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Gratteri, Ingroia e le teorie degli 'Ndra Vax

Luciano Capone

Si diffondono le congetture strampalate su Covid e criminalità organizzata: secondo Ingroia la ’ndrangheta forse ha creato il virus e ora secondo Gratteri forse produrrà il vaccino. Ma le affermazioni del procuratore di Catanzaro palesano una profonda ignoranza della regolamentazione e del funzionamento del mercato dei vaccini

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La mafia è dietro qualunque cosa, pronta ad approfittare di ogni situazione. Anche del Covid. A voler prendere sul serio le affermazioni di alcuni (ex) magistrati pare che la ‘ndrangheta abbia prima creato in laboratorio il coronavirus (per guadagnarci) e ora stia per produrre, sempre in laboratorio, il vaccino (sempre per guadagnaci). L’ex pm Antonio Ingroia se n’è uscito con la teoria secondo cui, siccome “imporre il lockdown aiuta le mafie e non è detto che sia un aiuto involontario” (siamo sempre in zona Trattativa stato-mafia), allora è persino “possibile che la ‘ndrangheta abbia avuto un ruolo” nella creazione del virus in Cina. 

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La mafia è dietro qualunque cosa, pronta ad approfittare di ogni situazione. Anche del Covid. A voler prendere sul serio le affermazioni di alcuni (ex) magistrati pare che la ‘ndrangheta abbia prima creato in laboratorio il coronavirus (per guadagnarci) e ora stia per produrre, sempre in laboratorio, il vaccino (sempre per guadagnaci). L’ex pm Antonio Ingroia se n’è uscito con la teoria secondo cui, siccome “imporre il lockdown aiuta le mafie e non è detto che sia un aiuto involontario” (siamo sempre in zona Trattativa stato-mafia), allora è persino “possibile che la ‘ndrangheta abbia avuto un ruolo” nella creazione del virus in Cina. 

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In contemporanea, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha tirato fuori un’altra ipotesi: la ‘ndrangheta può mettere le mani sui vaccini. Lo dice in “Ossigeno illegale. Come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid-19”, libro scritto con Antonio Nicaso. “È un’ipotesi di lavoro in sede Interpol – dice Gratteri in tv a Lilli Gruber – ci sono analisti che studiano le cose prima che avvengono. È un’ipotesi che si può realizzare”. Questa congettura è stata sintetizzata dal Fatto quotidiano, che ha pubblicato un estratto del libro, con il titolo a tutta pagina: “Mercato dei vaccini - S.o.s. ‘Ndrangheta”. Gratteri e Nicaso scrivono che c’è “il rischio concreto che le mafie possano appropriarsi del mercato dei vaccini”. Gli autori, citando il capo della Polizia, affermano che “Gabrielli ha spiegato come la ‘ndrangheta punti alla possibilità di entrare in società che gestiscono la produzione di farmaci e vaccini. Quello dei cosiddetti ‘equivalenti’, ovvero i farmaci generici, è un mercato in continua crescita”.

 

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Un’affermazione del genere è di per sé molto grave in un contesto delicato come quello attuale. Ma lo è soprattutto perché palesa una profonda ignoranza della regolamentazione e dei meccanismi elementari del mercato dei vaccini. Partiamo da un punto: non esistono vaccini “generici”. Non funziona come nel tradizionale mercato farmaceutico dove, dopo che un brevetto è scaduto, le aziende riproducono facilmente la stessa molecola a prezzi molto più bassi. Quello dei vaccini è un mondo a parte. È un mercato piccolo, circa 33 miliardi di dollari a livello globale, che rappresenta meno del 3% del mercato farmaceutico, ed è composto da pochi player dove i big four – le multinazionali GlaxoSmithKline, Pfizer, Merck e Sanofi – rappresentano da soli il 90% del mercato. A fianco a questi colossi, di recente sono nate startup a elevatissimo contenuto di competenze e innovazione che sviluppano nuove tecnologie come Moderna, Novavax, Inovio, BioNTech. Il mercato dei vaccini, oltre che da pochi venditori, è caratterizzato da pochi acquirenti: essenzialmente stati e organizzazioni internazionali o umanitarie. Anche per questo i prezzi dei vaccini sono relativamente bassi. 

 

Inoltre, a differenza del mercato farmaceutico, la principale barriera all’ingresso nel mercato dei vaccini non è il brevetto. Anche dopo la scadenza, produrre un vaccino è estremamente dispendioso per i costi fissi: essendo dei prodotti di natura biologica, l’iter autorizzativo di un vaccino con brevetto scaduto è praticamente identico a quello di un vaccino di prima generazione. Servono trial clinici, standard qualitativi e competenze elevate, strutture fisiche che rendono l’investimento elevatissimo conveniente solo a fronte di economie di scala globali. Insomma, produrre un vaccino non è proprio come produrre una compressa di paracetamolo o una supposta di diclofenac. Alla ‘ndrangheta conviene produrre integratori, quelli sì con costi bassi e margini elevati, altro che vaccini.

 

In una fase delicata come questa, dove già si soffia sulla diffidenza nei confronti dei vaccini anti Covid prima dell’approvazione, chi occupa ruoli di responsabilità prima di lanciare certi allarmi dovrebbe informarsi almeno sommariamente dell’argomento di cui parla.

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