Carola Rackete (foto LaPresse)

Contro il garantismo a 180 gradi

La gogna riservata a Carola Rackete è una ferita allo stato di diritto

Fino a che non sarà condannata in via definitiva, come prevede il nostro stato di diritto, Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, è una persona innocente. Attualmente è agli arresti con l’accusa da parte della procura di Agrigento di rifiuto di obbedienza a nave da guerra e tentato naufragio, a causa della collisione della motovedetta della Guardia di finanza che voleva impedire l’attracco alla nave della ong. Tra l’altro, la Rackete al momento non ha potuto difendersi, solo ieri è stata ascoltata dal Gip, che dovrà esprimersi sulla convalida delle misure cautelari e in quella sede, come è naturale che sia, verranno esposti gli elementi necessari per una valutazione più completa della sua condotta. La tesi degli avvocati è che la comandante della nave abbia agito per uno “stato di necessità” (che è una scriminante) e rispettando il diritto internazionale. La situazione è complessa ed è azzardato e incoerente affermare, durante un’indagine, che la comandante sia una criminale o una complice dei trafficanti di esseri umani. Anche perché i precedenti inviterebbero alla cautela: finora tutte le inchieste condotte che ipotizzavano una collusione con i trafficanti o il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – da Zuccaro in giù – sono state archiviate, senza nemmeno arrivare al rinvio a giudizio. Ciò che invece dovrebbe indignare – al di là delle considerazioni politiche sulle ong – è il linciaggio giustizialista di questi giorni che è avvenuto, anche attraverso la complicità o l’imperizia delle istituzioni, attraverso la diffusione della foto segnaletica della Rackete, pubblicata dalle agenzie stampa e da un utente antisemita sul social network russo VKontakte. Su questa vicenda la questura di Agrigento ha aperto un’indagine interna. Si tratta di un episodio che ricorda il video del ministro Bonafede su Cesare Battisti, esibito come trofeo. Ma in questo caso è persino più grave perché la gogna, oltre a svilire la dignità degli individui (che dovrebbe essere tutelata sempre), lede il diritto alla difesa di una persona solo indagata e demolisce i princìpi su cui è fondato lo stato di diritto. Carola Rackete può essere amata o no. Ma, come tutti gli indagati, è innocente fino a prova contraria.

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