Raffaele Cantone (foto LaPresse)

Il populismo politicamente corrotto

Redazione

Oltre Cantone. Perché la strategia anticorruzione del governo è solo fuffa

I giornali di mercoledì hanno riportato la notizia, poi smentita dall’interessato, delle imminenti dimissioni di Raffaele Cantone dalla presidenza dell’Autorità anticorruzione. Non sappiamo quanto possa essere confermata la possibilità che questo accada in tempi rapidi ma sappiamo che tra le varie questioni affrontate negli ultimi tempi dal presidente dell’Anac, che spesso abbiamo criticato, ce n’è una che riguarda una doppia e giusta critica formulata recentemente da Cantone all’esecutivo: la decisione di elevare a 150 milioni il limite al quale le amministrazioni possono attribuire appalti senza gara e le norme della legge anticorruzione che finiscono con il rendere impossibile la vita a chi deve assumere decisioni negli enti locali.

 

Indipendentemente dal giudizio sulle singole questioni, non si può non consentire sulla denuncia dell’erraticità della linea (o meglio delle contrastanti linee) del governo, che Cantone ha definito icasticamente “oscillazioni tra la forca e il liberi tutti”. Cantone sa che non si può “abolire” la corruzione, “chi lo dice o non sa che cosa sono i corrotti o prende in giro il Paese”, e ha lavorato per contrastarla e limitarla il più possibile, anche se in diversi casi l’attività dell’Anac come segnala oggi Stefano Parisi a pagina quattro ha portato un eccesso di burocrazia giustamente condannata da molti imprenditori. Nel passato, gli azionisti dell’attuale governo hanno criticato alcune delle misure che ha promosso l’Anac in termini di anticorruzione, a cominciare dalla più rilevante, il nuovo codice degli appalti. I ministri che hanno giudicato questa riforma inefficace avevano promesso di sostituirla con una nuova versione già da novembre, ma a metà febbraio non si segnala ancora alcun cambiamento e ciò che è più grave è che diversi provvedimenti promossi dal governo rischiano di avere un effetto contrario nella lotta alla corruzione. La corruzione si combatte non giocando con il populismo penale ma imponendo maggiore efficienza nei processi della burocrazia e un governo che non punta sull’efficienza, che scommette solo sulle pene e che moltiplica gli appalti senza gara la corruzione piuttosto che combatterla rischia di alimentarla. E’ il populismo, bellezza.

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