Manifestazione di protesta degli avvocati penalisti contro la legge sulla prescrizione (foto LaPresse)

Avvocati sediziosi!

Redazione

Il paradosso dei magistrati che condannano la protesta delle Camere penali

La protesta principalmente contro la riforma Bonafede che abolisce la prescrizione da parte degli avvocati penalisti, che durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario hanno abbandonato l’aula, è stata giudicata in maniera molto dura da alcuni magistrati e dai loro portavoce: “Grave”, “sediziosa”, “chiassosa”. Per Gian Carlo Caselli è stata “una modalità di manifestazione del pensiero che potrebbe persino evocare una pista circense”.

 

 

Il comportamento peggiore sarebbe stato quello delle Camere penali milanesi, colpevoli di voler “zittire” il consigliere del Csm Piercamillo Davigo: “Un fatto grave perché più che una protesta mi è sembrata una richiesta di esclusione che sa tanto di messa al bando”, ha commentato il collega di corrente al Csm Sebastiano Ardita. C’è qualcosa che davvero non torna in questo ragionamento, perché il comportamento “chiassoso” e anti istituzionale delle Camere penali, che hanno lasciato l’aula mostrando alcuni articoli della Costituzione, quelli violati dall’abolizione della prescrizione (precisamente il 24 sul diritto di difesa, il 27 sulla presunzione d’innocenza e il 111 sul giusto processo), è la medesima forma di protesta adottata dai magistrati contro le riforme del governo Berlusconi. Quando a inaugurare l’anno giudiziario c’era il Guardasigilli Angelino Alfano e i magistrati, guidati da Luca Palamara (predecessore di Davigo al vertice dell’Anm e suo collega al Csm), protestarono abbandonando l’aula e sventolando la Costituzione (all’epoca per Caselli non era una performance circense, ma resistenziale). L’altra accusa, davvero surreale, è che i penalisti vorrebbero silenziare Piercamillo Davigo, un magistrato che da un giornale, da un palco o da una telecamera espone il suo pensiero pressoché quotidianamente, sempre senza contraddittorio, accusando gli avvocati di ogni nefandezza attraverso aneddoti, paradossi o barzellette. Ora è ovvio che Davigo abbia diritto di parola, cosa che peraltro non gli è mai mancata, e passi pure che abbia il privilegio dell’assenza di contraddittorio, ma di certo gli avvocati non hanno l’obbligo di stare ad ascoltarlo.

Di più su questi argomenti: