Bergoglio e Ratzinger

Una Rinuncia, due Papi

Davide D'Alessandro

Il pamphlet di Fabrizio Grasso ragiona a fondo sulla convivenza tra Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, mettendola sotto la lente d’ingrandimento della nota categoria di teologia-politica teorizzata nel Novecento da Carl Schmitt

 

È trascorso un lustro dalla rinuncia di Benedetto XVI al soglio pontificio e dall’elezione di Francesco. A chi inizialmente pensava che l’eccezionale situazione e l’insolita convivenza nel recinto di Pietro tra i due Papi non dovesse suscitare clamore, tutt’al più curiosità, alla fine non è rimasto che di ricredersi. La diffusione dei cinque Dubia da parte di quattro cardinali e della Correctio Filialis De Haeresibus Propagatis firmata da sessantadue tra sacerdoti e studiosi cattolici, sono infatti soltanto due delle molteplici occasioni nelle quali il dissenso a Papa Bergoglio è stato pubblicamente manifestato da chi forse ancora rimpiange la scelta di Ratzinger di liberare il trono. E vogliamo qui tacere dell’ultima e più recente questione che ha diviso Vaticano e fedeli, ossia la lettera di Papa Ratzinger a Monsignor Viganò, con relative dimissioni di quest'ultimo. 

Il pamphlet, edito da Algra, La Rinuncia. Dio è stato sconfitto? di Fabrizio Grasso, filosofo e giornalista, fuori da ogni polemica derivante dalla cronaca, ragiona a fondo sulla questione posta dalla convivenza tra i due Papi, mettendola sotto la lente d’ingrandimento della nota categoria di teologia-politica teorizzata nel Novecento da Carl Schmitt. 

La riflessione è legittimata dallo stesso protagonista della rinuncia, perché Ratzinger ancora regnante, e più precisamente alla vigilia dell’inizio della sede vacante, disse ai cardinali: «La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo», ma non chiarì mai cosa si dovesse intendere con questo e lo è anche dalle enigmatiche esternazioni di monsignor Georg Gänswein, contemporaneamente Prefetto della Casa Pontificia nominato da papa Francesco e segretario personale di papa Benedetto XVI, che in un discorso ufficiale pronunciato in Vaticano e mai smentito spiegò: «Da tre anni a questa parte, viviamo con due successori di Pietro viventi tra noi – che non sono in rapporto concorrenziale fra loro, e tuttavia entrambi con una presenza straordinaria! [...] molti continuano a percepire ancor oggi questa situazione nuova come una sorta di stato d’eccezione voluto dal Cielo. [...]. Perciò, dall’11 febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione (Ausnahmepontifikat)». 

La locuzione finale usata dal Monsignore, definito «vera e propria cerniera vivente tra i due Papi» per il doppio ruolo che ancora svolge, non può certo sfuggire a chi, come Grasso, ha studiato il pensiero del giurista tedesco, al quale ha infatti dedicato un’acuta monografia (Archeologia del concetto di Politico in Carl Schmitt, Mimesis, 2017) perché ad essere evocato nella circostanza è niente meno che il celebre concetto di «stato d’eccezione». 

Proprio a partire dalle implicazioni delle sopracitate affermazioni, e dopo aver analizzato i concetti di Auctoritas e Potestas, Grasso sostiene la sua tesi: la rinuncia di Benedetto XVI ha attivato in automatico un dispositivo teologico-politico al quale è impossibile per i due Papi e per i fedeli sfuggire. Altro aspetto centrale del pamphlet è quello evidenziato da Fabio Adernò (avvocato rotale ed esperto di diritto canonico) nella prefazione e cioè: «Sottolineare la novità del gesto di Benedetto XVI. [...], il quale ha innovato l’istituto della Renuntiatio traslandolo dal piano giuridico di abbandono [...] a quello mistico di servizio […], tal che l’ultima rinuncia è solo simile alle altre del passato». 

È appunto nello svelarsi e attivarsi di tale dispositivo teologico-politico che per Grasso diventa possibile trovare un’interpretazione adeguata e originale delle polemiche che in questi ultimi cinque anni hanno investito la Chiesa con due Papi, in cui pare essersi incarnata l’opposizione politica tra Amico/Nemico.