Scoprendo Evenepoel

Il talento belga ha concluso la sua prima corsa a tappe da professionista. Miglior giovane e nono in classifica nella Vuelta a San Juan vinta da Winner Anacona

Giovanni Battistuzzi

Con un nome così, Winner, forse non poteva andare altrimenti, almeno alla Vuelta a San Juan, dove la Movistar partiva senza capitani prefissati. D'altra parte è ciclismo invernale, quello che sverna lontano dalla madre Europa, alla ricerca di climi più consoni al pedale. Primo Anacona, professione gregario, dimensione ascensionale, spirito guerriero, indole al sacrificio. Sul gradino più alto del podio finale c'è finito per meriti propri, tanti, e attesa altrui, qualcuna. Partito verso l'Alto Colorado per trasformarsi in punto di riferimento per gli scatti dei soliti noti, è diventato testa solitaria dopo aver staccato allo sprint i compagni di avanguardia. Braccia al cielo, un sorriso grande come l'Argentina. La sorpresa di chi non c'avrebbe scommesso, ma che sapeva che ce la poteva fare.

 

 

Primo Winner Anacona, come gli era capitato sino a oggi solo alla Vuelta di Spagna del 2014. Era il 31 agosto, erano le strade che portavano verso la cima di Aramón Valdelinares, Aragona, e lui aveva staccato tutti sull'ultima erta dopo una giornata a prendere aria per farsi inseguire dal gruppo.

 

 

E' contento il colombiano. Contento almeno come un ragazzino belga che in Argentina è stato tenuto a battesimo. Al contrario di Winner Anacona però Remco Evenepoel non ha il successo nel nome, ce l'ha forse, o così almeno sono convinti tutti, nel dna.

  

Il belga alla Vuelta a San Juan si messo per la prima volta il numero di gara tra i professionisti. Il belga alla Vuelta a San Juan ha dato i primi colpi di pedale tra i grandi. E come capita a chi ha un motore fuori dal comune, il belga alla Vuelta a San Juan ha iniziato a mettere in saccoccia i primi piazzamenti. Terzo a Pocito al termine della cronometro. Nono nella graduatoria finale. Maglia verde di miglior giovane portata a casa con una certa soddisfazione. "Quando inizi la tua prima settimana tra i pro senza aspettative e poi ottieni una maglia e la nona posizione in generale, c'è da essere orgogliosi", ha detto a CyclingNews. E tutto questo facendo vita da lavoratore per altri. Per Álvaro José Hodeg quando c'era da tenere alta la velocità per preparare lo sprint. Per Julian Alaphilippe quando c'era da fare altrettanto in salita.

 

 

"Sembra che questo ragazzo sia in grado di fare la differenza ovunque: va forte a cronometro e sa attaccare in salita. E poi è oltretutto bello da vedere", disse Eddy Merckx al quotidiano belga Het Laatste Nieuws. Che poi aggiunse: "Lui è meglio di me".

 

Remco Evenepoel ha percorso i primi chilometri nel mondo dei grandi al solito modo di come aveva chiuso con gli junior: cercando di non far caso a tutta questa attesa, a tutto questo interesse nei suoi confronti. "Sono per ora solo un ragazzo che fa quello che gli piace più di ogni altra cosa: pedalare su di una bicicletta", disse dopo il Mondiale di Innsbruck stravinto nella sua categoria. Successo ottenuto a pochi giorni di distanza dalla vittoria nella cronometro iridata.

 

 

E ora che è iniziata la sua avventura non ha cambiato idea, anzi l'ha ribadita chiaramente: "La pressione e le aspettative non sono un problema per me. Di tutto questo non me ne frega niente, ho appena iniziato a correre", ha detto a CyclingNews. Ha poi aggiunto, con un candore che sembra una minaccia, almeno per gli altri, di non essere "ancora in ottima forma. Questa era solo una gara di preparazione. Una buona preparazione. Però spero, anzi, posso solo migliorare, fare ancora meglio".

 

Intanto con i suoi castani da adolescente cresciuto un po' in fretta per necessità, si gode la compagnia in gruppo dei suoi idoli dell'altro ieri. E mentre pedala accanto a Peter Sagan lo guarda cercando di capire se davvero è tutto reale. E quando mette la ruota in salita davanti a Nairo Quintana, si gira, lo osserva e sorride quasi fosse all'interno di un film o di un videogioco.