(foto EPA)

Genocidio o no? I giuristi ci dicono come si porta Putin alla sbarra

Annalisa Chirico

Quali sono i margini per poter perseguire il presidente russo in seno alla Corte penale internazionale? E per quali fattispecie di reato? Parlano Salvatore Zappalà e Micaela Frulli

Esiste un giudice a Kyiv? I responsabili dei fatti drammatici cui assistiamo da oltre quaranta giorni saranno assicurati alla giustizia? La Corte penale internazionale (Cpi) può esercitare la giurisdizione per crimini di guerra, contro l’umanità, genocidio e, con alcune limitazioni, per il crimine di aggressione, ma soltanto se i comportamenti delittuosi vengono commessi sul territorio degli stati parte o verso cittadini di nazionalità degli stati parte. Russia e Ucraina, al pari di Stati Uniti e Cina, non sono stati parte. “E' vero, i protagonisti di questa guerra non hanno sottoscritto lo Statuto di Roma istitutivo della Cpi ma a partire dal 2014, dopo i fatti di Maidan e l’annessione della Crimea, l’Ucraina ha depositato presso la Cpi due dichiarazioni di accettazione della giurisdizione. E’ un meccanismo consentito dall’art 12 dello Statuto”, spiega al Foglio Salvatore Zappalà, professore di Diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Catania. “La Corte può attivarsi anche in seguito a una richiesta del Consiglio di sicurezza dell’Onu ma, nel caso specifico, è improbabile dal momento che la Russia è membro permanente”. 

A suo giudizio, quali sono i crimini in corso in Ucraina? “Difficilmente si combatte una guerra senza commettere crimini di guerra. Spesso la violenza bellica sfugge alle regole. I bombardamenti di edifici diversi da obiettivi militari costituiscono crimini di guerra, da qui si passa facilmente ai crimini contro l’umanità che si indirizzano verso la popolazione civile, una categoria protetta da tutte le convenzioni, anche in tempo di pace. Non serve, in altre parole, un conflitto bellico perché si configuri un crimine contro l’umanità”. 

Dopo le immagini di Bucha e Borodyanka, in molti parlano di “genocidio”. “E’ più complicato da dimostrare: il genocidio, per com’è definito dalla Convenzione di Ginevra del 1948, richiede il dolo specifico, vale a dire l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un determinato gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Invece il presidente Putin insiste su un “popolo unico”, ucraini e russi insieme… “C’è un che di paradossale in questo appellarsi alla fratellanza tra i rispettivi popoli mentre si bombardano città intere. Il genocidio resta tuttavia difficile da provare. Diverso è il caso del crimine di aggressione, la cui definizione è frutto di un negoziato annoso, conclusosi con la dichiarazione di Kampala del 2010. In occasione della prima Conferenza di revisione dello Statuto di Roma, sotto la pressione delle grandi potenze – Usa, Cina e Russia in testa – si decise di limitare la giurisdizione della Corte soltanto ai casi in cui sia la nazionalità dell’aggressore sia il territorio appartengano agli stati firmatari dell’emendamento approvato a Kampala”. La ritrosia degli stati a sottoscrivere tali impegni è solo realpolitik? “La maggior parte dei crimini internazionali è imprescrittibile e segue il criterio del superiore gerarchico: colpiscono gli esecutori materiali ma anche chi ha emesso l’ordine e chi ha omesso di agire a scopo preventivo o punitivo nei confronti dei responsabili”. 

Micaela Frulli, ordinario di Diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Firenze, si sofferma sulle dichiarazioni con cui l’Ucraina ha accettato la giurisdizione della Cpi pur non avendone ratificato lo Statuto: “L’intervento della Corte si fonda sulla seconda dichiarazione, del settembre 2015. Sulla base di tale atto formale, il procuratore presso la Cpi, Karim Khan, ha dichiarato che avrebbe agito motu proprio. A ciò, si è aggiunto il cosiddetto ‘referral’, la notifica con richiesta di intervento da parte di 41 stati: dapprima la Lituania, poi un gruppo di 38 stati, Italia inclusa, e infine, l’11 marzo, anche Giappone e Macedonia del nord”. Le indagini pubbliche aiutano la de-escalation? “Non aiutano, è chiaro che i toni dello scontro salgono, il procuratore Khan ha aperto un portale web dove chiunque può sottoporre la propria testimonianza o inviare prove e filmati di cui poi andrà dimostrata la veridicità. Anche le dichiarazioni di Joe Biden non hanno contribuito a mitigare il clima. Penso però che vadano perseguite entrambe le strade: investigare mentre si cerca il negoziato”.

 

Vedremo cittadini russi condannati per il crimine di aggressione? “Non davanti alla Cpi. Potranno agire i giudici interni, in Spagna, Germania e Svezia sono già stati aperti dei fascicoli. La Cpi potrà procedere per reati di guerra e contro l’umanità, non per genocidio dal momento che tale fattispecie è modellata sul caso della Shoah e, a mio giudizio, mancano i presupposti per parlare di genocidio”. 

In questo clima la pace sembra allontanarsi. “Se si estromette la Russia da ogni consesso internazionale, con chi porteremo avanti la mediazione? La Corte di Strasburgo per i diritti umani non potrà agire nei confronti di Mosca che nel frattempo si è ritirata dal Consiglio d’Europa. C’è chi ne chiede l’espulsione dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Io sono contraria, perché i criminali di guerra è meglio tenerli dentro il sistema. Devi dialogare con loro? La risposta è sì”.