L'Italia minacciata. I sospetti jihadisti made in Italy

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Chi era pronto a combattere per lo Stato islamico, chi si è radicalizzato in carcere, ha fatto proselitismo o ha inneggiato agli attentati. Identikit (e geografia) degli ottantatré islamici espulsi dal nostro paese nel 2017 perché ritenuti un pericolo per la sicurezza nazionale

Espulsi dall’Italia “per motivi di sicurezza nazionale” o per la “pericolosità sociale”. Quella che leggete in queste pagine è la lista degli islamici allontanati dal nostro paese nel corso del 2017. Una lista che fino a oggi, quando mancano due mesi e mezzo alla fine dell’anno, ha raggiunto gli 83 nomi. Erano stati 66 in tutto il corso del 2016 e anche del 2015. Sono aumentate le minacce del terrorismo islamico o è aumentata la sensibilità dell’intelligence e delle forze dell’ordine, o tutt’e due le cose insieme. Con la lista, abbiamo messo in fila uno dopo l’altro i profili degli espulsi forniti dal ministero dell’Interno – chi sono, da dove venivano e dove ciascuno viveva, che cosa hanno detto e fatto – per provare a delineare un quadro di quello che sta succedendo nel nostro paese nell’ambito della lotta al terrorismo e soprattutto nella zona grigia in cui può maturare la radicalizzazione, il salto dagli slogan sul web alla lotta armata sotto il vessillo nero dell’Isis. Qualche utile indicazione sembra venire per esempio dai luoghi: il carcere, la grande città del nord e allo stesso tempo il piccolo centro, i principali crocevia di incontri, familiarità e proselitismo.

GENNAIO

GUENFOUD Imadeddine, 32enne marocchino residente a Padova, titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo “per motivi familiari”, tra i fondatori del centro culturale Al Hikmah di Padova, i cui componenti risultano connotati da una impostazione salafita-wahabita. Dal materiale informatico e documentale sequestrato nel corso di una perquisizione a suo carico, sono emerse indicazioni della sua deriva fondamentalista e del suo interesse a diffondere il credo islamico più oltranzista, con una chiara propensione al jihad. Destinatario di un provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno emesso per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 4 gennaio.

 

MATHLOUTHI Marouan, 26enne tunisino residente a Ravenna, era titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciatogli nel 2011 perché sposato con una cittadina italiana con la quale, peraltro, non conviveva più. Molti precedenti di polizia per reati contro la persona e il patrimonio. E’ emerso all’attenzione sotto il profilo della sicurezza per aver stretto amicizia “virtuale” con l’aspirante foreign fighter Louati Noussair, nonché per aver postato sul suo profilo Facebook le frasi “Sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare” e “Sei divina come una macchina degli sbirri che brucia”. Nei suoi dispositivi informatici, file di propaganda jihadista ne documentavano la deriva verso l’islam radicale. Espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 5 gennaio.

 

CHEBLI Sami (aut CHALBI Sami), tunisino, 32 anni, abitante ad Ancona, con “significativa propensione alla violenza”, è stato denunciato per i reati di rapina e lesioni personali aggravate nel marzo 2015. Dall’analisi della pagina Facebook di cui sarebbe utilizzatore emergono contenuti di natura palesemente jihadista, accompagnati da proclami di propaganda e da immagini inneggianti all’Isis. Avrebbe tenuto contatti con l’estremista tunisino Saif Abdawi, membro dell’autoproclamato Stato islamico, a suo volta entrato in contatto con l’attentatore di Berlino, Anis Amri. Già espulso con l’alias di Sami Chalbi il 27 maggio 2015. Rintracciato a Falconara Marittima (An) il 24 dicembre 2016, trasferito al Cie di Torino. Espulsione per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 13 gennaio.

 

BEN MAHMOUD Jilani, 46enne tunisino, già detenuto ad Augusta (Sr), “attenzionato” per la sua condotta in carcere dove ha assunto la posizione di leader tra i detenuti di fede islamica, manifestando atteggiamenti radicali e palese ostilità verso il personale della Polizia penitenziaria. Scarcerato il 3 gennaio 2017 e associato al Cie di Caltanissetta perché destinatario di un provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Siracusa per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 15 gennaio.

 

RHIMI Abdelkader, 53enne tunisino, con diversi precedenti per reati comuni, irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora. Il 28 dicembre 2016, nella mensa della Caritas di Latina, durante la distribuzione dei pasti, ha urlato: “Io non mangio questa merda”, minacciando poi un volontario intervenuto per calmarlo, dicendogli: “Io esco fuori, ti aspetto. Occhio per occhio dente per dente, perché i tuoi fratelli hanno ammazzato un mio fratello a Milano”, con riferimento al conflitto a fuoco in cui il 23 dicembre 2016 ha perso la vita il terrorista Anis Amri. In seguito arrestato e trasferito al Cie di Caltanissetta. Espulsione disposta dal prefetto di Latina. Rimpatriato il 19 gennaio.

 

MOHAMMAD Rehman, pachistano, 24 anni, residente a Olbia: uno stretto legame con il connazionale Khan Sultan Wali, del quale condivideva l’ideologia radicale. Ha pubblicato sul proprio account Facebook immagini che lo ritraevano mentre imbracciava un fucile mitragliatore. Espulsione disposta dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 20 gennaio.

 

FALAK Yashan, 18enne pakistano, residente a Olbia, di orientamento radicale. Sul suo profilo Facebook rilevate alcune sue immagini, commentate da didascalie inneggianti ad Allah, mentre si esercita con un fucile mitragliatore. Espulsione disposta dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 20 gennaio.

  

MBEJTATE Said, 38enne marocchino, detenuto per reati comuni, emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio carcerario. Nel settembre 2014 ha minacciato in carcere un’azione ostile nella città di Ivrea e manifestato l’intenzione di “sgozzare americani e inglesi” una volta espiata la pena. Destinatario della misura dell’espulsione alternativa alla detenzione disposta dall’autorità giudiziaria. Rimpatriato il 24 gennaio.

  

EL AYARI Fathi, tunisino, 38 anni, detenuto per reati comuni, emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio carcerario. Nell’ottobre 2016 personale della carcere di Reggio Emilia apprendeva da una fonte confidenziale che durante un corso di teatro aveva arbitrariamente cantato in lingua araba versi del Corano solitamente invocati dai terroristi prima di compiere azioni suicide. Ha messo poi in atto manifestazioni di protesta con sciopero della fame e della sete e gesti di autolesionismo. Scarcerato il 26 gennaio, è stato rimpatriato lo stesso giorno, in esecuzione dell’espulsione alternativa alla detenzione emessa dal magistrato di sorveglianza di Modena.

FEBBRAIO

BELLY Franck, 29enne francese, arrestato il 6 ottobre 2014 a Ventimiglia per furto aggravato, condannato a tre anni di carcere, detenuto a San Remo. Le autorità francesi hanno comunicato che Belly era ritenuto un potenziale jihadista pronto a partire per la Siria. Espulsione come misura di sicurezza decretata dalla magistratura di sorveglianza. Rimpatriato il 7 febbraio.

 

HAMOUIMSA Bouchaib, alias ADNAN Mohamed, marocchino, 40 anni, entrato clandestinamente in Italia nel 2004, detenuto a Rimini per reati comuni. Durante la detenzione si è evidenziato, oltre che per atti di autolesionismo e altre infrazioni disciplinari, per aver proferito ad alta voce frasi di forte avversione e risentimento contro le istituzioni italiane, minacciando, invocando Allah, di “dichiarare guerra allo Stato italiano”. Scarcerato l’8 febbraio, rimpatriato lo stesso giorno in esecuzione dell’espulsione come misura sostitutiva della detenzione.

 

MOUKHLISS Hafid, 33enne marocchino, detenuto a Livorno per reati in materia di stupefacenti, sottoposto al “monitoraggio inframurario” dopo aver esultato in occasione degli attacchi di Parigi del novembre 2015 e aver esternato piena approvazione per l’operato degli attentatori. In carcere si è anche adoperato in attività di proselitismo. Espulsione emessa dal magistrato di sorveglianza. Rimpatriato il 10 febbraio.

 

AZZARDI Wahabi, 24enne marocchino, detenuto a Modena per reati comuni, il 22 marzo 2016, insieme ad altri compagni di reclusione, aveva esultato alla notizia degli attentati appena compiuti a Bruxelles. Destinatario dell’espulsione alternativa alla detenzione emessa dalla magistratura di sorveglianza. Rimpatriato il 20 febbraio.

 

ATIAOUI Nizar, 34enne tunisino, segnalato dall’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) nell’ambito del monitoraggio della comunità islamica della provincia di Perugia come elemento di orientamento radicale di un sodalizio di spacciatori tunisini operanti nel capoluogo umbro e legati a Saber al Mansouri, espulso nel 2015. Simpatie per le attività dello Stato islamico. Rintracciato a Palermo il 14 febbraio 2017, risultato irregolare sul territorio nazionale, associato al Cie di Caltanissetta. Decreto di espulsione del prefetto di Palermo. Rimpatriato il 25 febbraio.

 

GHIDHAOUI Moez, 44enne tunisino senza fissa dimora, emerso all’attenzione in quanto intestatario di un’utenza telefonica risultata presente tra i contatti della numerazione mobile italiana utilizzata dal terrorista Anis Amri nel giugno 2015. Decreto di espulsione del prefetto di Latina del 15 settembre 2016: rintracciato nella provincia di Latina e associato al Cie Caltanissetta. Rimpatriato il 25 febbraio.

 

JOURDALE Anis, 33enne marocchino, arrestato l’11 gennaio 2017 a Catania dopo aver lanciato alcuni sassi contro un’auto in transito e aver opposto resistenza e violenza contro l’equipaggio della Volante intervenuto. Sul suo telefono cellulare sono state trovate immagini di una pistola associata a versi del Corano e a luoghi sacri per l’islam. Irregolare sul territorio nazionale, già arrestato nel settembre 2016, aveva anche urlato frasi a favore dello Stato islamico e minacce contro l’Italia. Destinatario di un decreto di espulsione in quanto socialmente pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica, associato al Cie di Caltanissetta. Rimpatriato il 28 febbraio.

MARZO

OUERTANI Saber, tunisino, 35 anni, irregolare sul territorio nazionale, presente a Monza ma senza fissa dimora, precedenti per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti, segnalato dall’intelligence nell’autunno del 2016 perché si era avvicinato da pochi mesi alla religione islamica, manifestando segnali di radicalizzazione. Animato da profondi sentimenti di odio nei confronti dell’occidente, aveva anche manifestato l’aspirazione di raggiungere la Siria per unirsi alle milizie dello Stato islamico. Provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Milano. Rimpatriato il 2 marzo.

 
H’MAM Habib, 39enne tunisino, irregolare sul territorio nazionale, detenuto per reati comuni a Brescia, era emerso all’attenzione nell’ambito del monitoraggio dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa poiché era solito incitare all’odio razziale e alla violenza contro le donne, definite “impure”. Aveva manifestato approvazione per gli attentati di Parigi del novembre 2015. Scarcerato il 5 marzo, espulsione decisa dal prefetto di Brescia per pericolosità sociale. Rimpatriato il 6 marzo.

 
CHEBBI Mohamed, 46enne tunisino, irregolare sul territorio nazionale, il 17 febbraio denunciato per minaccia a un corpo politico, oltraggio a pubblico ufficiale e procurato allarme: il 30 gennaio con una telefonata anonima al 113, dopo essersi definito persona “altamente pericolosa”, aveva minacciato di “far scoppiare la questura di Ragusa” e inveito pesantemente contro le forze di polizia. Precedenti per reati contro il patrimonio e detenzione illegale di armi. Espulsione per pericolosità sociale decisa dal prefetto di Ragusa. Rimpatriato il 9 marzo.

 
ULLAH Aziz, pakistano, 28 anni: il 23 dicembre 2016 nel Regno Unito, durante un controllo, è stato trovato in possesso di un quaderno nel quale venivano menzionate le parole “talebani” e “bomba”. Respinto verso la Francia, da dove proveniva, poiché ritenuto pericoloso per la sicurezza, il 27 dicembre rimpatriato in Italia perché titolare di un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Napoli per “protezione sussidiaria”. Il 30 dicembre la Commissione nazionale per il diritto d’asilo ha revocato quello status. Rintracciato il 31 dicembre, associato al Cie di Torino, espulso dal prefetto di Napoli. Rimpatriato il 10 marzo.
ALHARABI Hicham, 37enne tunisino residente a Latina, emerso nell’ambito degli approfondimenti investigativi avviati in seguito all’attentato compiuto a Berlino da Anis Amri, noto per aver aderito alla compagine “radicale” gravitante intorno alla moschea di Latina. Il numero telefonico di Alharabi è risultato tra i contatti dell’utenza mobile intestata ad Amri quando questi, nel giugno 2015, soggiornava ad Aprilia. L’utenza di Alharabi è risultata poi associata a un profilo Facebook con il vanity name di “Omar Yousef” sul quale sono stati riscontrati elementi denotanti la sua adesione all’ideologia jhadista, nonché l’appartenenza a un circuito relazionale virtuale composto da soggetti riconducibili all’Isis. Provvedimento di espulsione del ministro dell'Interno. Rimpatriato l’11 marzo.

 

BRAHEM Mouhamed Ali, algerino, 30 anni, detenuto per reati comuni fino al 2016, dopo la scarcerazione è emerso all’attenzione nell’area partenopea per aver manifestato un’accentuata ostilità nei confronti degli occidentali e dei “miscredenti”. Segnalato dall’intelligence, avrebbe espresso apprezzamento per l’attentatore di Berlino definendolo un “vero musulmano”, auspicando che “un’analoga azione terroristica si possa riproporre in territorio italiano”. Destinatario di provvedimenti di espulsione emessi dai prefetti di Forlì, Isernia e Napoli. Rimpatriato il 18 marzo.

 

BITRE Khaled, 29enne marocchino, più volte condannato e detenuto per reati contro il patrimonio e la persona, monitorato dal Dap in seguito al rinvenimento di articoli di giornali con foto di miliziani dell’autoproclamato Stato islamico. In quell’occasione ha asserito di essere un terrorista. Ha apertamente manifestato solidarietà nei confronti degli autori dell’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo e ha svolto attività di proselitismo. Provvedimento di espulsione del prefetto di Viterbo per pericolosità sociale. Rimpatriato il 22 marzo.

 

HASSAN Hamid aut SAID Labyd, 39enne marocchino, irregolare sul territorio nazionale e senza fissa dimora, più volte detenuto per reati comuni. Assiduo frequentatore del centro culturale islamico fiorentino Al Takwa, è stato segnalato dai responsabili della comunità per aver intrapreso un percorso di radicalizzazione religiosa che lo ha portato ad avere forti contrapposizioni con gli altri fedeli, in particolare all’indomani dell’attentato compiuto a Nizza il 14 luglio 2016 quando ha espresso apprezzamento per l’autore dell’atto terroristico. Espulso dal prefetto di Firenze. Rimpatriato il 22 marzo.

 

AKREMI Bassem, tunisino 36 anni, residente a Cinisello Balsamo (Mi) con permesso di soggiorno. La sua figura è emersa nelle indagini condotte dalla Polizia postale di Perugia nei confronti di un sodalizio di estremisti islamici attivi nel diffondere sul web documenti di propaganda jihadista e di sostegno allo Stato islamico. Espulso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 23 marzo.

 

ATIF Abdelhak, 44enne marocchino, coniugato con una cittadina italiana convertita all’islam, si era evidenziato nell’ambito di indagini condotte dalla Digos di Vercelli per aver manifestato un percorso di radicalizzazione che lo ha portato a considerare l’Italia un paese di miscredenti, non idoneo alla permanenza della sua famiglia. Nel 2012 ha rifiutato di prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana. Espulso per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 25 marzo.

 

KHARDANI Kamel, tunisino, 41 anni, già detenuto a Bologna per reati in materia di stupefacenti, emerso nell’ambito del monitoraggio dei detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa nel marzo 2016. Scarcerato, il 24 marzo 2017 a un controllo di polizia presso la stazione Termini di Roma ha proferito frasi farneticanti dichiarando di “… conoscere bene l’Isis…”. Espulso dal prefetto di Bologna in quanto irregolare. Rimpatriato il 31 marzo.

APRILE

HAZIRAJ Idriz, 21enne kosovaro residente a Treviso, GECAJ Mergim, 21enne kosovaro residente a Venezia, BEKAJ Arxend, 22enne kosovaro residente a Venezia: emersi nell’ambito delle indagini che a Venezia hanno portato all’arresto, il 30 marzo 2017, di quattro loro connazionali, indagati per il reato di appartenenza all’organizzazione terroristica dello Stato islamico. I tre kosovari hanno assistito, insieme ai soggetti poi arrestati, a numerosi video di propaganda jihadista, o che mostravano tecniche per realizzare attentati suicidi, condividendone i contenuti. Espulsi per motivi di sicurezza dal prefetto di Venezia. Rimpatriati il 2 aprile.

 

FAROUSSI Youness, marocchino, 34 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona. Assiduamente attivo sul web attraverso il proprio profilo Facebook, ha approvato i contenuti estremisti postati sul social network da un foreign fighter suo connazionale, partito da Milano nel 2015, e da altri internauti. Secondo acquisizioni di intelligence, sarebbe desideroso di partecipare al jihad nel conflitto siro-iracheno. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza nazionale. Rimpatriato il 7 aprile 2017.

ABDELRAHMAN Aly Alsayed Abouhassan Mohamed, 42enne egiziano: tra i detenuti a rischio di radicalizzazione per il forte carisma esercitato nei confronti dei compagni di detenzione, ai quali si è imposto come imam. Sempre refrattario ai controlli interni, ha dichiarato di condividere l’ideologia dello Stato islamico. Espulso dall’Italia (sanzione sostitutiva alla detenzione). Rimpatriato il 7 aprile.

 

KINDA Sadam, 22enne sudanese, detenuto nel carcere di Messina per violazione della legge sull’immigrazione clandestina, nel 2016 è stato sottoposto a osservazione carceraria in quanto indicato da fonte confidenziale come simpatizzante dello Stato islamico e appartenente a un gruppo armato libico. Scarcerato il 13 marzo 2017 per incompatibilità di salute con il regime detentivo, associato al Cpr di Caltanissetta in esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Messina per pericolosità sociale. Rimpatriato l’11 aprile.

 

ABDELWAHED Osama Refat Mohamed, 41enne egiziano con permesso di soggiorno, residente a Roma, già in passato sospettato di contiguità con ambienti estremisti, recentemente segnalato in ambito di intelligence per il suo attivismo sul web su posizioni jihadiste favorevoli allo Stato islamico. Ha postato e condiviso contenuti apologetici del leader Abu Bakr al Baghdadi e proclami inneggianti alla conquista di Roma a opera del Califfato. Provvedimento di espulsione deciso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 14 aprile.

 

JILANI Bacem Ben Mohamed Ben Ali, tunisino, 27 anni, entrato in Italia nel 2011, residente a Scicli (Rg) con permesso di soggiorno, segnalato in ambito di intelligence perché ritenuto coinvolto in attività terroristiche connesse al conflitto siro-iracheno. In passato aveva tentato di raggiungere la Siria partendo dalla Francia, con il supporto di una filiera di reclutamento. Era stato dissuaso dai genitori che lo avevano convinto a rientrare nel nostro paese. Un secondo verosimile tentativo risale al novembre 2015, quando è partito dall’aeroporto di Catania per Istanbul, rientrando dalla Turchia dopo circa una settimana. Le indagini hanno confermato la sua adesione ideologica allo Stato islamico. Espulsione decisa dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 20 aprile.

 

KHALIFA Abdessattar, 31enne tunisino, con permesso di soggiorno, in Italia dal 2007, sistematicamente in contatto virtuale con Jilani, era solito condividere sul web contenuti propagandistici di matrice jihadista. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 20 aprile.

 

HEMIRI Khoubaybe, 32enne tunisino, abitante nel ragusano e con permesso di soggiorno scaduto per motivi di lavoro, contiguo ad ambienti dell’estremismo islamico. Utilizzando il proprio profilo Facebook, ha pubblicato/consultato contenuti radicali e giustificativi del jihad. Ha mostrato forte interesse per alcuni post relativi a figure riconducibili al fondamentalismo islamico, tra le quali un esponente di vertice dell’organizzazione terroristica al Jama’a al Islamiyya (responsabile dell’attentato compiuta nel 1997 presso il sito archeologico di Luxor in cui furono uccisi 58 turisti e 4 egiziani). Espulso dal prefetto di Ragusa per pericolosità sociale. Rimpatriato il 27 aprile.

 

ELKAT Basem Maher Elsayed, 27enne egiziano, abitante in provincia di Latina dove lavorava presso un esercizio commerciale di rivendita di frutta al dettaglio, si è evidenziato nell’ambito di un’animata discussione avuta con altre persone per aver affermato di condividere l’operato dell’autore dell’attentato compiuto a Berlino, auspicando ulteriori attacchi della stessa tipologia. Il 3 febbraio 2017 gli è stato negato il permesso di soggiorno richiesto come coniuge di una cittadina comunitaria e gli è stato intimato di lasciare il territorio nazionale. Ancora in Italia il 27 aprile, è stato espulso per non aver ottemperato alla prescrizione precedente.

 

Ashraf Mohamed Gamaleldin Mohamed Aly OMAR, egiziano, 43 anni, residente a Catania, diversi precedenti per reati comuni, espulso dal territorio nazionale nell’aprile 2013 e tuttavia rientrato: è emerso all’attenzione degli investigatori nell’ambito delle indagini sui contatti in Italia dell’attentatore di Berlino Anis Amri. Nel camper che utilizzava sono stati trovati un machete di fattura artigianale e un telefono cellulare contenente, fra l’altro, un file audio riproducente inni jihadisti. Espulso dal prefetto di Catania per pericolosità sociale. Rimpatriato il 28 aprile.

MAGGIO

LABIDI Imed, 35enne tunisino residente a Perugia, di fatto senza fissa dimora, utilizzatore del profilo Facebook “Imed Labidi”: in contatto con un gruppo di estremisti islamici dediti alla diffusione di video, immagini e messaggi di propaganda dello Stato islamico e dell’ideologia jihadista. All’indomani dell’attacco contro la redazione di Charlie Hebdo si era lasciato andare a esternazioni di giubilo. Irreperibile dopo l’espulsione decretata il 20 marzo 2017 dal ministro dell’Interno, individuato il 30 aprile all'aeroporto di Fiumicino al rientro da Tunisi. Rimpatriato il 1° maggio.

 

MAADANI Abdelmajid alias MAADANI Abdel Majid, 33enne marocchino, pluripregiudicato più volte condannato per violazione della normativa sugli stupefacenti e altri reati comuni: è ritenuto coinvolto in un’attività di finanziamento dell’Isis attraverso i proventi del traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Rimpatriato per pericolosità sociale il 5 maggio.

 

YACOUBI Sayed, tunisino, 36 anni, irregolare sul territorio nazionale, gravitante nella provincia di Catania, dove svolgeva saltuari lavori agricoli. Tra i possibili contatti in Italia dell’attentatore di Berlino Anis Amri. Ha fornito a quest’ultimo, all’atto dell’uscita dal Cpr di Caltanissetta, una sua utenza mobile italiana che è stata utilizzata dal terrorista fra il giugno e il luglio 2015. Ha mantenuto contatti con Amri anche successivamente al trasferimento del connazionale a Latina, località che ha lasciato per recarsi poi in Germania. L’analisi del traffico telefonico delle numerazioni a lui intestate ha documentato l’esistenza di contatti con individui di orientamento radicale. Provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Torino in relazione alla sua posizione irregolare. Rimpatriato il 12 maggio.

 

BEN ABDALLAH Marouan, 34enne tunisino, sbarcato nel 2011 a Lampedusa, abitante a Ragusa, bracciante agricolo. Le indagini ne hanno evidenziato la contiguità ad ambienti dell’estremismo islamico. Utilizzando il proprio profilo Facebook, ha pubblicato/consultato contenuti celebrativi del jihad, tra i quali un video di propaganda dello Stato islamico contenente una dichiarazione di fedeltà al leader dell’organizzazione terroristica. Decreto di espulsione emesso dal prefetto di Ragusa per pericolosità sociale. Rimpatriato il 13 maggio.

 

SADRAOUI Boubaker, tunisino, 32 anni, individuato nell’ambito delle indagini sul fratello Kamel Sadraoui, accusato di apologia di terrorismo, tra gli internauti che avevano inserito sul proprio profilo Facebook frasi inneggianti al Daesh. Revocato il permesso di soggiorno per lavoro subordinato, espulso per motivi di sicurezza dal prefetto di Padova. Rimpatriato il 13 maggio.

 

EL GHARBI Ridha, 42enne tunisino, tra i detenuti a rischio di radicalizzazione religiosa: insieme ad altri reclusi nel carcere di Ancona avrebbe inneggiato all’Isis in più occasioni, manifestando l’aspirazione a unirsi alle fila dei combattenti. Detenuto per la commissione di reati comuni in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, scarcerato anticipatamente, rimpatriato il 19 maggio con decreto di espulsione come sanzione alternativa alla pena residua.

 

KADHI Wissem, alias KADHI Ouissem, 24enne tunisino, diversi precedenti penali per reati comuni, violenza sessuale e stupefacenti, da ultimo arrestato il 27 novembre 2016 a Milano e recluso nel carcere di Bollate. Inserito nella categoria degli “attenzionati” con “rischio medio” di radicalizzazione, si è ulteriormente evidenziato nell’ambito della vicenda relativa al cittadino italiano Ismail Tommaso Ben Youssef Hosni, arrestato la sera del 18 maggio 2017 per aver ferito due militari e un agente della Polizia ferroviaria. In particolare, è stato accertato che Hosni annovera tra i suoi amici virtuali un account riconducibile a Kadhi, profilo che a sua volta reca diversi contenuti di matrice jihadista. Scarcerato per fine pena il 26 maggio, lo stesso giorno è stato rimpatriato.

 

OMAR MAKRAM Essam Mohamed, egiziano, 62 anni, coinvolto in una delle indagini antiterrorismo più importanti condotte negli anni 90 a Milano, quella che riguardava i vertici dell’Istituto culturale islamico di viale Jenner, sospettati di essere in contatto con le reti transnazionali del radicalismo islamico. Condannato per estorsione aggravata nel maggio del 2007 a quattro anni e sei mesi di reclusione, dopo aver scontato la pena Omar Makram è stato nuovamente arrestato nel 2016 per reati comuni. Nel recente periodo detentivo presso la casa circondariale di Monza si è dimostrato subito rigido osservante della pratica religiosa, impegnato in azione di proselitismo nei confronti di altri detenuti stranieri. Scarcerato e subito rimpatriato il 28 maggio, sulla base dell’allontanamento per motivi di pubblica sicurezza emesso dal prefetto di Milano.

GIUGNO

YOUBI Mohammed Zakariae, marocchino, 25 anni, residente nel bresciano con permesso di soggiorno, faceva parte del circuito relazionale del foreign fighter Anas el Abboubi, arrestato nel giugno 2013, per i reati di addestramento ad attività con finalità di terrorismo internazionale e incitamento alla discriminazione razziale, e partito nel settembre dello stesso anno per la Siria dove si è unito alle milizie dello Stato islamico. Youbi è risultato consultare/condividere sui social contenuti relativi al Califfato, file riconducibili ad Abboubi e intrattenere chat via social con un utente verosimilmente localizzato nell’area di conflitto mediorientale. Provvedimento di allontanamento emesso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato. Rimpatriato il 1° giugno.

 

ZERROUG Redauane, 29enne marocchino, abitante senza fissa dimora a Perugia, dove in passato ha studiato presso l’Università per gli stranieri, allo stato privo di permesso di soggiorno e fonti di reddito. Era stato segnalato nel 2010 quale imam e responsabile del centro di preghiera perugino di via dei Priori. In occasione di una predica avrebbe divulgato messaggi dal tenore radicale, invocando il taglio della testa per i non credenti e invitando i presenti, se chiamati da Allah, a sacrificare la propria vita. Decreto di espulsione emesso dal prefetto di Perugia. Rimpatriato il 1° giugno.

 

CHEMKHI (alias CHAMKI) Ahmed, 34enne tunisino, irregolare sul territorio nazionale, in regime di detenzione a Cassino dal 2013 in quanto condannato ad oltre sei anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. In evidenza nell’ambito delle indagini condotte sull’estremista tunisino Saber Hmidi, anch’egli detenuto, al quale è stata notificata in carcere, il 10 gennaio 2017, un’ordinanza restrittiva per la sua appartenenza all’organizzazione jihdista Ansar al Sharia. Chemkhisi adoperava per reclutare alla causa jihadista altri detenuti di fede islamica. Scarcerato il 6 giugno, rimpatriato lo stesso giorno in esecuzione della misura dell’espulsione disposta come sanzione alternativa alla detenzione.

 

GHONIM Khatab, egiziano, 53 anni, già detenuto per reati comuni presso il carcere di Cremona, poi in regime di arresti domiciliari, è stato segnalato dal Dap dopo che lo scorso 22 marzo scorso aveva esultato alla notizia dell’attentato avvenuto qualche ora prima a Londra. Rimpatriato il 5 giugno, alla scadenza della misura detentiva, con decreto di espulsione emesso dal prefetto di Milano.

 

GHOUIZA El Mehdi, 28enne marocchino, in Italia dal 2001, con precedenti per reati comuni, è stato individuato come l’utente social che ha pubblicato sul suo profilo Facebook alcuni post dal tenore farneticante. In particolare, nei suoi commenti ha manifestato con insistenza il desiderio di farsi giustizia per la morte del fratello (deceduto sul lavoro l’anno corso precipitando da una impalcatura in un cantiere edile in provincia di Perugia) scrivendo, al termine di uno dei post, che il viaggio del jihadista era pronto. Espulso per motivi di sicurezza. Rimpatriato l’8 giugno.

 

SALEM Ahmed Mohamed Nabawy, egiziano, 32 anni, monitorato dai carabinieri per il suo ossessivo interesse verso l’islam, che lo ha portato allo scontro, anche fisico, con suoi connazionali per discussioni su tematiche religiose. Il 28 maggio 2017, all’aeroporto di Malpensa è stato respinto all’imbarco di un volo in partenza per l’Egitto per chiari segni di alterazione psicofisica. Allontanatosi dal terminal, è stato rintracciato nei pressi dell’area cargo mentre, brandendo una sbarra di metallo, pronunciava frasi farneticanti relative all’asserita superiorità della religione islamica. Rimpatriato il 15 giugno.

 

BARRY Malang, 25enne gambiano. Il 2 gennaio 2017 nel cortile esterno della parrocchia della Madonna del Rosario di Foggia ha danneggiato una teca contenente la statua della Madonna e ha incendiato un presepe, motivando il suo gesto con l’appartenenza alla fede musulmana. Arrestato, scarcerato il 5 maggio e associato al Cie di Caltanissetta. Rimpatriato il 17 giugno in esecuzione del provvedimento emesso dal prefetto di Foggia.

 

MANSOURI Mohamed, tunisino, 34 anni, regolarmente residente a Piombino, è emerso nell’ambito dell’attività di monitoraggio svolta dall’Aisi in direzione di ambienti islamici radicali presenti in Italia. Si è evidenziato per aver condiviso sul proprio profilo Facebook immagini e video riconducibili al radicalismo islamico, in particolare file multimediali di propaganda per lo Stato islamico. Rimpatriato verso Tunisi il 21 giugno, in esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza.

 

BOUNAOUARA Ahmed, 25enne tunisino, residente a Scicli (Ragusa), frequentatore della moschea di Donnalucata, sul suo profilo Facebook – la cui immagine riporta la frase “io sto andando, è sicuro che non torno, quindi addio” – ha ripetutamente postato contenuti di propaganda jihadista e immagini con riferimenti apologetici allo Stato islamico. In contatto con altri internauti a connotazione jihadista. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno. Rimpatriato il 22 giugno.

 

LACHKAR Khalid, 50enne marocchino con precedenti per reati comuni, è emerso nell’ambito di una mirata attività di intelligence nei confronti del cittadino libico Aymen Muftah el Fituri – sospettato di aver introdotto esplosivi in Gran Bretagna per azioni terroristiche – quale principale referente di quest’ultimo a Torino. Segnalato come terminale in Italia di una rete criminale dedita a favorire l’ingresso di elementi contigui allo Stato islamico provenienti dalla Libia. Entrato in Italia nel 2007 con visto per lavoro subordinato e resosi irreperibile dal 2011, è stato rintracciato a Torino lo scorso 15 giugno. Decreto di espulsione emesso dal prefetto. Rimpatriato il 29 giugno.

 

KHABIR Tijani, tunisino, 53 anni, residente regolarmente in provincia di Novara, segnalato dall’intelligence per la sua deriva radicale sotto il profilo religioso. Soggetto aggressivo e facilmente irritabile, avrebbe manifestato un’ingiustificata insofferenza verso l’Italia e l’occidente. Era in contatto con gli estremisti Brahim Ben Salah (espulso il 16 gennaio 2015) e Abdelwahab Ben Jaloui (veterano dei conflitti nella ex Jugoslavia e in Afghanistan, vissuto negli anni 90 in Italia e unitosi ad al Qaeda nel Maghreb islamico. Deceduto nel 2011 in un conflitto a fuoco con le forze di sicurezza tunisine). Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno. Rimpatriato il 30 giugno.

LUGLIO

ABDESSALEM Ghaith, 22enne tunisino, già espulso il 3 dicembre 2015 su provvedimento del ministro dell’Interno in quanto indicato in ambito di collaborazione internazionale come reclutatore di combattenti per l’Isis, inserito nella lista consolidata nella categoria “jihadisti/combattenti partiti dall’Italia verso la Siria”. Rintracciato il 24 giugno 2017 con altri dieci connazionali sbarcati a Linosa. Arrestato per violazione del divieto di reingresso in territorio nazionale. Rimpatriato il 3 luglio.

 

MUSTAQI Orkid, albanese, 26 anni, e il fratello MUSTAQI Lusien, 23 anni: emersi all’attenzione dell’antiterrorismo nel corso delle indagini svolte dalla Digos di Bari e di Foggia, e condotte nei confronti del cittadino russo-ceceno Eli Bombataliev. I due fratelli sono risultati assidui frequentatori della moschea al Dawa di Foggia dove, grazie alla costante attività di indottrinamento di Bombataliev avevano intrapreso un percorso di radicalizzazione che li aveva portati ad abbracciare l’ideologia jihadista. Espulsi per motivi di sicurezza con provvedimento del prefetto di Potenza. Rimpatriati il 5 luglio.

 

KACHMAZOVA Marina, 49enne russa, emersa all’attenzione dell’antiterrorismo nell’ambito del medesimo contesto investigativo. La donna, domiciliata a Napoli e probabilmente unitasi in matrimonio con rito islamico a Bombataliev è risultata aver intrapreso, grazie agli insegnamenti del marito, un percorso di indottrinamento che l’ha portata ad abbracciare l’ideologia jihadista. Espulsione per motivi di sicurezza decisa dal prefetto di Napoli. Rimpatriata il 6 luglio.

 

ROUABHIA Larbi, 48enne algerino, entrato clandestinamente nel 2016, richiedente asilo, ha manifestato all’interno dello Sprar di Licodia Eubea (Catania), dove è stato ospitato insieme al figlio, forte avversione nei confronti dei costumi occidentali, condannando le operazioni militari della coalizione anti-Daesh nonché vantandosi di aver in passato sgozzato molti uomini e di esser stato detenuto in Algeria, sino alla sua fuga. Ha avuto poi condotte aggressive verso le operatrici e altre donne ospitate nel centro, perché secondo lui portatrici di comportamenti non conformi ai dettati islamici. Negatogli l’asilo, il 9 marzo 2017 è stato associato al Cpr di Caltanissetta sulla base del decreto del prefetto di Caltanissetta emesso per pericolosità sociale. Durante il trasferimento verso la struttura, ha minacciato di compiere stragi nel nostro paese in nome del Califfato. Rimpatriato il 9 luglio.

 

HADEG Abdelmoutalib, marocchino, 52 anni, residente a Perugia dove era stato imam presso il centro culturale islamico e dal quale era stato allontanato a seguito della sua impostazione salafita. Da tempo all’attenzione investigativa per i suoi contatti con soggetti coinvolti in indagini per terrorismo. Sue prediche ultraradicali presso il luogo di culto Assalam di Corciano (Pg). Decreto di espulsione del ministro dell’Interno per motivi di sicurezza. Rimpatriato il 14 luglio.

 

EL KIHEL Abdel Monaim, 22enne marocchino, giunto lo scorso gennaio all’aeroporto di Milano Linate proveniente da Amsterdam, identificato con le generalità di Hatem Hama. Destinatario di precedenti decreti prefettizi di allontanamento, era inserito da un altro stato in Sis II per inammissibilità in area Schengen in quanto sospettato di essere un foreign fighter che aveva combattuto per l’autoproclamato Stato islamico. Aveva poi fatto perdere più volte le sue tracce. Rintracciato il 7 luglio a Tarvisio, è stato trasferito presso il Cpr di Torino. Nuovo decreto di espulsione dal prefetto di Udine. Rimpatriato il 17 luglio.

 

DIALLO Mamudou Saidou, cittadino della Guinea, 31 anni, con precedenti per lesioni personali, resistenza e minacce a pubblico ufficiale, il 15 luglio scorso è stato arrestato a Milano, nei pressi della stazione Centrale, per aver ferito un agente della Polizia di Stato con un colpo d’arma da taglio. Dopo aver commesso il gesto, ha asserito di “essere disposto a morire per Allah”. Espulsione decisa dal prefetto di Sondrio. Rimpatriato il 20 luglio 2017.

 

FAHMY Fatma, 22enne egiziana, da alcuni anni residente a Milano insieme alla famiglia, era stata di recente segnalata come in contatto con un membro dello Stato islamico che ne avrebbe dovuto facilitare il trasferimento in Siria attraverso la Turchia. Convocata il 7 luglio presso il commissariato di zona in relazione all’istanza di rinnovo del titolo di soggiorno, si è presentata velata, indossando il niqab e guanti neri, totalmente cambiata nell’aspetto esteriore rispetto a quando aveva fatto ingresso in Italia. Rimpatriata il 22 luglio in seguito al provvedimento di espulsione emesso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello Stato.

AGOSTO

RIMAM Ahmed, marocchino, 38 anni, detenuto per reati comuni, nel 2016 era stato inserito nel secondo livello, “medio”, di monitoraggio del Dap. In aprile, è passato al 1° livello, “alto”, in quanto, insieme ad altri detenuti, dopo aver appreso dai telegiornali la notizia della strage di Stoccolma, ha festeggiato, inneggiando all’evento terroristico perpetrato nella capitale svedese. Scarcerato anticipatamente, con provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Modena. Rimpatriato il 10 agosto.

 

HAN Ahmad, siriano, 29 anni, alias KHELIFI Idriss, tunisino, 33 anni, arrestato il 16 luglio 2015 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora presso la sede di Brognaturo (Vibo Valentia) della Cooperativa “Stella del Sud”, dove in diverse circostanze si è evidenziato per condotte prevaricatrici nei confronti di altri ospiti e degli operatori. Associato il 28 luglio al Cpr di Caltanissetta, con un nuovo decreto di espulsione emesso dal prefetto di Vibo Valentia. Rimpatriato il 12 agosto.

 

MESSAOUDI Benhaddou, 31enne marocchino, fermato il 4 luglio a Tortona (Al) per il furto di un minibus. Già emerso all’attenzione, nell’aprile 2016, per le sue “turbe psichiche”: in particolare era stato intercettato, sempre dai carabinieri, in stato psicotico mentre si proclamava seguace dello Stato islamico. Affidato nei primi mesi del 2017 al Centro d’igiene mentale di Tortona e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. Il 29 luglio è stato associato al Cpr di Torino. Provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Alessandria. Rimpatriato il 16 agosto.

 

LAARAJ Nour Eddine, 37enne marocchino, detenuto per reati comuni, inserito dal Dap nel 1° livello di analisi (“alto”) per aver esternato il proprio compiacimento in occasione dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi, aggiungendo che non avrebbe avuto difficoltà né ad entrare nello Stato Vaticano per compiere atti violenti né ad avvelenare la rete idrica di Roma. In carcere ha fatto parte di un sodalizio attivo nel proselitismo estremista guidato da un altro jihadista tunisino legato all’ideologia dell’autoproclamato Stato islamico. Provvedimento di espulsione emesso dal ministro dell’Interno. Rimpatriato il 28 agosto.

SETTEMBRE

HASSAL Wael, 36enne egiziano, detenuto a Isili (Cagliari) per violazione delle norme in materia di immigrazione, a pochi giorni dalla scarcerazione, avrebbe espresso il proposito di “combattere contro gli infedeli” una volta libero, giustificando inoltre i recenti attentati compiuti a Barcellona. Decreto di espulsione del prefetto di Nuoro. Rimpatriato il 5 settembre.

 

NAFFATI Neder Ben Ferjani, tunisino, 44 anni, più volte arrestato per reati comuni e tuttora coinvolto in attività di spaccio di stupefacenti, segnalato nel luglio scorso dall’Aisi perché di recente ha aderito all’ideologia dello Stato islamico e alla causa jihadista. Negli anni scorsi era stato segnalato dal Dap come imam e descritto quale scrupoloso osservante dei dettami coranici ma non erano stati registrati segnali di radicalizzazione né attività di proselitismo all’interno delle strutture detentive. Rintracciato a Milano il 29 agosto, rimpatriato in seguito all’espulsione disposta dal prefetto di Milano.

 

LOTFI Abderrazzak, 47enne marocchino, detenuto presso il carcere di Cremona per reati in materia di stupefacenti, lo scorso mese di marzo è stato inserito dal Dap nel livello “medio” di analisi poiché è stato notato compiacersi alla notizia dell’attentato compiuto sul ponte di Westminister e fuori dal Parlamento britannico. Scarcerato, rimpatriato il 13 settembre in seguito al decreto d’espulsione emesso dal prefetto di Cremona.

 

WAFA Jawad, 26enne afghano, rintracciato nel Regno Unito il 19 giugno e riaccompagnato in Italia poiché titolare di un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria rilasciato dalla Questura di Crotone. Dai controlli effettuati al suo arrivo all’aeroporto di Lamezia Terme nel suo smartphone sono stati rinvenuti video e immagini dai contenuti tipici della propaganda jihadista. Revocato lo stato di protezione, espulso dal prefetto di Catanzaro per motivi di sicurezza. Rimpatriato il 15 settembre.

 

MAAROUFI Abdelmajid, 34enne marocchino, ufficialmente residente in Svizzera, di fatto abita da anni in provincia di Asti. Numerosi precedenti per i quali è stato più volte detenuto: segnalato quale utente Facebook già noto per le sue amicizie virtuali con internauti coinvolti in indagini di settore, in un post ha incitato i propri contatti a rinunciare alla dawa’a (predicazione) e a passare all’azione, manifestando vicinanza ideologica ai “fratelli” combattenti in Siria, Iraq e Yemen. Decreto di espulsione emesso dal prefetto di Asti. Rimpatriato il 20 settembre.

 

SHERAZ Muhammad, pakistano, 27 anni: nel suo account Facebook numerose foto e immagini inneggianti all’Isis e a vari gruppi ed esponenti del radicalismo islamico di matrice sunnita nonché contenuti contro gli Stati Uniti, Israele e l’India, oltre a vari screenshot relativi a diverse tipologie di armi. Beneficiario dello status della protezione sussidiaria, che gli è stato revocato l’11 luglio. Provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Teramo per motivi di pericolosità sociale. Rimpatriato il 22 settembre.

 

BARDHI Brendo, 22enne albanese, residente a Riccione con permesso di soggiorno, si è evidenziato per avere inneggiato all’autoproclamato Stato islamico durante il suo arresto, nel settembre 2016, per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. In carcere, a Rimini, da subito ha manifestato disturbi della personalità caratterizzati da deliri religiosi, rifiutando il fotosegnalamento perché “è vietato da Allah dare le proprie impronte agli infedeli”. Agli arresti domiciliari dall’ottobre 2016 presso l’abitazione dei genitori a Riccione, nel febbraio 2017 è stato rintracciato dai carabinieri a Deruta (Perugia) nei pressi del santuario Madonna dei Bagni, mentre invitava i passanti a non entrare in chiesa e a convertirsi all’islam. Decreto di espulsione emesso dal ministro dell’Interno per motivi di sicurezza dello stato. Rimpatriato il 23 settembre.

 

BEN HADA Mouhamed Alì, alias FARRAS Hicham, 39enne marocchino, già detenuto a Ivrea nel 2014, in un gruppo responsabile di gravi intemperanze, rintracciato nel febbraio 2017 in Svizzera quale richiedente asilo, in maggio è stato riammesso in Italia per i provvedimenti di espulsione ancora pendenti e associato al Cpr di Torino. Arrestato a fine giugno per aver gravemente danneggiato i locali e gli arredi della struttura. Rimpatriato il 26 settembre.

 

SAMEH Mohamed Mabrouk Ramadan, 36enne egiziano, tramite il proprio profilo Facebook era in contatto con un terrorista e con altri correligionari attestati su posizioni jihadiste, alcuni dei quali confluiti tra le fila dell’Isis in Siria. Provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno. Rimpatriato il 30 settembre.

OTTOBRE

DHAOU Mamdouh, tunisino, 32 anni, residente a Pachino (Sr), noto alle autorità d’oltralpe perché attivo su forum di discussione jihadisti e già intenzionato a raggiungere il teatro siro-iracheno. Fino al 2014 con un profilo Facebook che presentava post e video di supporto allo Stato islamico. Espulso nell’ottobre 2016, nuovamente rintracciato il 24 settembre scorso tra migranti soccorsi in acque internazionali. Rimpatriato il 2 ottobre, con un nuovo provvedimento del prefetto di Ragusa.

  

EL ASSALI Abdelilah, 52enne marocchino, frequentatore del centro islamico di Città di Castello, ha manifestato vicinanza all’ideologia radicale, apostrofando i correligionari come kuffar e troppo moderati. Il 13 agosto ha minacciato di compiere atti inconsulti nei riguardi del presidio della Polizia di Città di Castello. Rimpatriato il 5 ottobre (provvedimento del prefetto di Perugia).

 

ASSARAG Rachid, marocchino, 43 anni, già segnalato durante la detenzione a Napoli Secondigliano per i suoi contatti epistolari con un tunisino arrestato nel 2008 per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo. Musulmano strettamente osservante dei dettami più rigorosi della pratica religiosa, ha mostrato una palese insofferenza alle regole carcerarie. Provvedimento di allontanamento emesso dal prefetto di Sassari. Rimpatriato l’11 ottobre.

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