Movimento No Tar

Redazione

Il Tar del Lazio “salva” gli ulivi e blocca i lavori del Tap. Ora basta

Il Tar del Lazio ha bloccato i lavori del Tap, il metanodotto che dalla Grecia dovrebbe veicolare gas dall’Azerbaigian attraverso la Grecia, l’Albania, quindi l’Italia fino al resto dell’Europa occidentale. Il punto d’ingresso nella penisola del tubo del gasdotto (di questo si tratta, essenzialmente: un tubo) dovrebbe essere la Puglia, per ovvie ragioni geografiche. Ma la regione governata da Michele Emiliano, il magistrato fattosi politico e ora wannabe premier, non ne vuole sapere. E infatti la regione, insieme al comune di Melendugno, ha fatto ricorso contro il gasdotto sbandierando assurdi pretesti ambientali (il progetto prevede di espiantare e ripiantare un paio di centinaia di ulivi).

 

Chiuse le inchieste della magistratura e bocciati i ricorsi dal ministero dell’Ambiente e dalla Consulta, non poteva che intervenire il tribunale amministrativo della resistenza: il Tar del Lazio, appunto, che non è nuovo a questo ruolo di salvatore in extremis delle cause disfattiste d’Italia. Giusto qualche giorno fa, sempre in Puglia, il Tar del Lazio ha bloccato le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nel mar Ionio, almeno fino a ottobre. L’estate scorsa aveva scongiurato la famigerata “deportazione di massa” dei docenti dal sud al nord del paese, cioè dalla disoccupazione a un lavoro stabile. E nel 2015, di nuovo in Puglia e di nuovo in un affare riguardante gli ulivi, stavolta quelli affetti da Xylella, il Tar era intervenuto per bloccarne l’abbattimento (che pure serviva a scongiurare la proliferazione del batterio). Dove c’è da fare muro, dove c’è da porre un veto, dove, insomma, dilagano l’insensatezza e la demagogia si può star sicuri che interverrà una sentenza del Tar. Altro che No Triv, i No Tav e i No Tap, ciò che servirebbe davvero è un movimento “No Tar”.

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