Foto LaPresse

I reati fumosi aggrediscono la libertà

Redazione

La pazzia della politica che offre ai pm armi per amplificare i suoi poteri

Nelle cronache politico-giudiziarie, comprese quelle degli ultimi giorni, appaiono termini poco comprensibili, come traffico di influenze o autoriciclaggio, indicati come reati sui quali si indaga. Non è facile spiegare di che cosa si tratti, per il carattere confuso fino all’evanescenza delle disposizioni legislative che li hanno immessi nel codice penale. “Commette il delitto di autoriciclaggio – dice il codice – chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto”.

 

Lo scopo era ovviamente quello di colpire gli occultamenti dei proventi della attività della criminalità organizzata. Però il carattere generico della norma consente a qualche ufficio giudiziario di usarla persino per perseguire chi finanzia attività politiche. Persino più incomprensibile è la caratterizzazione del delitto di traffico di influenze illecite, che punisce chiunque “indebitamente dà o promette denaro o altra utilità”. Il nodo sta nell’avverbio “indebitamente” che non viene specificato e quindi estende in modo incontrollabile l’area cui si può applicare questa norma, che può arrivare a considerare un reato qualsiasi promessa elettorale o politica.

 

I magistrati dovrebbero usare con estrema cautela queste norme, proprio perché se interpretate in modo estensivo diventano oggettivamente strumento di limitazione della libertà politica. Quello che però fa davvero impressione è l’inconsapevolezza degli organi politici che hanno fornito alla magistratura questi strumenti per tenere la politica costantemente sotto scacco. Che ci sia una corrente giustizialista che considera il sospetto come una prova e che reputa giuste solo le sentenze di condanna o, in loro assenza, l’eternità dei processi senza prescrizione è noto. Quello che lascia sconcertati è il comportamento degli altri, che non hanno dato e non danno battaglia per depurare il codice da norme ambigue e confuse che sono, com’è noto, un veleno mortale per uno stato di diritto.