(foto Ansa)

Il Csm si spacca dopo il richiamo di Mattarella

Ermes Antonucci

I membri del Consiglio superiore della magistratura si dividono dopo la missiva del capo dello stato sulla circolare sulle valutazioni di professionalità delle toghe

Si è abbattuta come un macigno sul Consiglio superiore della magistratura la missiva con cui il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha messo in guardia i consiglieri dall’approvare una circolare sulle valutazioni di professionalità delle toghe che ignora la legge delega approvata in materia dal Parlamento lo scorso settembre. Durante il plenum di ieri è emersa una netta spaccatura tra i promotori della circolare, appartenenti soprattutto alle correnti di Area e di Autonomia e Indipendenza, e i componenti togati e laici che si sono resi conto dell’inopportunità di intervenire su un tema così delicato ancor prima che il governo possa adottare i decreti attuativi della legge delega. Nella comunicazione inviata nei giorni scorsi a David Ermini, vicepresidente del Csm, Mattarella si è detto “certo che l’assemblea plenaria nel dibattito avrà modo di esaminare i contenuti della proposta confrontandosi con i principi dettati in materia dalle norme di delega di cui alla legge 17 giugno 2022, n. 71, il cui termine di esercizio è tutt’ora pendente”. Il problema non riguarda solo la tempistica, ma soprattutto il contenuto della circolare, che ignora alcune delle novità fondamentali contenute nella legge delega

 

Nel corso del dibattito al plenum, il procuratore generale della corte di Cassazione, Luigi Salvato, si è espresso in maniera critica sull’opportunità che il Csm intervenga per attuare un provvedimento che contiene princìpi e criteri direttivi rivolti al governo e non ancora attuati: “In virtù dell’univoco significato del termine ‘direttivi’ – ha detto – le disposizioni contenute nella legge delega non possono fornire mai direttamente la regola per un caso concreto, ma solo orientare l’attività dell’unico organo deputato ad attuare quelle direttive, cioè il governo. Il contenuto della direttiva quindi non può mai essere auto-applicativo. Se così non fosse non sarebbe una direttiva, ma sarebbe altro. Quindi ci troviamo di fronte a norme sostanziali di scopo che nessun altro, che non sia il legislatore, può attuare”.

 

Salvato si è mostrato dubbioso anche sulla compatibilità tra i princìpi stabiliti dalla legge delega e i contenuti della circolare: “Nella legge delega a me sembra che si preveda una motivazione semplificata del giudizio positivo, ma non un’assenza di motivazioni, come proposto dalla circolare”. “In merito alle capacità organizzative, la stessa legge delega prevede diversi tipi di giudizio (discreto, buono, ottimo) per valorizzare i profili professionali specifici”, ha aggiunto Salvato, sottolineando come la circolare, al contrario, preveda valutazioni soltanto “in termini di adeguatezza o inadeguatezza”. 

 

Estremamente critico anche il membro laico Filippo Donati: “Se noi andiamo ad approvare questa circolare ci inseriamo nell’ambito di un procedimento normativo in corso”, ha affermato. “La circolare dice espressamente che contiene previsioni volte ad anticipare alcune novità contenute nella legge delega. Poi ci dice però che altre novità contenute nella riforma non vengono introdotte. Questa è una cosa che noi quotidianamente insegniamo ai nostri studenti: è possibile all’interno di una riforma fare un’attività di cherry picking, cioè prendere le parti che piacciono e tralasciare le parti che non piacciono, e poi dire che l’intervento che si va a compiere è conforme alla ratio complessiva della riforma? Su questo ho qualche dubbio”. 

 

Donati ha così ricordato le amnesie della circolare: “E’ stata tenuta fuori la possibilità di dare una graduazione sulla capacità organizzativa del magistrato, che è un aspetto qualificante della riforma approvata dal Parlamento. Non si valutano gli esiti dei procedimenti, e anche questo è un punto importante della riforma”. Insomma, “si dà un modello di valutazione che dubito sia conforme all’idea che aveva il Parlamento quando ha approvato la legge delega, una valutazione che dovrebbe essere complessiva”. 

 

Anche un altro membro laico, Fulvio Gigliotti, ha avanzato perplessità sul metodo: “Mi domando quanto sia opportuno che un Consiglio superiore, pur nella pienezza dei poteri ma in chiusura di consiliatura, e di fronte a quadro normativo non ancora compiutamente delineato, pretenda o si proponga di dettare una normativa organica della materia con la piena consapevolezza che da qui a breve bisognerà rimettere mano alla disciplina”. 

 

Vista la spaccatura, la votazione sulla circolare è stata rinviata alla prossima seduta del plenum, che si terrà il 9 novembre. 

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