Mathieu van der Poel e quei pugni diversi alla Dwars door Vlaanderen

Il campione nazionale olandese batte allo sprint Anthony Turgis nella classica fiamminga. Domenica c'è il Giro delle Fiandre

Giovanni Battistuzzi

Sotto lo striscione d’arrivo due pugni si sono levati al cielo. Due pugni uguali e contrari. Uno gioioso, entusiasta, determinato. L’altro deluso, infervorato, sfuggente. Della stessa materia dell’opportunità perduta, della stessa forma di un rimpianto. Quello di Mathieu Van der Poel è in primo piano, quello di Anthony Turgis è sullo sfondo. Uno sfondo prossimo, distante solo poche decine di centimetri, un niente che è però abbastanza per cambiarne i connotati, per renderlo triste e disperato. Il francese ci aveva provato, aveva messo sull’asfalto della Dwars door Vlaanderen tutta la buona volontà di riuscire a prendersi quello che ha sfiorato parecchie volte e ha conquistato solo in cinque occasioni, mai a quelle latitudini.

 

Turgis aveva retto tutte le rughe delle Fiandre, era sopravvissuto all'asfalto della Côte de Trieu e del Kortekeer, al pavé della Mariaborrestraat, del Steenbeekdries, del Taaienberg, del Varentstraat, del Kluisberg e del Nokereberg, al forcing di Bob Jungels e di Tiesj Benoot. Aveva inseguito il miraggio di un colpaccio, quello buono per far capire a tutti che quello che si diceva qualche anno fa sul suo conto, che era un predestinato, non era poi così distante dalla realtà. Era tutto pronto, poi si è apparsa una maglia a bande orizzontali, rossa, bianca e blu, quella di campione nazionale olandese, quella di Mathieu van der Poel.

 

Proprio lui, quel Mathieu van der Poel che aveva rischiato di perdere tutte le corse al nord a causa di una caduta alla Danilith Nokere Koerse. Quello che aveva fatto il vuoto dietro di sé al Grand Prix de Denain. Quello che aveva provato a salutare tutti sul Knokteberg, ritrovandosi suo malgrado assieme a Dries De Bondt, Kapser Asgreen, Iván Cortina e Anthony Turgis all’inseguimento di Lukas Pöstlberger. Quello che ha visto di cattivo occhio il ritorno di Jungels e Benoot, che ha aspettato in momento giusto, quello dello sprint, quello della vittoria.

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