l'intervista

Gogna per i politici, silenzio ipocrita per i pm condannati. Parla Gaetano Pecorella

Ermes Antonucci

La condanna dei magistrati milanesi De Pasquale e Spadaro è passata in sordina. “Non mi si dica che Toti fosse più pericoloso rispetto a un procuratore che resta al suo posto e nasconde le prove agli imputati”, dice il giurista ed ex parlamentare

“Siamo di fronte a un caso di estrema importanza, perché mostra come magistrati di alto livello possano essere condannati per aver nascosto prove a favore della difesa, una condotta che ritengo più grave della corruzione perché riguarda il buon funzionamento della stessa giustizia. Insomma, si tratta di un caso emblematico che dovrebbe avere uno spazio nel dibattito pubblico che invece non sta assolutamente avendo”. Gaetano Pecorella, avvocato, giurista ed ex parlamentare, esprime al Foglio  la sua perplessità sul silenzio (o quasi) che ha avvolto la notizia della condanna dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, per aver occultato prove a favore degli imputati, poi comunque  assolti, del processo Eni-Nigeria.

 

La notizia della condanna di De Pasquale e Spadaro è stata data dagli organi di informazione quasi con seccatura. Nessuna indignazione, nessuna riflessione su ciò che è avvenuto attorno a uno dei processi più importanti degli ultimi anni ai danni di uno dei principali gruppi industriali italiani, nessun interrogativo sul ruolo rivestito dai due magistrati (che restano in servizio). Insomma, i toni sono ben lontani da quelli che giornali e televisioni sono abituati a mostrare quando a essere condannati, ma anche solo indagati, sono politici. Si pensi al caso giudiziario che ha riguardato il governatore della Liguria, Giovanni Toti, raccontato sui giornali per mesi, tutti i giorni e in ogni suo dettaglio, con continue fughe di notizie coperte da segreto. 

 

“E’ assolutamente più grave che un magistrato violi le regole del processo rispetto alla possibilità che un politico faccia trattamenti di favore a un imprenditore, eppure la notizia della condanna dei due pm è stata data quasi di sfuggita”, riflette Pecorella. “Evidentemente un’indagine a carico di un politico serve a stigmatizzare l’intera classe politica, a dire che ‘i politici sono tutti corrotti’, mentre lo stesso non si può fare nel caso dei magistrati. Anche se la stessa cosa, l’occultamento delle prove, potrebbe essere accaduta in procedimenti con meno rilevanza nazionale”.

 

La differenza di trattamento per Pecorella “dipende dalla volontà dei magistrati che portano avanti i processi”: “Nel caso del politico, i magistrati hanno interesse che la politica venga degradata e quindi forniscono notizie all’esterno affinché si crei attenzione nell’opinione pubblica e i cittadini dicano che i politici sono corrotti. Se invece si tratta di un magistrato, le toghe non hanno interesse a fare la stessa cosa e a far sapere che esistono magistrati pericolosi per la giustizia”.

 

Ne consegue che, nel caso dei politici indagati, l’indignazione è altissima: “Si pretende che un politico indagato si autosospenda o si dimetta, quando può fare ben poco di male, mentre un magistrato da solo può fare un danno ai cittadini assai più rilevante”, sottolinea Pecorella. “Non mi si dica che Toti,  restando al suo posto di governatore, fosse più pericoloso rispetto a un procuratore che resta al suo posto e nasconde le prove agli imputati”. 

 

“Nel nostro paese vige il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva –  ricorda Pecorella – di conseguenza non è in coerenza con la Costituzione che, ancor prima di un giudizio di condanna,  si chiedano delle misure cautelari che vanno a colpire il ruolo stesso ricoperto dal politico, anche perché in questo modo è la procura a decidere chi può governare una Regione, chi può stare in Parlamento o chi può fare il ministro in un governo”. 

 

“Ovviamente anche De Pasquale e Spadaro per me sono innocenti fino alla sentenza di condanna definitiva. Per questo penso sia ingiusto chiedere che vengano sospesi dalla loro funzione o che si dimettano”, afferma l’ex parlamentare di Forza Italia. 

 

“Insomma, i fatti gravi sono due: da un lato, la violazione della presunzione di innocenza, dall’altro che questa venga rispettata soltanto  nei confronti dei magistrati e non anche per gli altri soggetti che hanno cariche pubbliche”, conclude Pecorella.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]