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Quello che Rep. non ricorda di Borsellino

Redazione

L'anniversario strumentalizzato per alimentare il mito farlocco della Trattativa

A ventisette anni dalla strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992, Repubblica ha ricordato la figura di Paolo Borsellino rispolverando la tesi della “trattativa stato-mafia”. Borsellino “era già morto prima di essere ucciso”, ha scritto Attilio Bolzoni, affermando che in un incontro del 25 giugno 1992 il magistrato sarebbe venuto a conoscenza dei contatti tra alcuni ufficiali dei reparti speciali dei carabinieri (Ros) e l’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. “E’ l’inizio della trattativa fra stato e mafia che negli anni a seguire farà tanto scandalo in Italia. Ma in quei giorni, in quei cinquantasei giorni, Paolo Borsellino è sconvolto. Non è un uomo da trattativa lui, da ‘dialogo’ con quella gente. Il conto alla rovescia è già cominciato”, ha scritto Bolzoni, riprendendo le tesi dei pm del processo sulla trattativa, accolte dalla sentenza di primo grado.

 

Nessun cenno, però, da parte del giornale, alle conclusioni diametralmente opposte raggiunte da un’altra sentenza, quella del processo Borsellino quater, che ha individuato non nella fantomatica trattativa, bensì nell’interesse posto all’indagine mafia e appalti, una delle ragioni che avrebbero spinto Cosa nostra a uccidere Borsellino. Nessun cenno, inoltre, ai documenti inediti rivelati mercoledì scorso dal Foglio sugli ultimi giorni di vita del magistrato, e in particolare sulle audizioni rese dai magistrati della procura di Palermo al Csm dopo la morte di Borsellino. Secondo i teorici della trattativa, Borsellino avrebbe scoperto l’esistenza della trattativa dei Ros il 28 giugno 1992 (non il 25 giugno, come scrive Bolzoni), eppure in una successiva riunione in procura il 14 luglio, cinque giorni prima di essere ammazzato, Borsellino – tutt’altro che sconvolto – difese davanti a tutti i suoi colleghi il lavoro svolto dai Ros, chiedendo spiegazioni per lo scarso interessamento fornito all’indagine mafia e appalti condotta dai carabinieri. La procura chiese l’archiviazione dell’indagine solamente tre giorni dopo l’assassinio di Borsellino. Ma piuttosto che provare a chiarire questi passaggi, Repubblica ha preferito strumentalizzare ancora una volta il ricordo del magistrato per alimentare il mito della trattativa.