Giovanni Legnini (foto Imagoeconomica)

Corruzione, trasparenza e futuro delle autorità. Giuristi a confronto

Annalisa Chirico

Al Csm un seminario organizzato dal vicepresidente uscente Legnini riunisce. Le parole di Pitruzzella, Cantone, Ielo, Amato

Roma. Nelle stesse ore in cui il Parlamento elegge i componenti laici del prossimo Csm, l’attuale vicepresidente Giovanni Legnini convoca i vertici della magistratura per discutere di giurisdizioni e autorità indipendenti. Due giornate seminariali, il fior fiore di giuristi e, sullo sfondo, la nota melanconica per l’incarico in scadenza. Per l’avvocato abruzzese, che in questi quattro anni si è destreggiato tra giochi di potere e narcisismi togati, il bilancio è positivo: quasi mille nomine tra ruoli direttivi e semi.

 

La sala conferenze s’affolla di alti papaveri: il primo presidente della Cassazione Mammone, il procuratore generale Fuzio, il presidente del Consiglio di stato Pajno e l’omologo della Corte dei Conti Buscema. La consigliera Balducci addenta una polpetta veg mentre Galoppi, il più dandy di tutti, annuncia il ritorno al tribunale di Milano (la sua candidata, Micciché, in quota Mi, è stata la più votata dopo Davigo).

 

A tenere banco sono le Autorità indipendenti, moderni ircocervi giuridici capaci di assommare in sé funzioni di normazione, controllo, vigilanza, sanzione. “Prevedibilità dei tempi e stabilità degli arresti giurisprudenziali – dichiara Legnini – costituiscono uno dei punti di raccordo tra i sistemi giuridici e le aspettative di tutti i cittadini. Scommettere sulla possibilità che i poteri neutrali si integrino a fondo anche nel rapporto con le giurisdizioni è decisivo”.

 

“La classica triade di Montesquieu – spiega Gaetano Silvestri, presidente della Scuola superiore della magistratura – si fonda su una ratio garantista: nello stesso ciclo funzionale non devono cumularsi normazione, esecuzione e controllo. Le Ai invece richiedono una visione più moderna”. Il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, si dice contrario all’ipotesi di una legge generale: “Il collegio è perennemente sotto i riflettori ma gran parte del lavoro viene svolto dalle strutture amministrative. Il tema è come garantire l’indipendenza della burocrazia interna”.

 

Su Trasparenza e corruzione le guest star sono il presidente Anac Raffaele Cantone e il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. Per il primo “è necessaria una legge omogenea che regoli anche le retribuzioni dei funzionari. L’Italia si è dotata delle migliori regole a livello mondiale. Ogni pa deve avere un sito web con una maschera che dà l’accesso ai dati relativi a dirigenti, stipendi, appalti… Dal 2016 i cittadini possono consultare una vasta mole di dati al fine di esercitare un controllo generalizzato, in Svezia un meccanismo simile esiste dal 1766. Ciò detto, le regole spesso si applicano all’italiana. Anche l’Anac non ha un sito web trasparente”.

 

Citando Star Wars, Ielo dichiara di occuparsi del “lato oscuro della forza”: “Per fare indagini in materia di corruzione non basta accendere il microfono sul telefono di qualcuno. Serve una capacità di analisi a più livelli. La corruzione è uno scambio occulto che si consuma nell’ombra e proietta sui soggetti coinvolti il velo della ricattabilità. A generare la corruzione è tanto l’assenza quanto l’eccesso di regole. Il lobbismo non è regolato con il paradosso che il lobbista, scambiato per faccendiere, affronta ingiustamente guai; il faccendiere, scambiato per lobbista, la fa franca”. Poi aggiunge: “E’ lecito finanziare la politica ma devi iscriverlo in bilancio. In molti non lo fanno perché finanziano partiti avversari e non vogliono farlo sapere. Se la fondazione è reale, nulla da eccepire. Se è una maschera, sorge un problema”.

 

Il giudice costituzionale Giuliano Amato si lascia andare: “Mi ha colpito la protesta del procuratore Francesco Greco sull’Anac. Voglio interpretarla come una disfunzione nella meccanica dei rapporti più che come una messa in discussione del sistema”. E sulle Ai: “Non si possono lasciare alla politica decisioni per le quali è indotta a tener conto del consenso elettorale”. In ultimo, la sua proposta: “Nei comuni il responsabile anticorruzione è il segretario generale, nella pa è un dirigente apicale. Sarebbe meglio se l’Anac potesse contare sui propri diretti dipendenti: una cosa particolarmente sgradita, perciò opportuna”.