Andrea Mascherin alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del Consiglio nazionale forense. Foto LaPresse

Perché la sospensione della prescrizione è contraria alla Costituzione

Ermes Antonucci

"L'effetto sarebbe quello di tenere sotto ricatto processuale il cittadino a tempo indeterminato". Parla Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense 

Roma. “La sospensione della prescrizione dopo una sentenza di primo grado avrebbe l’effetto, contrario alla volontà della nostra Costituzione, di tenere sotto ricatto processuale il cittadino a tempo indeterminato. Prima di turbare gli equilibri costituzionali, il governo dovrebbe affrontare questo tema delicato in maniera tecnica, ascoltando tutti, gli avvocati come i magistrati, e prendendosi tutto il tempo necessario. Perché se si fa in due ore un’operazione chirurgica che richiederebbe otto ore, forse risparmieremmo alcuni medicinali, ma avremo ammazzato il paziente”. A dirlo, intervistato dal Foglio, è Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf), l’organismo che rappresenta a livello istituzionale gli avvocati italiani, in fibrillazione di fronte alla proposta avanzata dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di bloccare il decorso della prescrizione dopo solo una sentenza di primo grado.

  

A mettere benzina sul fuoco delle polemiche è stato lo stesso Guardasigilli, che sabato scorso ha celebrato la sua “riforma epocale della giustizia” sostenendo che “è finita l’èra dei furbi e dei loro azzeccagarbugli che mirano solo a farla franca”. Una definizione che non è piaciuta agli avvocati, individuati paradossalmente come i responsabili dell’incredibile lentezza della giustizia. Travolto dalle critiche, Bonafede ha poi chiesto scusa, aprendo al confronto con le categorie sulla riforma e incontrando lunedì pomeriggio proprio Mascherin, che nel colloquio ha sottolineato “l’esigenza di rimettere al centro del processo penale l’imputato e la presunzione di non colpevolezza”, nonché di “importanti investimenti economici e di interventi procedurali che conservino e rafforzino le garanzie difensive e che scongiurino il rischio di sottoporre l’imputato a un processo infinito”. Tutto ciò poco prima che il M5s ritirasse in Commissione alla Camera il discusso emendamento al ddl anticorruzione e lo ripresentasse con lo stesso contenuto e un titolo diverso.

    

“La prescrizione non è un argomento tabù – aggiunge il presidente del Cnf al nostro giornale – ma non si può affrontarlo se prima non si rende il sistema giudiziario efficiente e i tempi processuali ragionevoli”. Chiediamo così a Mascherin di spiegarci quali riforme occorrerebbero: “Primo, bisogna equilibrare il potere della magistratura con quello del legislatore. Oggi il caos normativo fa sì che il giudice sia anche un ‘legislatore’, cioè costruisce delle vere e proprie norme. Se consegniamo alla magistratura anche il potere di tenere sotto processo il cittadino a tempo indeterminato violiamo il principio di separazione dei poteri”. Secondo: “Bisogna dare forza all’avvocatura, l’elemento equilibratore del sistema. Per questo abbiamo chiesto l’inserimento dell’avvocatura in Costituzione e l’affermazione del principio di autonomia e di libertà dell’avvocato”. Terzo: “Occorrono dei paletti tecnici, come la non impugnabilità di una sentenza di assoluzione di primo grado, e la fissazione di termini perentori per il magistrato, che se non rispettati possono attivare anche sanzioni processuali, come l’obbligo di archiviazione”. Infine, spiega Mascherin, servono le risorse per ampliare l’organico della magistratura e del personale amministrativo. I 500 milioni di euro annunciati da Bonafede bastano? “La giustizia avrebbe bisogno di molti più soldi. E anche se l’investimento fosse mirato dovremmo aspettare di vederne gli effetti prima di intervenire sulla prescrizione”, nota il presidente del Cnf, che comunque si dice ottimista: “Bonafede ha garantito il confronto. L’importante è che sia un confronto tecnico, perché si tratta di argomenti delicatissimi che riguardano la tenuta dello stato di diritto, e anche perché a noi le polemiche e gli slogan non interessano”.

  

A preoccupare, però, è l’approccio giustizialista mostrato dalla maggioranza di governo sulla giustizia, che trova espressione in un linguaggio e in un programma di governo dal forte taglio populista: “Questo humus è preoccupante – dichiara Mascherin – Le norme ipotizzate, dalla legge spazzacorrotti all’aumento delle pene per gli evasori, connotano una mancanza di fiducia nei confronti del cittadino, ritenuto inaffidabile e dedito all’illegalità. Così si pensa che i rimedi debbano essere repressivi, ma bisogna invertire questa idea di fondo e puntare sulla prevenzione, eliminando quegli ostacoli (come la burocrazia o l’elevata pressione fiscale) che favoriscono la corruzione e la criminalità”.