Egan Bernal vince il Gran Piemonte. Nel nome di Marco Pantani

Il colombiano è arrivato per primo al Santuario di Oropa, lì dove il Pirata al Giro d'Italia 1999 trionfò dopo aver rimontato 49 corridori dopo un salto di catena

Giovanni Battistuzzi

In fondo la bici può essere un varco temporale. Il qui e ora può trasformarsi facilmente in un qui e in un altro tempo. Colpa dei ricordi, colpa della mente che ogni tanto si stacca dai pedali e vaga altrove, in un’altra epoca, in un altro tempo, a inseguire chissà cosa, magari un sogno o un pensiero passato o un paragone impossibile.

 

Al Gran Piemonte, salendo verso il Santuario di Oropa le gambe di Egan Bernal si muovevano indomite, mordevano i pedali, costringevano le ruote a viaggiare di più e meglio di tutte le altre.

 

Salendo verso il Santuario di Oropa la testa di Egan Bernal però si muoveva solo in parte assieme alle sue gambe. Dietro ai suoi occhialoni a specchio il suo sguardo ogni tanto si astraeva, sotto il caschetto le sue orecchie sentivano suoni lontani, pieni di un’eco colma di quello che era allora un sogno e che piano piano si è trasformato in realtà. La sua libidine da primo posto, quella gioia sorda che esplode quando alla propria ruota non rimane nessuno si mescolava a ciò che riemergeva dai ricordi, quasi se la sua maglia invece che rossa e nera fosse rosa e i suoi capelli fossero spariti, rasati. A un certo punto, lui che di solito scala le montagne seduto, si è alzato sui pedali, ha tolto le mani dalla parte superiore del manubrio per afferrare la curva. Poche centinaia di metri come fossero un salto indietro nel tempo, un ricordo bambino, per questo irresistibile.

  

Egan Bernal in quel momento, per quei pochi metri si è avvicinato a Marco Pantani. Proprio lui che nel nome di Marco ha iniziato a pedalare, proprio lui che nel modo di Marco non ha mai pedalato pur eccellendo sullo stesso terreno: la salita. “Non ci credo ancora di aver vinto qui, sulla salita dove vinse Pantani, il mio idolo. È incredibile, salivo e pensavo a lui, al momento in cui aveva avuto il problema con la catena. Oropa è una salita mitica, io volevo vincere qui, oggi”.