Mimmo Lucano (foto LaPresse)

Quello che nessuno dice su Mimmo Lucano e il padre malato

Ermes Antonucci

In tantissimi mobilitati per denunciare la "barbarie” del divieto di dimora che impedisce al sindaco di tornare a Riace per visitare il padre che sta morendo. Ma lui non ha mai presentato l’istanza al tribunale di Locri

Dopo le polemiche degli ultimi giorni sul divieto di dimora che gli impedisce di tornare a casa, l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è riuscito a incontrare il proprio padre, novantatreenne, malato di leucemia e recentemente vittima di un peggioramento delle condizioni di salute. La vicenda non si è risolta, dal momento che l’incontro è stato reso possibile solo dal ricovero del padre all’ospedale di Catanzaro: una volta che il padre sarà dimesso, Mimmo Lucano sarà di nuovo impossibilitato a fargli visita a casa, in virtù del divieto di dimora a Riace che gli è stato imposto dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria.

 

Un’ondata di confusione e retorica sembra però aver circondato la dolorosa vicenda che vede coinvolto Lucano, sotto processo con le accuse di associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio, frode e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (accuse in gran parte già stroncate, in fase cautelare, dal gip e dalla Corte di Cassazione).

 

Di fronte al divieto di dimora che impedisce all’ex sindaco di incontrare il proprio padre anziano e malato, in molti hanno gridato alla barbarie giustizialista (pur non mostrando la stessa attenzione a tanti altri casi di abusi forcaioli della giustizia italiana, come ad esempio la durissima carcerazione preventiva di oltre tre mesi e mezzo a cui è stato sottoposto l’ex consigliere comunale di Milano, Pietro Tatarella, ora finito ai domiciliari). Un comitato di sostenitori di Mimmo Lucano ha lanciato un appello online (che ha superato le 80mila adesioni) rivolto nientedimeno che al capo dello Stato, Sergio Mattarella, affinché intervenga per consentire all’ex sindaco di tornare a Riace e dare l’ultimo saluto all’anziano padre malato. Alcuni organi di informazione (Repubblica in testa) hanno lanciato una vera e propria campagna di denuncia della vicenda. Numerosi personaggi pubblici e politici (incluso il segretario del Pd, Nicola Zingaretti) hanno espresso solidarietà all’ex sindaco e persino il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, Mauro Palma, si è espresso sul caso affermando che l’esilio imposto a Lucano ha “un sapore punitivo”.

 

La campagna di protesta sembrerebbe essere non solo opportuna, ma doverosa, se non fosse per un piccolo particolare: se Mimmo Lucano volesse incontrare il padre malato, basterebbe che presentasse un’istanza al tribunale di Locri, che ha imposto il divieto di dimora, per chiedere un permesso per fare ritorno a casa. L’istanza, viste le gravi condizioni di salute del padre, verrebbe con molta probabilità accolta. Solo nel caso in cui non lo fosse, le proteste sarebbero più che giustificate. Il punto è che Mimmo Lucano non ha mai presentato l’istanza, né ha intenzione di farlo.

 

In un’intervista rilasciata al Manifesto, Lucano ha ribadito di non avere “mai chiesto”, e che “né mai” lo chiederà, alcuna deroga al divieto di dimora. Questo perché, pur considerando “profondamente ingiusta la misura”, non ha intenzione di “utilizzare strumentalmente il sentimento della pietà”, neanche nella malaugurata ipotesi che il padre morisse e si dovessero tenere i funerali a Riace. 

 

Dunque emerge una situazione ben diversa da quella rappresentata da alcuni giornali e piuttosto paradossale, in cui sembra pretendersi il riconoscimento a Lucano del diritto di far visita al padre, senza però che per questo permesso sia presentata una regolare richiesta, come previsto in questi casi. “Non voglio carità”, ripete l’ex sindaco di Riace. Ma è proprio definendo una “carità” la concessione di un permesso previsto dal nostro ordinamento a tutela di alcuni diritti fondamentali degli imputati che si fa il gioco dei giustizialisti, che concepiscono il sistema giudiziario come un mero strumento repressivo. Lucano non vuole “abbassare la testa” di fronte a ciò che ritiene essere un’ingiustizia? Allora chieda ai giudici l’autorizzazione a far ritorno a Riace per salutare il proprio padre. Dimostrando che, nonostante tutto e tutti, in Italia vige ancora uno stato di diritto. 

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