Mario Mori merita la cittadinanza onoraria. Appello ai sindaci d'Italia

Giovanni Negri

Sarebbe tempo di decretare questo riconoscimento sia per ciò che ha fatto come leale servitore dello stato, sia per ciò che come cittadino e persona ha dovuto subire a causa dell’uso distorto, arbitrario di una giustizia ammalata

Noi pensiamo sarebbe giusto riconoscere al generale Mario Mori una sorta di cittadinanza onoraria. Un’onorificenza repubblicana che suoni come un solenne grazie, e una altrettanto solenne richiesta di scuse. E pensiamo sarebbe gran tempo di decretare questo riconoscimento sia per ciò che Mario Mori ha fatto come leale servitore dello stato, sia per ciò che come cittadino e persona ha dovuto subire a causa dell’uso distorto, arbitrario di una giustizia ammalata. Chiarisco subito. No, nessuno vuole un duello al sole, né alcuna sfida all’Ok Corral fra il generale Mori e il candidato di Grillo al Viminale Nino Di Matteo – pubblico ministero nei processi di Palermo. Duello al sole che per quanto ci riguarda non ci sarà per una semplice e buona ragione: il confronto non ha né deve essere fra due uomini, due percorsi, due carriere. Sarebbe una lotta vana forse per entrambi, di quelle sublimemente pennellate da Leonardo Sciascia. Il confronto, purtroppo, è assai più grave, drammatico. Riguarda le nostre – non le loro – vite . Perché è confronto fra la concezione della giustizia, dello stato a 5 stelle e gli antichi – nuovi – principi e regole dello stato liberale, della separazione dei poteri. Stato di diritto verso stato di rovescio: è questo il confronto. Che non è e non sarà confronto giudiziario: è un confronto civile, politico, umano. Ed è confronto cruciale, per capire di quale pasta vogliamo sia fatta l’Italia di domani, l’Italia del 2018.

 

Nello stato di rovescio ormai tutto è normale. Uno scenario orwelliano sul quale non riusciamo a ironizzare: non è un autoritarismo alle vongole, quello agli albori. Già in altra epoca, purtroppo, l’Italia conferì al mondo una “cultura etica” temibile, feroce e tragica nella sua grandezza.

Non ci spaventa che una sindaca indagata assegni il prossimo 27 luglio in Campidoglio una cittadinanza onoraria a un magistrato candidato al Viminale, e che entrambi i protagonisti del premio-show appartengano allo stesso partito. E’ una novella di Sciascia, presa di peso dalla Sicilia seicentesca. Né ci spaventa che il magistrato candidato al Viminale sia un pubblico ministero di processi in corso, destinati a essere celebrati in concomitanza con i plebisciti popolari, e che questi processi rischino con ogni evidenza di trasformarsi in campagna elettorale. Né ci preoccupa che ormai il governo in formazione chiami i togati Davigo e Di Matteo a essere i Bava Beccaris di domani, novelli Bravi capaci di spiegare alla plebe, con le buone o le cattive, che la farina del reddito di cittadinanza mai ci sarà, sebbene a tutto vi sia rimedio perché la forca comunque funziona. No. Non è la loro festa, farina e forca (“Continuare con la politica ciò che si è fatto con la toga” – per inciso, nulla) la ragione per la quale da semplici cittadini proponiamo di chiedere ai sindaci dei nostri comuni, ai consiglieri comunali , agli eletti di ogni rango e tipo di voler riconoscere lo status di cittadino onorario al generale Mario Mori. Noi lo facciamo perché è il nostro modo di esercitare la fede nella libertà, nel rispetto dello stato di diritto, nella stima per chi ha saputo servire lo stato senza tentennamenti, per chi ha assicurato alla giustizia chi lo doveva essere e risparmiato chi non lo meritava, e infine per chi – fatto tutto questo – si è visto ringraziare con la persecuzione.

 

È una fede antica quanto la libertà e la democrazia , quella che ci spinge a chiedere a chiunque possa e voglia darsi da fare di mobilitarsi per fare assegnare al generale Mori il riconoscimento che merita. Poco importa se di destra o sinistra, di sopra o di sotto, indipendente o di parte: ci sono momenti nei quali occorre esserci. La campagna per chiedere che attraverso la cittadinanza onoraria sia riconosciuta la giustizia che al generale, al cittadino Mario Mori spetta, è una campagna per la legalità, per lo stato di diritto, che ognuno di noi può fare.

 

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