Uccisa dal marito dopo dodici denunce inascoltate. Condannati i pm

Redazione

La Corte d'appello di Messina ha condannato i magistrati che si occuparono del caso di Marianna Manduca, uccisa dall'ex-marito. Per sei mesi ignorarono le richieste di aiuto della donna, nonostante le numerose aggressioni

La Corte d'appello di Messina ha condannato i magistrati che si occuparono del caso di Marianna Manduca, la donna di Palagonia (Catania) uccisa dall'ex-marito, Saverio Nolfo, 10 anni fa, dopo averlo denunciato dodici volte. La Corte ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell'inerzia dei pm che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non trovarono il modo di fermarlo. I giudici hanno riconosciuto il risarcimento ai figli minori con una somma di circa 300.000 euro.

 

Il tribunale ha giudicato in relazione alla legge del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati che sarebbero dovuti intervenire con efficacia dopo le segnalazioni della vittima. Dodici le querele presentate e "ciononostante - si legge delle contestazioni del ricorrente, un cugino della donna, ricostruite nel provvedimento – la procura della Repubblica di Caltagirone nulla ha fatto per impedire la consumazione dell'omicidio della donna". Per sei mesi i pm ignorarono le richieste di aiuto di Manduca: “All’epoca la questione fu considerata alla stregua di una lite familiare”, commenta l’avvocato del padre adottivo dei figli di lei, Alfredo Galasso.

 

Nolfo è stato condannato a venti anni di reclusione. Numerose aggressioni alla ex moglie erano avvenute in pubblico ma nonostante questo nessuno condusse indagini né prese provvedimenti a tutela della donna in pericolo. L’aggressione fatale avvenne alla vigilia della sentenza che doveva affidare i tre figli alla madre dopo la separazione da Nolfo. L’omicida accoltellò dodici volte la donna e colpì gravemente anche Salvatore Manduca, il padre di Marianna.

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