Europa Ore 7

La “no deal Brexit” è di ritorno

La Finlandia fa un passo verso la Nato (e domenica tocca alla Svezia), parte l'escalation nella guerra del gas e per Putin le sanzioni fanno più male all'Ue che alla Russia. Kuleba chiede all'Ue di togliere l'ossigeno energetico a Mosca e l'Ungheria

David Carretta

Non solo i controlli doganali tra il Regno Unito e l'Ue, ma anche l'imposizione di dazi e quote che danneggerebbero in modo sostanziale il commercio tra le due sponde della Manica in un periodo di forti tensioni sui prezzi dovute al Covid-19 e alla guerra della Russia in Ucraina. Ma Boris Johnson sembra deciso a rilanciare il conflitto 

Come se non bastassero la pandemia di Covid-19 e il ritorno della guerra in Europa, il premier britannico, Boris Johnson, sembra deciso a rilanciare il conflitto con l'Unione europea sulla Brexit. Il suo ministro degli Esteri, Liz Truss, ieri ha annunciato che il suo governo "non ha altra scelta se non agire" per sospendere almeno in parte il Protocollo irlandese dell'accordo Brexit. La ragione ufficiale è quella di sempre, o almeno da quando il Regno Unito è uscito dal mercato interno e dall'unione doganale alla fine del periodo transitorio seguito alla Brexit: i controlli sulle merci che transitano dalla Gran Bretagna all'Irlanda del nord. Ma la vera ragione è molto diversa: le difficoltà interne che Johnson continua ad attraversare e la necessità per il premier britannico di trovare un bersaglio per catalizzare il sostegno del suo partito. L'Ue sperava che i risultati del 5 maggio in Irlanda del nord, con la vittoria dei nazionalisti del Sinn Féin e la disfatta del Partito democratico unionista, avrebbero portato a un po' di ragionevolezza da parte britannica. E invece i giochetti politici a Londra e Belfast prevalgono. Il risultato rischia di essere il ritorno alla "no deal Brexit".

La “no deal Brexit” è la Brexit senza accordo che era stata evitata di un soffio nel 2019 e nel 2020 grazie all'accordo di recesso e all'accordo sulle relazioni future. Cosa significa concretamente “no deal Brexit”? Non solo i controlli doganali tra il Regno Unito e l'Ue, ma anche l'imposizione di dazi e quote che danneggerebbero in modo sostanziale il commercio tra le due sponde della Manica in un periodo di forti tensioni sui prezzi dovute al Covid-19 e alla guerra della Russia in Ucraina. Se il governo Johnson andrà avanti con i suoi piani di sospendere il Protocollo irlandese - cosa che in passato ha spesso minacciato di fare, senza mai andare fino in fondo - l'Ue è pronta a reagire con rappresaglie commerciali. Lo scenario è stato già discusso tra Bruxelles e le capitali dei ventisette. La Commissione aprirebbe una procedura di infrazione e introdurrebbe dazi sulle merci in arrivo dal Regno Unito. Un'altra misura possibile è restaurare la frontiera fisica tra Irlanda del nord e Repubblica d'Irlanda.

“Valutiamo tutte le opzioni”, ha risposto ieri il vicepresidente della Commissione, Maros Sefcovic, dopo una discussione telefonica con Truss, a chi gli chiedeva se rischia di saltare l'accordo di libero scambio. In ogni caso una mossa unilaterale del Regno Unito sul Protocollo “mette un enorme punto interrogativo sull'accesso dell'Irlanda al mercato interno (dell'Ue) e su tutti gli accordi per promuovere la pace, la stabilità e la prevedibilità nell'isola”, ha spiegato Sefcovic. Negli scorsi giorni, il premier belga, Alexander De Croo, ha detto esplicitamente che se salta il Protocollo, salta anche l'accordo di libero scambio post Brexit. Anche gli Stati Uniti sono intervenuti per fare pressione su Johnson. William Keating e Brendan Boyle, presidente della sottocommissione sull'Europa alla Camera dei rappresentanti e co-presidente del Caucus Ue del Congresso, hanno scritto a Truss per chiedere di "rispettare" gli accordi della Brexit e "agire in buona fede". La decisione di sospendere il Protocollo "sarebbe in diretta violazione del diritto internazionale e minaccerebbe direttamente l'Accordo del Venerdì santo", hanno detto i due parlamentari americani. La lettera è stata vana. Truss ha detto Sefcovic che tocca all'Ue “dimostrare più pragmatismo”.

Ieri si è riunita per la prima volta la delegazione parlamentare tra Ue e Regno Unito. Sefcovic ha accusato il governo Johnson di “minacce e ricatti”. Il vicepresidente della Commissione ha ribadito la volontà dell'Ue di “trovare soluzioni costruttive, ma dobbiamo avere volontà politica, restaurare la fiducia nella nostra relazione”. Finora, secondo Sefcovic, “ogni offerta” dell'Ue per risolvere i problemi del Protocollo è stata “rigettata” e “non abbiamo ricevuto una sola proposta da parte del Regno Unito” sul come rispettare il mercato interno. Ma “non rinegozieremo il Protocollo e l'Ue è unita in questa posizione”, ha detto Sefcovic. Il vicepresidente della Commissione ha lanciato un appello a non lanciarsi in un conflitto intra europeo nel momento in cui si devono affrontare la guerra di Putin e la sfida della Cina. "L'Ue e il Regno Unito sono partner che hanno di fronte le stesse sfide globali, in cui rispettare lo stato di diritto e gli obblighi internazionali è una necessità". Ma “l'Ue non può risolvere tutti i problemi creati dalla Brexit e dal tipo di Brexit che il governo britannico ha scelto”, ha detto Sefcovic. E non è disposta nemmeno a risolvere i problemi politici interni di Johnson.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 13 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

La Finlandia fa un passo verso la Nato (e domenica tocca alla Svezia) - La Finlandia ieri ha fatto un grande passo verso l'ingresso nella Nato, dopo che il suo presidente il suo primo ministro hanno annunciato di essere favorevoli all'adesione all'Alleanza atlantica. “L'appartenenza alla Nato rafforzerebbe la sicurezza della Finlandia. Come membro della Nato, la Finlandia rafforzerebbe l'intera alleanza di difesa. La Finlandia deve chiedere l'adesione alla Nato senza ritardi”, hanno detto Sauli Niinisto e Sanna Marin, chiedendo al Parlamento di dare il via libera “nei prossimi pochi giorni”. La Svezia dovrebbe seguire nel fine settimana, quando il Partito socialdemocratico del premier, Magdalena Andersson, deciderà la sua posizione. Sul Foglio spieghiamo che in meno di tre mesi la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina ha stravolto il pensiero strategico di Finlandia e Svezia. Helsinki abbandona la neutralità che si era imposta durante la Guerra fredda con un trattato del 1948 con l'Unione Sovietica. I socialdemocratici svedesi sono sul punto di rinnegare il non-allineamento concepito dal loro leggendario leader, Olof Palme. Se uno degli obiettivi strategici di Putin con la sua guerra era di contenere l'avanzata alle sue frontiere Nato ha avuto esattamente l'effetto contrario. Sempre sul Foglio Paola Peduzzi spiega come gli errori strategici di Putin abbiamo portato a un nuovo mondo da Londra a Sofia.

Parte l'escalation nella guerra del gas - La Germania ieri ha accusato la Russia di usare l'energia come "arma" contro l'Europa, dopo che Gazprom ha tagliato una parte delle forniture e annunciato l'interruzione delle consegne attraverso un gasdotto che passa dalla Polonia. "La situazione sta inasprendosi al punto che l'uso dell'energia come un'arma sta diventando una realtà", ha detto il ministro tedesco dell'Economia, Robert Habeck. Il problema non è solo la riduzione delle forniture dovuta alla chiusura di uno dei punti di ingresso del gas in Ucraina, dopo che Kyiv ha accusato le forze di occupazione russe di sottrarre gas. Mosca ha deciso di imporre contro-sanzioni all'Europa prendendo di mira la Germania e, in particolare, le società nazionalizzate che appartenevano a Gazprom. Una di queste, EuRoPol Gaz, è proprietaria della sezione polacca del gasdotto Yamal-Europe che connette la Russia alla Germania. Ieri Gazprom ha annunciato che ha smesso di usare questo gasdotto chiave per l'Europa. In un editoriale Il Foglio spiega come Mario Draghi stia punzecchiano la Commissione sui pagamenti in rubli.

Per Putin le sanzioni fanno più male all'Ue che alla Russia - I paesi dell'Ue "guidati dalle loro ambizioni cieche e dalla russofobia portano un colpo molto più duro ai loro interessi nazionali, alle loro economie e alla prosperità dei loro cittadini", rispetto alla Russia che resiste "alle sfide esterne", ha detto ieri il presidente russo, Vladimir Putin. "Lo vediamo prima di tutto guardando al forte aumento dell'inflazione in Europa, che si avvicina al 20 per cento in alcuni paesi", ha aggiunto Putin durante una riunione consacrata ai temi economici. Secondo il presidente russo, è "evidente" che "il proseguimento dell'ossessione delle sanzioni avrà inevitabilmente delle conseguenze più difficili per l'Ue e i suoi cittadini". In realtà, le sanzioni contro la Russia funzionano. In un editoriale sugli aeroporti russi chiusi e gli aerei a terra, Il Foglio spiega come Mosca si stia bloccando e non abbia la capacità di sopravvivere da sola.

Kuleba chiede all'Ue di togliere l'ossigeno energetico a Mosca - Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ieri ha chiesto all'Ue di tagliare "l'ossigeno energetico" della Russia, sottolineando che è "particolarmente importante per l'Europa". Durante una conferenza stampa con il ministro tedesco dell'Economia, Robert Habeck, Kuleba ha spiegato che "la Russia ha dimostrato di non essere un partner affidabile e l'Europa non può permettersi" di continuare a comprare gas e petrolio dalla Russia. A proposito: i negoziati sull'embargo sul petrolio russo, la principale misura del sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue, sono ancora in stallo. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non ha ancora convocato la videoconferenza con Viktor Orbán, Emmanuel Macron e altri leader della regione, che dovrebbe sbloccare un'intesa sull'embargo. La soluzione non è ancora pronta. Nella riunione di oggi degli ambasciatori dei ventisette, il sesto pacchetto di sanzioni non è all'ordine del giorno.

L'Ungheria chiede 700 milioni in cambio dell'embargo sul petrolio - Il ministro ungherese degli Esteri, Péter Szijjártó, ieri ha rivelato quando chiede il governo di Viktor Orbán per sbloccare lo stallo sull'embargo sul petrolio: 700-750 milioni di euro, oltre a una proroga più lunga per l'entrata in vigore del divieto di importazione del greggio. "Questa proposta della Commissione ci crea enormi problemi", perché "le nostre raffinerie sono settate per il petrolio russo", ha detto Szijjártó in un'intervista al País. "Per raffinare altri tipi di petrolio, dovremmo investire tra i 500 e i 550 milioni di euro e ci vorrebbero circa quattro anni. Per sostituire l'oleodotto dalla Russia, dovremmo espandere la capacità dell'oleodotto del Mar Adriatico, il che significa 200 milioni", ha spiegato Szijjártó. La Commissione non ha voluto commentare le indiscrezioni su un possibile stanziamento a favore dell'Ungheria nell'ambito del piano REPowerEu, che dovrebbe essere presentato la prossima settimana per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi russi.

Ipotesi di togliere l'embargo sul petrolio dal sesto pacchetto di sanzioni - Di fronte all'opposizione di Viktor Orbán, diversi stati membri hanno iniziato a sollevare la possibilità di togliere dal sesto pacchetto di sanzioni l'embargo sul petrolio. "E' una possibilità, anche se non c'è ancora una decisione", ci ha detto un diplomatico. E' già successo con il divieto di trasportare greggio per le petroliere che battono bandiera europea, una misura proposta dalla Commissione che è andata a sbattere contro la minaccia di veto di Grecia, Cipro e Malta. Ma per l'embargo sul petrolio l'effetto sarebbe molto più dirompente. Il divieto di importazioni di greggio russo è la misura faro del sesto pacchetto. "Uno stralcio invierebbe un pessimo segnale", ha ammesso un altro diplomatico.

La Commissione lancia i Corridoi di solidarietà per il grano ucraino - La Commissione ieri ha lanciato un piano per cercare di aiutare l'Ucraina a sbloccare le sue esportazioni di cereali, dopo che la Russia ha bloccato i porti del Mar Nero da cui parte gran parte delle merci ucraine. La commissaria ai Trasporti, Adina Valean, ha annunciato la creazione di una piattaforma per mobilitare le capacità di trasporto su strada, ferrovia e fiumi e coordinare lo stoccaggio di grano con gli stati membri. Secondo Valean, ci sono "20 milioni di tonnellate di cereali stoccati nei silos" che "devono lasciare l'Ucraina nei prossimi tre mesi", quando ci sarà il prossimo raccolto. Il piano della Commissione - chiamato "Corridoi di solidarietà per aiutare l'Ucraina" - prevede materiale rotabile, navi e autocarri aggiuntivi (per il trasporto delle merci), terminali di trasbordo (per esportare nel resto del mondo), flessibilità doganali (per accelerare le procedure alla frontiera). La stessa Valean ha riconosciuto che "si tratta di una sfida gigantesca, per la quale è essenziale coordinare e ottimizzare le catene logistiche, creare nuove rotte ed evitare, per quanto possibile, le strozzature".

Borrell vuole altri 500 milioni per le armi all'Ucraina - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha chiesto agli stati membri altri 500 milioni di euro per finanziare le forniture di armi all'Ucraina, portando lo stanziamento complessivo della Peace Facility dell'Ue dall'inizio della guerra a 2 miliardi. Lo scoop è di Bloomberg. Alcuni stati membri hanno sollevato obiezioni, in gran parte di carattere procedurale (la Germania deve passare dal Bundestag). Ma un annuncio ufficiale potrebbe arrivare dalla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue di lunedì. Sul Foglio Jean-Pierre Darnis ha intervistato Jean-Louis Bourlanges: il presidente della commissione Affari esteri dell'Assemblea francese spiega perché il conflitto è una sveglia per gli europei, fino poco tempo fa convinti che la caduta del Muro avesse inaugurato un'era di pace.

Vestager abbandona gradualmente gli aiuti di stato Covid - La Commissione ieri ha annunciato l'eliminazione graduale degli aiuti di stato legati all'emergenza Covid-19 previsti dal quadro temporaneo adottato il 19 marzo 2020 (e modificato più volte fino all'ultima versione del 18 novembre 2021). La flessibilità introdotta non sarà prorogata oltre le attuali scadenze (il 30 giugno 2022 per la maggior parte degli strumenti; il 31 dicembre 2022 e 2023 per il sostegno agli investimenti e alla solvibilità). "Fin dall'inizio della pandemia, il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato legato all'emergenza Covid ha consentito agli Stati membri di sostenere in modo tempestivo, mirato e proporzionato le imprese in difficoltà, preservando le condizioni di parità nel mercato unico e mantenendo condizioni orizzontali valide per tutti”, ha detto la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager. La Commissione ha adottato oltre 1.300 decisioni nel contesto della pandemia e ha approvato circa 950 misure nazionali per un importo totale di aiuti di stato stimato a quasi 3.200 miliardi di euro. Tuttavia, stando ai dati forniti dagli stati membri, tra la metà di marzo 2020 e la fine di giugno 2021, la spesa effettiva è stata di 730 miliardi di euro.

La Corte condanna l'Italia sulla qualità dell'aria - La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha condannato l'Italia per aver violato le regole sulla qualità dell'aria, nell'ambito di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione per non aver rispettato gli obblighi sui valori limite annuali fissati per il biossido d’azoto (NO2). Secondo i giudici di Lussemburgo, l'Italia ha omesso di provvedere al contenimento dei valori limite annuali di NO2, malgrado il superamento sistematico e continuativo in diverse zone del paese (dalla pianura padana fino a Catania). Inoltre, l'Italia non ha adottato dal 2010 le misure atte a garantire il rispetto del valore limite annuale di NO2, in particolare i piani relativi alla qualità dell’aria per limitare al periodo più breve possibile il superamento della soglia limite.

 


Accade oggi in Europa

– Consiglio europeo: il presidente Michel visita Hiroshima in Giappone

– Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell partecipa alla riunione dei ministri degli Esteri del G7 a Berlino

– Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita in Estonia

– Commissione: il vicepresidente Timmermans partecipa all'evento dell'Ance "Parma 2022 com'è bella la città"

– Commissione: la vicepresidente Suica in visita a Sorrento

– Consiglio: riunione del Coreper

– Eurostat: dati sulla produzione industriale a marzo del 2022; dati sull'eccesso di mortalità fino a marzo del 2022