Samuel Sanchez (foto LaPresse)

Samuel Sanchez e l'inutilità di doparsi con l'ormone della crescita

Giovanni Battistuzzi

Il ciclista spagnolo è risultano non negativo al GHPR-2 in un controllo antidoping. In attesa delle controanalisi è stato sospeso dalla sua squadra. Ma il GHPR-2 è rimedio di un'èra fa

Non negativo. Servono le controanalisi, intanto Samuel Sanchez è stato sospeso dalla sua squadra, la BMC, non parteciperà alla Vuelta España e con ogni probabilità porrà fine alla sua carriera. Trentanove anni è un'età già avanzata per un ciclista, che difficilmente permette un ritorno in bici dopo una squalifica, se arriverà. Samuel Sanchez è risultato non negativo al GHRP-2 e del suo metabolita, l'ormone della crescita, in un controllo a sorpresa lo scorso 9 agosto. L'asturiano aveva corso sino al 4 agosto al Giro di Polonia, era tornato a casa sua per preparare la corsa a tappe spagnola, non avrebbe appeso il numero sulla maglietta sino al 19, il giorno della partenza di Nimes. Non lo farà, non potrà farlo. Per le controanalisi ci vorrà del tempo e probabilmente daranno lo stesso esito delle prime analisi, così come sempre succede. Avrebbe attaccato, come sempre ha fatto, perché è questo che gli veniva meglio: provare la fuga, l'azzardo. Non era più il ciclista che poteva puntare alla classifica, quello che finì terzo (poi secondo dopo la squalifica di Alberto Contador) al Tour de France 2010. Neppure quello fatto a posta per le classiche delle Ardenne, talmente perfetto per quelle corse da non essere riuscito a vincere nessuna e piazzarsi in tutte. Si rifece all'Olimpiade del 2008. Primo sulla Muraglia cinese, il punto più alto della sua carriera: oro.

 

Samuel Sanchez ha detto all'EFE: "Sono incredulo e sorpreso. Gli avvocati mi hanno consigliato di non parlare ma almeno questo posso dirlo. Ero in bici qui a Nimes quando mi hanno telefonato e non ci volevo credere. Ho 39 anni, sono professionista da 19 e sul punto di ritirarmi, che senso avrebbe assumere sostanze vietate? Aggiungo solo una cosa: ho la coscienza tranquilla". Ma non serviva dicesse alcunché perché in questi casi commentare non serve, ché tanto la sentenza è per i più già scritta: dopato, untore del ciclismo. Perché Samuel Sanchez è solo un nuovo capitolo di questa lunga storia chiamata doping, un tassello in più per chi è dell'idea che il ciclismo sia uno sport malato di chimica e che senza chimica non si può andare avanti. Sia questo vero o falso o parzialmente vero o parzialmente falso non ha importanza. Contano i fatti, le analisi, le squalifiche. E per il GHRP-2 sono ormai tre quest'anno. Prima dello spagnolo erano caduti Nicola Ruffoni e Stefano Pirazzi che il Giro non era ancora iniziato. Tutti sospesi, poi squalificati dopo l'esito delle controanalisi.

 

GHRP-2, ché altro non sarebbe che l'evoluzione del Gh, un peptide che agisce sull’ipotalamo per aumentare la produzione di ormone della crescita. GHRP-2 che è sostanza dopante dal 2015 e due anni sono un'era geologica, perché la farmaceutica va avanti, la macchina del doping con lei, quella dell'antidoping pure. GHPR-2 che nemmeno poi serve. O meglio, può essere utile, ma lontano dalle corse, perché aiuta a smaltire massa grassa e a conservare quella magra, che aumenta la resistenza, ma di poco e per poco tempo: i benefici durano qualche ora, poi arriva la ritenzione idrica e può essere un problema, servono altre sostanze, altri rischi. Basta leggere la letteratura medica in materia, l'approfondimento dal Centro di prevenzione al doping di Colonia che indica come gli effetti benefici per gli sport di resistenza di questa sostanza siano "di poco conto", nonostante "in fase preparatoria possa avere una sua utilità nel perdere peso". Il punto però è un altro: "L'impatto positivo che il GHPR-2 può avere sul metabolismo dell'atleta è del tutto uguale a quello che si può avere con sostanze naturali e del tutto legali. Un utilizzo di minime quantità di glutammina, vitamina B3 e carnitina garantisce gli stessi benefici della sostanza dopante".

 

Insomma i ciclisti si aggiornino: molte soluzioni miracolose che girano di voce in voce tra medici e colleghi sono poco meno di leggende metropolitane. 

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