nomine a via arenula

Nordio liquida le toghe rosse al ministero (ma le sostituisce con altre toghe)

Ermes Antonucci

Il nuovo Guardasigilli ha nominato i vertici di via Arenula: non più magistrati di sinistra, ma pur sempre magistrati. Costa (Azione) al Foglio: "Il ministero rappresenta ormai la buca delle lettere delle istanze togate"

I vertici del ministero della Giustizia cambiano colore. Nel giro di poche settimane, il nuovo Guardasigilli Carlo Nordio ha fatto piazza pulita delle toghe di sinistra che occupavano le posizioni di potere a via Arenula. Prima non ha confermato Raffaele Piccirillo come capo di gabinetto. Piccirillo, storico esponente di Magistratura democratica, è stato sostituito da Alberto Rizzo, presidente del tribunale di Vicenza e appartenente a Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe. Come vice di Rizzo è stata scelta Giusi Bartolozzi, anche lei magistrata ed eletta alla Camera nella scorsa legislatura nelle fila di Forza Italia. Ma Nordio non si è fermato qui, rimuovendo anche il capo dell’ufficio legislativo, la giudice Franca Mangano, anche lei appartenente a Md. Al suo posto è stato scelto Antonio Mura, procuratore generale di Roma, altra toga di Mi, di cui in passato è stato addirittura presidente. Proprio ieri il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha dato il via libera al suo collocamento fuori ruolo richiesto dal ministro della Giustizia.

 

Un ruolo chiave quello attribuito a Mura, visto che spetta all’ufficio legislativo il compito di scrivere  i testi dei disegni di legge, dei decreti legislativi e degli emendamenti del governo, oltre che quello di esprimere i pareri sui testi in esame in Parlamento. In magistratura dal 1981, Mura è stato in passato consigliere del Csm, dal 1998 al 2014 sostituto procuratore generale in Cassazione, poi capo dipartimento degli affari di giustizia al ministero della Giustizia. Rientrato in ruolo, Mura ha ricoperto l’incarico di procuratore generale prima a Venezia e poi a Roma.

 

Nordio ha dunque deciso di imprimere un deciso cambio di rotta al ministero. Anche lui, però, come fanno notare con un certo fastidio diversi esponenti dell’avvocatura e del mondo accademico, non si è sottratto alla consuetudine di attingere tra i magistrati per i vertici di via Arenula. Toghe sicuramente validissime sul piano delle capacità, ma comunque, anche questa volta, toghe.

 

“L’ufficio legislativo del ministero della Giustizia rappresenta ormai da tempo la buca delle lettere delle istanze dei magistrati”, dichiara al Foglio Enrico Costa, deputato e vicesegretario di Azione. “Sulla questione dei fuori ruolo tutte le forze politiche, anche quelle di centrodestra, predicano bene e razzolano male”, aggiunge. “Creare nella pancia dell’esecutivo una struttura con dei soggetti che appartengono all’ordine giudiziario è profondamente sbagliato. Basti pensare che adesso dovranno essere scritti i decreti delegati della riforma Cartabia, contenente anche norme che limitano il collocamento fuori ruolo dei magistrati. Chi li scriverà? I magistrati fuori ruolo al ministero”.

 

“Ci sono fior fiori di avvocati che hanno le stesse conoscenze tecniche dei magistrati – conclude Costa – In fondo quei magistrati che hanno dato il via libera alla norma sui rave party non mi pare che fossero così preparati…”.