A chi parla Mattarella sulla Giustizia

Le parole contro la strumentalizzazione dei processi e lo spassoso plauso del M5s

“La magistratura non deve mai farsi suggestionare dalla pressione che può derivare dal clamore mediatico alimentato intorno ai processi, poiché le sue decisioni non devono rispondere alla opinione corrente – né alle correnti di opinione – ma soltanto alla legge. Non deve essere condizionata da spinte emotive evocate da un presunto, indistinto ‘sentimento popolare’, che condurrebbero la giustizia su sentieri ondeggianti e lontani dalle regole del diritto”. Con questo duro monito contro la strumentalizzazione mediatica delle vicende giudiziarie, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto ieri all’inaugurazione dell’anno formativo della Scuola superiore di magistratura.

 

Il messaggio del Capo dello stato è stato accolto con toni entusiastici dalla compagine governativa, in particolare dal M5s. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha detto di “condividere” gli inviti alla “sobrietà” e all’“equilibrio” di Mattarella, mentre la grillina Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera, ha definito quella del Capo dello stato “una grande lezione”. Eppure, a ben vedere, il richiamo di Mattarella, più che rivolgersi alle giovani toghe, sembra mettere nel mirino proprio la linea tenuta negli ultimi 12 mesi dagli esponenti del governo gialloverde attorno alle vicende giudiziarie, improntata su un’esaltazione degli istinti più forcaioli dell’opinione pubblica, spesso sfociata nella delegittimazione dello stesso operato della magistratura.

 

Si è partiti con l’individuazione del capro espiatorio attorno al crollo del ponte Morandi, si è passati attraverso la costante critica in pubblico delle decisioni adottate dai giudici su alcuni casi molto in vista (l’omicidio Vannini, la tragedia del bus di Avellino, la famosa sentenza sulla “tempesta emotiva”, che poi tale non era, il più recente presunto stupro nella stazione Circumvesuviana), e si è infine arrivati addirittura a proporre, con una riforma costituzionale ora in discussione, l’introduzione di referendum propositivi anche in materia penale. Insomma, è come se uno studente, dopo essere stato rimproverato dal preside, dicesse: “Grazie signor preside, la sua è stata una lezione fantastica”.

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