John Woodcock (foto LaPresse)

Nessun patto con i Casalesi, ancora un'assoluzione per Cpl Concordia

Luciano Capone

Terza vittoria per la cooperativa accusata da Woodcock. Attesa la quarta

Roma. Truffa, corruzione, associazione a delinquere e anche legami con la camorra. Fino a qualche tempo fa – a causa delle numerose inchieste di cui era oggetto – il nome Cpl Concordia era sinonimo di malaffare. Ora è sempre più probabile che diventerà un simbolo di malagiustizia.

  

Piano piano, dopo tante condanne mediatiche sulle prime pagine, le accuse contro la cooperativa rossa si stanno sbriciolando una alla volta. Oggi il tribunale di Napoli nord ha fatto cadere quella più grave: concorso esterno in associazione camorristica. I giudici hanno assolto i vertici della Cpl Concordia, a partire dallo storico ex presidente Roberto Casari e altri due ex manager, “perché il fatto non sussiste”. Secondo il pool di magistrati guidato da Catello Maresca, che aveva chiesto pene tra gli 8 e i 12 anni, la Cpl Concordia aveva stretto un patto con il clan dei Casalesi nel progetto di metanizzazione dell’Agro aversano favorendo imprese vicine alla camorra. Sono stati condannati due imprenditori locali che hanno eseguito i lavori, perché ritenuti legati al boss Michele Zagaria, ma la cooperativa emiliana ne era completamente all’oscuro. Per la Dda di Napoli l’inchiesta, condotta insieme ai carabinieri del Noe, indicava uno dei primi casi in cui un’azienda del nord stringe un patto con la camorra prima di arrivare nel suo territorio, ma le accuse supportate dalle dichiarazioni del boss “pentito” Antonio Iovine sono state smentite.

  

Come dicevamo, questa è solo una – anche se la più importante – delle quattro inchieste in cui è stata coinvolta la Cpl Concordia a partire dal 2015. A gennaio si è chiusa con il proscioglimento in udienza preliminare di 23 imputati, accusati di associazione a delinquere, falso ideologico e truffa aggravata, l’indagine sul fotovoltaico in Puglia che ipotizzava una truffa milionaria e aveva portato al sequestro di impianti e conti dell’azienda per 16 milioni di euro. Nessuna truffa, tutto regolare.
A luglio il gup di Roma ha emesso una sentenza di non luogo a procedere sempre nei confronti di Casari e altri indagati accusati di corruzione nei confronti di un ufficiale dei servizi segreti. Anche in questo caso tutti prosciolti. Quello di Roma però è solo uno dei tre filoni dell’inchiesta madre, quella da cui tutto partì, inclusa l’indagine per collusione con i Casalesi, ovvero l’inchiesta per corruzione sulla metanizzazione di Ischia condotta dai pm della procura di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano insieme al fido capitano del Noe Giampaolo Scafarto (stessa squadra dell’inchiesta Consip).

  

L’inchiesta che nel 2015 fece molto clamore, anche per aver coinvolto nelle polemiche Massimo D’Alema per fatti penalmente irrilevanti e poi per aver prodotto la pubblicazione sui giornali delle intercettazioni tra il generale della GdF Michele Adinolfi e Matteo Renzi, si è lentamente sgonfiata e smembrata: un pezzo a Roma (tutti prosciolti), uno a Napoli e uno a Modena. Adinolfi è stato archiviato da tempo, tanto era campata in aria l’accusa di corruzione che ha consentito le intercettazioni. A Napoli dopo il proscioglimento di un imprenditore (ingiustamente arrestato), si avvia a conclusione il processo al sindaco di Ischia Giosi Ferrandino e a un funzionario in cui sono emerse incongruenze nelle informative di Scafarto.

  

A Modena, il terzo filone dell’inchiesta che vede imputato il solito Casari, non è ancora iniziato e pare quasi che i magistrati attendano la sentenza di Napoli. In ogni caso c’è da sottolineare che la procuratrice di Modena Lucia Musti davanti al Csm, che si sta occupando proprio dei casi gemelli Consip e Cpl Concordia, si è espressa in termini molto critici rispetto a come il Noe ha svolto le indagini. Il processo a Modena ripartirà il 17 novembre e si baserà anche sull’esame del principale teste dell’accusa: Giampaolo Scafarto.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali