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Sisto (FI) ci spiega perché l'Italia si sta consegnando alle procure

Ermes Antonucci

Il deputato e responsabile nazionale del dipartimento Affari costituzionali di Forza Italia: “Il vero dramma è che, tra whistleblower e trojan, la Pa finisce nelle mani delle procure. Occhio alle intercettazioni a strascico”

Roma. “E’ un provvedimento liberticida che consegna il paese ai pubblici ministeri”. Non usa mezzi termini Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia, responsabile nazionale del Dipartimento affari costituzionali, nel commentare gli effetti del decreto intercettazioni approvato in via definitiva dal Parlamento giovedì sera. Il decreto, che modifica la precedente riforma varata due anni fa dal governo Gentiloni (ma mai entrata in vigore) prevede innanzitutto l’estensione dell’utilizzo dei trojan, cioè dei captatori informatici inoculati nei dispositivi elettronici per effettuare intercettazioni ambientali, non più solo nei confronti dei pubblici ufficiali, ma anche degli incaricati di pubblico servizio (una categoria ampissima, che va dai medici ai postini e bidelli).

 

“Il provvedimento – spiega Sisto – straccia l’articolo 15 della Costituzione, comprime i diritti della difesa tecnica e trasforma le intercettazioni da un optional eccezionale a un prodotto di serie, consegnandoci una Pubblica amministrazione ingessata, che avrà paura anche di se stessa. Gli uffici pubblici diventeranno sedi di trojan al solo vagito di una fotocopia mal fatta, che può arrivare a configurare una forma di peculato. Il vero dramma è che, tra whistleblower e trojan, la Pa finisce nelle mani delle procure. Per non parlare poi dello stravolgimento della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione”. Contrariamente a quanto stabilito in una recente pronuncia dagli ermellini, infatti, il decreto dà il via libera alla pratica delle intercettazioni “a strascico”, prevedendo la possibilità di usare i risultati delle captazioni anche in procedimenti diversi rispetto a quello nel quale l’intercettazione è stata autorizzata, a patto che esse siano “rilevanti e indispensabili” (e purché si tratti di reati che prevedono una pena di almeno cinque anni). “L’utilizzo di queste formule cela ancora una volta un via libera all’intrusione nella sfera privata dei cittadini – commenta Sisto – Sarà possibile accedere a tutte le informazioni che poi a strascico possono comportare il ‘cherry picking’ di reati che magari nulla hanno a che spartire con quelli per i quali erano state legittimate le captazioni”.

 

Intanto, il circo mediatico-giudiziario rischia di proseguire senza tante preoccupazioni. Sarà il pubblico ministero, e non più la polizia giudiziaria come previsto dalla precedente riforma, a stabilire quali siano le intercettazioni di rilievo per le indagini e quelle, invece, irrilevanti. Una volta che le intercettazioni ritenute “rilevanti” saranno inserite nel fascicolo processuale, queste potranno essere pubblicate dai giornalisti. “Ma – si chiede il deputato azzurro – cosa è ‘rilevante’, ‘poco rilevante’ o ‘irrilevante’, oppure ‘pertinente’ o ‘poco pertinente’? Anche in questo caso siamo di fronte a un giudizio di valore che può diventare molto facilmente arbitrario. La procura la fa da padrona”. “La verità – aggiunge il deputato azzurro – è che il provvedimento si inserisce nella logica tutta pentastellata dello smantellamento della presunzione di non colpevolezza. Per loro basta essere indagati per essere colpevoli e il processo mediatico serve proprio a questo: ti condanna con una sentenza inoppugnabile ancora prima che il giudice possa intervenire. Siamo di fronte a una sentenza terribile perché inappellabile”.

 

Nonostante ciò, il provvedimento voluto dal M5s ha ottenuto il sostegno del Pd e di Italia viva. “I Cinque stelle – dichiara Sisto – sanno benissimo che la loro stagione è finita e giocano disperatamente per la sopravvivenza. Il Pd, pur di non perdere l’occasione di stare al governo per miracolo, sulla giustizia va in contraddizione con se stesso e con quanto dichiarato prima della nascita della maggioranza rossagialla. Ma il fenomeno sociologicamente, anzi psicologicamente, più interessante è quello di Italia viva. Come il Pd è giustizialista per interesse, Italia viva è garantista per caso. Finge una battaglia sulla prescrizione, ma poi vota la fiducia sulle intercettazioni. Nulla a che vedere con Forza Italia, un partito garantista doc dal 1994”.