(foto LaPresse)

Giustizia al lavoro

Ermes Antonucci

Appello ai magistrati del presidente della Camera penale del Piemonte: meno ferie e udienze ad agosto

Roma. “Meno ferie per i magistrati e udienze anche ad agosto”. A lanciare la sfida alle toghe, da Torino, è Alberto de Sanctis, presidente della Camera penale del Piemonte Occidentale e della Valle d'Aosta. Dopo oltre tre mesi di stop, dal 1° luglio la giustizia italiana torna alla normalità con la regolare celebrazione delle udienze. Il rischio però, come avevamo sottolineato già ad aprile su queste pagine, è che la ripresa delle attività venga immediatamente interrotta dal periodo di ferie dei magistrati previsto per il mese di agosto, col risultato di aumentare la montagna di arretrato accumulato in questi mesi. Ma non è tutto. Il nuovo periodo di sospensione delle udienze (escluse quelle per la trattazione degli affari urgenti) potrebbe estendersi ulteriormente, se si considera che il Consiglio superiore della magistratura potrebbe stabilire con una propria delibera, come avvenuto lo scorso anno, l’inserimento di un “periodo cuscinetto” prima e dopo il periodo di ferie, con lo scopo di consentire alle toghe di completare il lavoro residuo e anticipare quello necessario alla ripresa delle udienze. Insomma, la macchina della giustizia rischia di impantanarsi per un altro mese e mezzo.

  

“Ciò che proponiamo è fissare udienze anche ad agosto con il consenso delle parti”, spiega al Foglio de Sanctis. “Il presidente del Tribunale di Torino, Massimo Terzi, ci ha risposto che la sospensione feriale ad agosto è prevista proprio per permettere agli avvocati di andare in vacanza. Ma noi siamo disponibili a non fare le vacanze. Con il consenso delle parti, e ragionando processo per processo, si potrebbe pensare di fissare udienze anche ad agosto”.

  

Ma il vero macigno che sta bloccando la giustizia è un altro: il lavoro da casa dei dipendenti amministrativi degli uffici giudiziari: “Il lavoro in smart working in alcune aziende private ha avuto anche un effetto positivo sulla produttività, ma per il personale amministrativo del tribunale è impossibile – afferma de Sanctis – Sarebbe interessante sapere cosa hanno realmente fatto i dipendenti amministrativi in questi mesi di smart working. Non esiste, infatti, un collegamento da remoto al server del tribunale e della procura, anche per ragioni di sicurezza dei dati trattati. Non c’è nessuna possibilità di lavorare in virtuale, perché i processi penali sono ancora tutti cartacei, quindi se un avvocato chiede copia di un verbale il cancelliere in smart working non può fare nulla. A differenza dei magistrati, inoltre, non avrebbe senso per gli amministrativi portarsi a casa i fascicoli, ammesso che questo sia possibile sempre per ragioni di riservatezza”.

   

“L’articolo 87 del decreto ‘Cura Italia’ – aggiunge il presidente dei penalisti del Piemonte Occidentale e della Valle d'Aosta – ha previsto l’applicazione del lavoro agile a tutta la pubblica amministrazione, con una sola deroga, cioè l’attività indifferibile, e non l’attività per un servizio pubblico essenziale. Nel nostro settore ciò significa che, al di fuori dei casi di arresti in flagranza o di imminente scadenza dei termini, al cancelliere non è imposta l’attività in presenza. In questi mesi l’articolo 87 è riuscito a smantellare tutta l’attività di cancelleria”.

  

La paralisi dell’attività amministrativa nei tribunali rischia di proseguire anche dopo la ripresa della regolare celebrazione delle udienze. Il ddl di conversione in legge del decreto legge sulla giustizia, approvato mercoledì dal Senato, infatti, non fa alcun cenno all’articolo 87 e al lavoro in smart working. Il testo, che ora passerà all’esame della Camera, rinvia per l’ennesima volta (stavolta al primo settembre) l’entrata in vigore della riforma Orlando sulle intercettazioni, inizialmente prevista a luglio 2018, e introduce, dopo le polemiche sulla scarcerazione temporanea di diversi detenuti durante l’emergenza Covid-19, l’obbligo per il magistrato di sorveglianza di chiedere il parere preventivo del procuratore della Repubblica del tribunale del capoluogo del distretto dove è stata emessa la sentenza e del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

  

Di fronte a questo scenario desolante, pensare che la giustizia possa andare in ferie per tutto il mese di agosto, e pure con il famoso “periodo cuscinetto” per i magistrati, appare incredibile. “Non può passare il messaggio – afferma de Sanctis – che quando tutto viene riaperto in sicurezza un servizio pubblico essenziale come la giustizia rimanga sostanzialmente chiuso e riapra a luglio, con le udienze previste in quel periodo già rinviate, solo per preparare le valigie per andare in vacanza. L’unica certezza è che gli avvocati, che difendono i diritti dei cittadini loro assistiti, entreranno finalmente in tribunale senza autorizzazione. A Torino è già un grande risultato”.