
Luca Palamara e Giuseppe Cascini, rispettivamente ex presidente ed ex segretario dell’Associazione nazionale magistrati (LaPresse)
Il bacio perugino
Le rivelazioni sul caso Palamara sono un fiume di veleno che travolge la credibilità della magistratura. Tutti si strappano le vesti, ma i finti innocenti tacciono. Ecco che cosa si nasconde dietro al loro silenzio
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Altro che bacio perugino. Le arroganze e le lordure captate dal trojan nascosto dai pubblici ministeri di Perugia nel telefonino di Luca Palamara, magistrato romano e leader della corrente di Unicost, non stupiscono più. E’ un fiume di lava e di veleni. Scivola a valle con l’irruenza dello scandalo. Brucia reputazioni che apparivano consolidate, corrode posizioni che sembravano inespugnabili, travolge carriere che si credevano proiettate in un futuro luminoso. E tra tanta devastazione, riesce persino difficile tracciare un primo inventario delle macerie.
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- Giuseppe Sottile
Giuseppe Sottile ha lavorato per 23 anni a Palermo. Prima a “L’Ora” di Vittorio Nisticò, per il quale ha condotto numerose inchieste sulle guerre di mafia, e poi al “Giornale di Sicilia”, del quale è stato capocronista e vicedirettore. Dopo undici anni vissuti intensamente a Milano, – è stato caporedattore del “Giorno” e di “Studio Aperto” – è approdato al “Foglio” di Giuliano Ferrara. E lì è rimasto per curare l’inserto culturale del sabato. Per Einaudi ha scritto anche un romanzo, “Nostra signora della Necessità”, pubblicato nel 2006, dove il racconto di Palermo e del suo respiro marcio diventa la rappresentazione teatrale di vite scellerate e morti ammazzati, di intrighi e tradimenti, di tragedie e sceneggiate. Un palcoscenico di evanescenze, sul quale si muovono indifferentemente boss di Cosa nostra e picciotti di malavita, nobili decaduti e borghesi lucidati a festa, cronisti di grandi fervori e teatranti di grandi illusioni. Tutti alle prese con i misteri e i piaceri di una città lussuriosa, senza certezze e senza misericordia.