In morte di un Avvocato: Domenico Battista

Ermes Antonucci

È morto il noto penalista, voce coraggiosa in difesa delle garanzie. Sull'invasione dell'Ucraina da parte di Putin scrisse: "Non è un conflitto militare. Rappresenta molto di più. Il tentativo della cultura dello stato autoritario di abbattere i principi dello stato di diritto"

È morto ieri, all’età di 72 anni, l’avvocato penalista Domenico Battista, tra i principali esponenti dell’avvocatura non solo romana ma anche nazionale. Nei primi anni Duemila fu segretario dell’Unione delle camere penali, presiedute da Giuseppe Frigo, protagonista dell’intensa mobilitazione dei penalisti italiani che contribuì alla modifica dell’articolo 111 della Costituzione, con l’inserimento del principio del giusto processo.

 

Appassionato, spigoloso, dallo spirito (costantemente ma costruttivamente) polemico, Battista non abbandonò mai le battaglie dei penalisti, tanto da prendere parte nel dicembre 2019 anche alla maratona oratoria organizzata dall’Ucpi per denunciare le conseguenze devastanti determinate dalla riforma Bonafede che aboliva la prescrizione.

  

Una voce coraggiosa in difesa delle garanzie, capace, poche settimane prima di spegnersi, di ricordarci con un semplice post su Facebook – che riportiamo interamente – cosa c’è veramente in ballo nella guerra tra Russia e Ucraina:

 

“Ieri sera, tra prezzolati professorini dispensatori del nulla, ho finalmente sentito una voce competente richiamare i principi dello stato di diritto. In modo molto semplice, chiaro ed efficace. Lo stato di diritto, nelle sue forme variegate, garantisce non solo la libertà, le garanzie, i diritti fondamentali. Soprattutto offre i mezzi perché quella libertà quelle garanzie, quei diritti fondamentali possano trovare tutela in caso di loro compromissione. Il contrario dello stato autoritario, dominato da un autocrate circondato da pochi interessati oligarchi, che, per sua natura, può solo imporre e non può accettare rivendicazioni di libertà e tantomeno di opinioni contrarie.

  

Questo dovrebbero capire i tanti putiniani da strapazzo che da una parte godono dei vantaggi dei valori occidentali e dall'altra strizzano gli occhi con rimpianto agli eredi mai domi di un buio passato.

La guerra criminale intrapresa da Putin con l'invasione dell'Ucraina non deve essere vista, in modo strabico, o miope solo come un momento di conflitto militare. Rappresenta molto di più.

Il tentativo della cultura dello stato autoritario di abbattere i principi dello stato di diritto.

Per questo stare dalla parte dell'eroico popolo ucraino non significa solo aiutarli a difendere la loro patria, ma anche difendere noi stessi da chi vuole mettere in discussione le nostre libertà, i nostri diritti, i nostri valori: in sintesi da chi vede culturalmente come un nemico il concetto stesso di stato di diritto”.

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