ha da suggerirmi, qualcuno ha da suggerirmi? / Mi mordo le unghie, mi mordo le unghie. / Potrei dire, potrei dire, potrei dire... / Buon Dio aiutami tu, aiutami tu, aiutami tu. / Cosa posso fare, cosa posso fare, cosa posso fare? / Prima che imparassi a leggere, prima di piangere / prima dei mali e delle morti, prima dei viaggi, / e del mio concepimento, della foto in cui mia madre / indossa un tailleur rosa a un convegno in Giappone... / Questo è il mio Natale, un brano scritto per metà con Sofia.

 

Umberto Silva

Definizione di “regalo concreto”

Surreale sillogismo natalizio. Se la parola laureata dell’anno per Time è “feminist”, e l’aggettivo che meglio definisce le donne (non solo femministe) è la concretezza, siate concreti anche voi e comprateci gioielli. Esprimete la concretezza del vostro amore nel senso anglo-americano da cui deriva anche la definizione di cemento che, appunto, si dice “concrete”. Cementate la relazione con quell’essere fatto concretezza che è la donna e regalatele solidissimo oro. Nessuna donna, tanto più femminista, vuole pentole, frullatori, abbonamenti alla palestra: sono (siamo) tutte in grado di pagarceli da sole, grazie. Vi dirà magari che vuole un viaggio alle Maldive e forse è vero: ma appena sbarcata dall’idrovolante si aspetterà di trovare sotto la noce di cocco, o anche dentro, un pendente, un paio di orecchini o un anello (un bracciale no, fa mantenuta). C’è un filo di ripresa e il donatore di gioielli per eccellenza Silvio Berlusconi ha rialzato la testa. Andate sul concreto. Incartate carati.

 

Fabiana Giacomotti

Un giorno offline

Chiediamo a Babbo Natale un 2018 che non sia fatto da una lunga sequela di giorni della marmotta e finalmente non ci debba svegliare ogni mattina pensando che ogni tentativo di cambiamento verrà impedito da qualche veto, burocratico o politico. Chiediamo a Babbo Natale di non infliggerci altri inutili vertici europei sull’immigrazione che finiscono con la frase di rito sul fallimento di ogni incontro e l’impossibilità per il nostro paese di uscire dalle emergenze. Chiediamo a Babbo Natale che mettano radici capacità di discernimento e un senso di responsabilità, prima di cominciare la campagna elettorale, per evitare dosi eccessive di isteria populista che fanno male al cuore e avvelenano la mente. Chiediamo un po’ di pace per le menti “gomplottiste” e una tregua per noi, vittime delle scie chimiche, bufale e fake news. E infine, caro Babbo Natale vorrei ci fosse concesso un giorno di digiuno settimanale dalla rete per difendere i neuroni dalle boiate e non leggere i tuit di Trump. Insistete e qualcosa magari vi sarà dato.

 

Cristina Giudici

Cucù

Non regalate del tempo: regalate il tempo. Non al polso (banalotto, oltre che schiavizzante), ma al muro. Non silente, ma cinguettante. Insomma, regalate un cucù. Niente è più vivo di un uccellino finto che, a ogni ora, sbuca fuori da un orologio e canta. Un compleanno ogni sessanta minuti, senza regali da fare; canzoni da cantare; terrore di invecchiare da dissimulare. Un’escursione nel bosco senza mappe da decifrare; scarponi da indossare; reminiscenze di Stephen King da scacciare. Regalate un cucù e regalerete la festa del tempo che passa, cioè la festa di essere vivi.

 

Simonetta Sciandivasci

Vaccini per moralisti

Quando in “Sons of Anarchy” Jax Teller dice “fidati di me” sta per andare tutto male, ed è lì che inizia il bello. I personaggi si muovono a cavallo tra due mondi-incubo: quello della strada, reso un inferno dai maschi e quello della famiglia, reso un inferno dalle donne. Guardatevela prima che la ritirino dal commercio in quanto arte degenerata e diseducativa. Recuperate anche tre documentari su Netflix. “Weiner” che mostra quanto un uomo di successo possa auto sabotarsi con le proprie mani (un oscar alla moglie e alla recitazione con lo sguardo). “Get Me Roger Stone”, lo stratega repubblicano che “se non mi odiaste vorrebbe dire che ho fatto male il mio lavoro”, ammette. Infine “Voyeur”. Gerald Foos è un uomo che dice di aver spiato per anni i clienti nel suo motel con la complicità della moglie. Si può raccontare una bella storia senza saper fare una ricerca su Google pur non necessariamente corrispondente alla realtà. Ci sono almeno tre momenti imperdibili: Talese che cerca nel proprio archivio e si lamenta di “all these crap i keep”, Foos e la moglie che girano in calzettoni bianchi per casa e dicono che quando viene Mr. Talese a trovarli vuole vederli vestiti bene, ma soprattutto quando Talese cerca di far capire alla caporedattrice del New Yorker che un voyeur può anche non essere una persona raccapricciante, e che il nostro giudizio morale è meno interessante di quel che possiamo scoprire ascoltandolo.

 

Manuel Peruzzo

Tutto, tutto quanto

Non consigli per altri, né intenzioni, ma stavolta, in occasione di quella che qualche mente annebbiata vuole celebrare come “festa delle buone feste”, formulo, a me stesso, richieste per me. E’ finito il tempo delle mezze misure, dei brevi orizzonti d’attesa, dell’aurea mediocritas, del contentarsi godendo si fa per dire, della modica misura, del mesto vaglio delle aspirazioni, delle tensioni smorzate, dei timori di dimensioni ulteriori, dei desideri soffusi e sussurrati. E’ finito, né lo voglio più. Per questo, come santa Teresa di Lisieux, davanti al ricco paniere dei possibili regali che vorrei ricevere a Natale (lavoro, salute, l’infinità del Bene sui miei figli, tanti soldi, tante cose, case, molti libri, gloria, un cuore sapiente, pacificazione, quiete, essere – finalmente – un uomo migliore), io scelgo tutto.

 

Mirko Volpi

L’app contro il jihad

Se cercate un regalo d’impatto in questi tempi di controjihad, raccomando l’app della Liturgia delle ore sviluppata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Disponibile per iPhone e Android, dopo averla scaricata potete accedere ogni giorno alla preghiera del momento, dalle lodi mattutine alla compieta che – diceva Cristina Campo – contiene tutto il necessario per affrontare la notte. E’ utile liturgicamente: permette di non andare in giro con l’ingombrante salterio, intricatissimo con tutti quei segnalibro colorati da utilizzare contemporaneamente. E’ utile personalmente: potete rifugiarvici in qualsiasi momento morto, in metropolitana o in sala d’aspetto, oltre che mentre ascoltate qualcuno che vi annoia; vedendovi intenti sullo smartphone penserà che vi stiate concedendo un giro sui social e vi perdonerà perché, a differenza della preghiera, è culturalmente accettato. Come tutte le cose troppo preziose per avere un prezzo, è gratis.

 

Antonio Gurrado

Le lettere del genio

Quanto alla sbalorditiva capacità compositiva di Wolfgang Amadeus Mozart molto è stato detto. 626 partiture scritte in trentacinque anni di una vita che oltre alla composizione prevedeva, i concerti per tutta l’Europa come solista, direttore, i festini a Vienna e un’intensa vita sociale. Mozart ci ha anche lasciato un epistolario di 826 lettere, miniera inesauribile di notizie e informazioni non solo sull’Autore, ma anche sul secondo Settecento europeo. Tre tomi (2022 pagine) editi da Zecchini, che rappresentano un tesoro per penetrare, senza filtri, l’intimo di un genio. Sarà come regalare un lungo viaggio. Chi deciderà di intraprenderlo, alla fine, ne sarà cambiato profondamente e avrà un amico in più. (Marco Murara, “Tutte le lettere di Mozart”, Zecchini Editore, 2022 pp., 89 euro).

 

Mario Leone

L’illusione che esista

Ho creduto a Babbo Natale fino a undici anni. L’avevo visto da Fao Schwarz a New York, per strada o in tv, ma la conferma della sua esistenza la ebbi a L’Aquila, dopo una cena a casa di amici di famiglia. Era buio pesto e all’improvviso vidi in lontananza qualcosa di luminoso. “La slitta di Babbo Natale!”, gridai a mamma e papà che mi assecondarono (chissà cosa avranno pensato) per non rovinare quel momento. Come potevo sapere che lì vicino c’era un cavalcavia e che quella cosa che stava passando sopra di noi a decine di metri di altezza non era una slitta, ma un enorme camion merci? Quando un compagno di classe, tempo dopo, mi disse la verità, fu talmente tanta la delusione che il Natale successivo feci finta di non sapere, perché era troppo bello scrivergli la lettera, lasciargli il latte sul terrazzo, trovare i doni. Oggi consiglierei a tutti di regalare quell’illusione: è economica, dura solo una notte ed è magnifica.

 

Giuseppe Fantasia

Il senso della vita e pure lo scudetto

Un regalo per i 180 senatori che hanno votato la legge sul biotestamento: una copia di “Vita e destino” di Vasilij Grossman con il tempo e la pazienza necessari per capirlo. Grossman non è accusabile di essere un retrogrado oscurantista. E’ ateo e comunista di formazione, quando ciò significava qualcosa di molto diverso dalla cultura “liberal” statunitense. Grossman crede nella libertà umana così tanto da far capire che essa non è solo scelta proprio perché è adesione inestricabile alla vita, al suo valore assoluto, unico e irripetibile. “Il riflesso dell’universo nella coscienza umana è alla base della forza dell’uomo, ma la vita diventa felicità, libertà, valore supremo solo quando l’uomo esiste come mondo che mai potrà ripetersi nell’infinità del tempo. […] La sua irripetibilità, la sua unicità sono l’anima di ogni singola vita, sono la libertà”. Per me vorrei ricevere tempo, tempo e ancora tempo, per tutto e tutti. Ah, e lo scudetto del Toro, ovviamente.

 

Giovanni Maddalena

Di più su questi argomenti: