Angela Merkel e Paolo Gentiloni a Davos (foto: T. Barchielli/Palazzo Chigi)

Italia e Germania insieme per l'Europa

Matteo Scotto

L'Europa non può prescindere da una solida amicizia italo-tedesca ben rappresentata da Paolo Gentiloni e Angela Merkel. 

Beati i miti perché erediteranno la terra. A guardare gli sguardi incrociarsi, mansueti, di Angela Merkel e Paolo Gentiloni nella conferenza stampa di ieri a Berlino, salta subito in mente il richiamo alla mitezza di quel Gesù di Matteo nel discorso della montagna. A pensarci bene, assuefatti ormai alla sregolatezza della comunicazione politica dei tempi moderni, proprio la mitezza è la virtù di cui oggi abbiamo più bisogno, la stessa da cui la relazione italo-tedesca non può prescindere. Poiché la chiave di volta tra Italia e Germania, come l’incontro tra la Cancelliera tedesca e il Premier italiano di ieri ha dimostrato, sta proprio là, tra testa e cuore, tra passione e ragione, tra pathos e logos. Due leader, Gentiloni e Merkel, in preda alla tempesta, in piena incertezza politica, eppure entrambi saldi al timone, convinti, come il Bardo, che all’onda ruggente poco importerà il titolo di re. Quando tale equilibrio regge, quando tra italiani e tedeschi si crea quell’armonia che respinge gli eccessi, Italia e Germania, insieme, funzionano. Allora sì che è possibile, citando il Presidente Gentiloni, impegnarsi unitamente per dare un impulso all’ambizione europea. Due paesi, Italia e Germania, che sono indebitati a tempo indeterminato con l’Europa, riprendendo un passaggio importante del “patto di colazione” tra CDU-CSU e SPD per un nuovo governo tedesco. I nostri mondi, la nostra ragion d’essere, i nostri stessi destini, sono legati indissolubilmente a un continente, quello europeo, che né Italia né Germania possono esimersi dall’avvalorare, difendendone le conquiste di pace e rilanciandone le promesse di sicurezza, prosperità, democrazia e giustizia sociale. Oggi la Francia è tornata, come non si stanca di ripetere il neoeletto Presidente francese Emmanuel Macron, con tutte le conseguenze positive che un riassetto dell’asse franco-tedesco potrà avere per l’integrazione europea. Eppure l’Europa di oggi necessita allo stesso tempo di un protagonismo moderato, di una capacità di apertura, di una dialettica multilaterale, di un ricongiungimento tra il bacino del Mediterraneo e la Mitteleuropa, che solo una solida amicizia italo-tedesca può dare e che Paolo Gentiloni e Angela Merkel ben rappresentano. Gli interessi comuni certo non mancano. Basti pensare alle sfide del fenomeno migratorio, un tema fondamentale per il futuro del nostro paese e per il quale solo la Germania ha dimostrato piena solidarietà. C’è una volontà comune di investire energie congiunte nel continente africano, da cui provengono la maggior parte dei flussi di persone e per cui sia Italia sia Germania riconoscono la necessità di rafforzare sempre più le relazioni con i paesi dell’Africa. Vi è poi la convinzione comune di un mercato aperto, libero e tuttavia con buone regole, che lo difendano dai rischi della globalizzazione e ne garantiscano concorrenza e giustizia. Non va inoltre dimenticata la sensibilità condivisa per le questioni ambientali, le quali vengono discusse con tenacia ai tavoli internazionali e per le quali l’Europa intera ha dimostrato molte volte di essere pronta a battersi. In ultimo, Italia e Germania hanno in comune una sincera passione per la storia e la cultura europea, quella che in passato ha spinto moltissimi artisti e scrittori, prima che i confini degli Stati nazionali ci dessero un nome, a viaggiare assiduamente al di qua e al di là delle alpi, alla scoperta di due mondi talmente opposti da attrarsi fortemente. Non è un caso che la celebrazione dell’anno europeo del patrimonio culturale, prevista per il 2018, sia stata voluta a gran voce in primo luogo da Italia e Germania, che ne hanno ottenuto con successo il riconoscimento a livello europeo. Mutatis mutandis, Angela Merkel ha espresso ottimismo, sicura che tra i partiti in Germania mitezza e responsabilità prevarranno per favorire un governo stabile in terra tedesca. Poi sarà il turno dell’Italia a doversi richiamare a tale dote, per evitare anzitutto, come diceva qualcuno, che un eccesso di virtù si trasformi in vizio, e per garantire, poi, continuità e lungimiranza al progetto europeo.

*Matteo Scotto è collaboratore scientifico presso il Centro-Italo Tedesco per l'Eccellenza Europea Villa Vigoni