Europa Ore 7

Le proposte di Draghi e le probabilità di successo

Von der Leyen riserva il pacchetto di sanzioni per il Parlamento, Putin chiede a Macron di smettere di fornire armi e Donohoe vuole un accordo a giugno sull'Unione bancaria. L'Ecofin approva i piani di Recovery di Svezia e Bulgaria

David Carretta

Il premier italiano ha toccato tutte (o quasi) le corde giuste nel suo discorso davanti al Parlamento europeo. Un intervento incentrato su due temi: federalismo pragmatico e federalismo ideale

Abolizione del veto per gli stati membri, riforma dei trattati, uso del debito comune per aiutare gli stati membri a far fronte alle difficoltà provocate dalla guerra di Vladimir Putin in Ucraina: il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri ha toccato tutte (o quasi) le corde giuste nel suo discorso davanti al Parlamento europeo. Un discorso incentrato su due temi: federalismo pragmatico e federalismo ideale. Il primo – il federalismo pragmatico – deve servire a gestire “tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza”, ha spiegato Draghi. Il secondo – il federalismo ideale – serve a difendere “i nostri valori europei di pace, di solidarietà, di umanità” che “mai come ora” sono stati minacciati. Abbiamo ascoltato Draghi e letto le undici pagine del suo discorso, denso di proposte concrete per l'immediato e il medio periodo. Ecco le idee che ci hanno colpito di più e le possibilità che vadano in porto.

La transizione climatica e digitale, il post pandemia e la somma delle crisi legate alla guerra "ci impone un’accelerazione decisa nel processo di integrazione", ha detto Draghi, lanciando un invito: "Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia". E' stato uno dei passaggi più applauditi dai deputati. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha terminato i suoi lavori. Il Parlamento voterà una risoluzione per aprire il cantiere della riforma dei trattati con la convocazione di una Convenzione. Al di là dell'entusiasmo dentro la plenaria di Strasburgo, alcuni governi (in particolare nei paesi dell'est) sono contrari. Altri temono il rischio di bocciature referendarie. Tuttavia le condizioni politiche a Parigi e Berlino non sono mai state così favorevoli. Emmanuel Macron è stato appena rieletto. Il governo di Olaf Scholz accetta il principio di una revisione dei trattati nel suo programma. Se non ora, quando? Probabilità: media.

Con la guerra di Putin la politica estera e di sicurezza è una priorità. "La costruzione di una difesa comune deve accompagnarsi a una politica estera unitaria, e a meccanismi decisionali efficaci”, ha detto Draghi: “Dobbiamo superare il principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati". Anche questo passaggio del discorso è stato molto applaudito. Ma dentro il Consiglio europeo quasi nessuno vuole cancellare l'unanimità in politica estera. Lo stesso presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è lanciato in una difesa spassionata del diritto di veto perché, pur complicando il processo decisionale, fa sì che gli stati membri si assumano la responsabilità delle decisioni che prendono. L'unanimità è stata informalmente ampliata ad altri settori, come la riforma delle regole di Dublino, con la decisione politica di avanzare solo per consenso. Probabilità: quasi nulla. Per contro, un'altra proposta immediata di Draghi potrebbe andare in porto. Il presidente del Consiglio, spiegando che “la nostra spesa in sicurezza è circa tre volte quella della Russia, ma si divide in 146 sistemi di difesa”, ha chiesto di "convocare una conferenza per razionalizzare e ottimizzare gli investimenti" nella difesa. Probabilità: alta.

Legato alla guerra in Ucraina è anche il tema dell'allargamento. Draghi ha lanciato un appello a non avere paura: "La piena integrazione dei paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo. È parte della sua realizzazione”. L'Italia è favorevole “l'apertura immediata” dei negoziati con Albania e Macedonia del nord e un'accelerazione con Serbia e Montenegro. Soprattutto, "vogliamo l’Ucraina nell’Unione Europea”, ha ribadito Draghi. Probabilità: media per i Balcani occidentali, bassa per l'Ucraina. In un'intervista al Financial Times, il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha proposto una riforma dei trattati per avvicinare l'Ucraina, senza farla entrare.

Di fronte alla crisi energetica che si annuncia per la guerra di Putin, Draghi ha fatto autocritica a nome dell'Italia (la sua dipendenza da Mosca “è imprudente dal punto di vista economico, e pericolosa dal punto di vista geopolitico”) e chiesto “un profondo riorientamento geopolitico (dell'Ue) destinato a spostare sempre di più il suo asse strategico verso sud”. Draghi ha ribadito la proposta di “un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia”, che “consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie” e “di diminuire le somme che ogni giorno inviamo al presidente Putin e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare”. Probabilità: basse per il riorientamento a sud. Per contro, stanno salendo le quotazioni sul tetto al prezzo del gas, malgrado la continua opposizione di Germania e Paesi Bassi.

E chi paga la crisi? Draghi ha offerto una soluzione di compromesso tra chi vuole tutto (un altro Recovery fund di guerra dopo quello della pandemia) e chi non vuole niente. "Dobbiamo trovare subito soluzioni per proteggere le famiglie e le imprese dai rincari del costo dell’energia. Moderare le bollette e il prezzo dei carburanti è anche un modo per rendere eventuali sanzioni più sostenibili nel tempo", ha spiegato Draghi. Con Spagna e Francia, l'Italia "spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità” (probabilità basse nell'immediato, medie nel medio periodo). Ma la proposta più innovativa di Draghi è quella di ampliare la portata dello strumento SURE (inventato durante la pandemia per aiutare i paesi a pagare la cassa integrazione attraverso dei prestiti). L'obiettivo è "fornire ai paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l’impatto dei rincari energetici". Secondo Draghi, "il ricorso a un meccanismo di prestiti come SURE consentirebbe di evitare l’utilizzo di sovvenzioni a fondo perduto per pagare misure nazionali di spesa corrente". Allo stesso tempo, “in una fase di rialzo dei tassi d’interesse, fornirebbe agli Stati membri con le finanze pubbliche più fragili un’alternativa meno cara rispetto all’indebitamento sul mercato”. Probabilità: a prima vista bassa, ma grazie allo zampino di Paolo Gentiloni potrebbe diventare rapidamente alta.

Uno strumento come SURE – debito dell'Ue per fornire prestiti agli stati membri – è stato presentato come “win win” da Draghi: permetterebbe di “ampliare la portata degli interventi di sostegno e allo stesso tempo limitare il rischio di instabilità finanziaria”. Il presidente del Consiglio deve essersi già consultato con altri partner se si è spinto a dire che è una misura che “dovrebbe essere messa in campo in tempi molto rapidi, per permettere ai governi di intervenire subito a sostegno dell’economia”. E il Recovery fund 2.0? Vista la montagna di investimenti da fare per le transizioni climatica e digitale e per la difesa, Draghi vi ha dedicato un passaggio, ma molto breve e molto vago, consapevole che le probabilità nel breve periodo sono praticamente nulle. "Per quanto riguarda gli investimenti di lungo periodo in aree come la difesa, l’energia, la sicurezza alimentare e industriale, il modello è invece quello del Next Generation EU", ha detto Draghi.

Ma alla fine cosa sono il federalismo pragmatico e il federalismo ideale? “La risposta è che l'integrazione è la nostra migliore alleata”, ha detto Draghi nella replica dopo il dibattito con i capigruppo del Parlamento europeo. Federalismo pragmatico “significa che per tante di queste sfide l'unico modo è affrontarle insieme”. Ma “affrontarle insieme non significa solo finanziarle insieme. Affrontarle insieme, significa disegnarle insieme, sorvegliarle insieme, assicurarsi che i soldi siano ben spesi tutti insieme”. I draghisti più attenti ricorderanno i discorsi di Draghi alla fine del suo mandato come presidente della Banca centrale europea, quando chiedeva un salto federale per passare da un'Ue basata sulle regole a un'Ue basata sulle istituzioni. In una parola: un'Ue politica. Che però inevitabilmente passa da una riforma dei trattati.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 4 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Von der Leyen riserva il pacchetto di sanzioni per il Parlamento - La Commissione ieri ha discusso e approvato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, inviando nella notte la proposta agli stati membri per permettere agli ambasciatori dei ventisette di avere una prima discussione al Coreper di oggi. La sua presidente Ursula von der Leyen ha voluto tenere riservata la proposta per poterla illustrare al Parlamento europeo durante il dibattito di questa mattina in plenaria sulle conseguenze economiche e sociali della guerra. Bisogna aspettare ancora un paio d'ore dunque per i dettagli, in particolare sui tempi precisi dell'embargo sul petrolio e sulle esenzioni per l'Ungheria e la Slovacchia. Ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si è detto fiducioso che i governi "imporranno in modo imminente ulteriori sanzioni, in particolare sul petrolio russo". Michel ha spiegato che "il nostro obiettivo è semplice: dobbiamo rompere la macchina da guerra russa".

Putin chiede a Macron di smettere di fornire armi - Dopo più di un mese senza parlarsi, ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avuto una conversazione telefonica di oltre due ore con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Ma il risultato è stato lo stesso dell'ultima telefonata: dialogo tra sordi. La frase politicamente più interessante si trova nel resoconto del Cremlino: Putin ha chiesto a Macron che gli occidentali smettano di fornire armi all'Ucraina per porre fine alle atrocità. Il Foglio spiega che è una conferma che l'obiettivo russo è la capitolazione dell'Ucraina, ma anche un'ammissione di debolezza di Putin sul fatto che l'assistenza militare occidentale sta consentendo all'Ucraina di resistere all'aggressione. Sempre sul Foglio Cecilia Sala racconta quello che succede a Lyman, nella base sotterranea con il comandante che difende il Donbas, dove i russi bombardano tutto il giorno per provocare un'esondazione, intrappolare gli ucraini nelle posizioni di difesa e colpirli alle spalle.

Donohoe vuole un accordo a giugno sull'Unione bancaria - “Non risparmierò alcuno sforzo da qui a giugno per cercare di fare questi progressi e per cercare di raggiungere un accordo”, ha detto ieri il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, dopo la prima discussione con i ministri delle Finanze sulla creazione di un Fondo europeo di garanzia sui depositi per completare l'Unione bancaria. A giugno ci sarà l'Eurosummit, durante il quale i capi di stato e di governo dovrebbero dare il via libera al piano di Donohoe. Sempre che i ministri trovino un'intesa. Ma lo stesso Donohoe, ieri ha riconosciuto che alcuni hanno espresso delle critiche su aspetti specifici del suo piano. Durante la riunione in teleconferenza, il presidente dell'Eurogruppo ha presentato una serie di slide, compreso una presentazione dei benefici di un accordo (stabilità finanziaria rafforzata, settore bancario più efficiente, risultati su impegni presi sul terzo pilastro dell'Unione bancaria) e dei costi dell'inazione (sentimento economico negativo, banche europee che perdono terreno su quelle americano, danni per la credibilità dell'Ue). Donohoe è sembrato escludere modifiche significative al suo piano (che avete potuto leggere in anteprima qui lunedì). “Ogni cambiamento significativo al piano probabilmente porterebbe a cambiare l'equilibrio che c'è e renderebbe più difficile un accordo, ha detto Donohoe: “Il margine di manovra per cambiamenti è molto piccolo”.

L'Ecofin approva i piani di Recovery di Svezia e Bulgaria - In una riunione in teleconferenza dell'Ecofin, ieri i ministri delle Finanze dell'Ue hanno approvato i piani nazionali di ripresa e resilienza di Bulgaria e Svezia, sbloccando lo stanziamento dei fondi del Recovery fund per i due paesi. Il piano di Recovery della Bulgaria prevede 6,3 miliardi di euro di sovvenzioni: il 58,9 per cento della dotazione totale andrà a obiettivi climatici e il 25,8 per cento alla transizione digitale. Il piano per la ripresa e la resilienza della Svezia ammonta a 3,3 miliardi di euro di sovvenzioni: il 44,4 per cento andrà alla transizione climatica e il 20,5 per cento agli obiettivi digitali. Bulgaria e Svezia non potranno beneficiare della quota di prefinanziamento. I futuri esborsi saranno effettuati una volta che i due stati membri avranno conseguito target e milestone (obiettivi e traguardi) previsti per investimenti e riforme.

La disoccupazione scende al 6,8 per cento - A marzo il tasso di disoccupazione nell'area euro è sceso al 6,8 per cento dal 6,9 per cento di febbraio e dal 8,2 per cento del marzo dello scorso anno, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nell'Ue a 27, il tasso di disoccupazione è calato al 6,2 per cento contro il 6,3 per cento di febbraio e il 7,5 per cento del marzo del 2021. Sia per la zona euro sia per l'Ue si tratta del tasso più basso mai registrato. La disoccupazione giovanile si è attestata al 13,9 per cento sia nell'area euro sia nell'Ue.

Impennata dei prezzi della produzione industriale - Tra febbraio e marzo i prezzi della produzione industriale sono cresciuti del 5,3 per cento nell'area euro e del 5,4 per cento nell'Ue a 27, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Su base annuale l'incremento è rispettivamente del 36,8 per cento e 36,5 per cento. A incidere di più sul dato di marzo rispetto a quello di febbraio per l'area euro sono i prezzi del settore dell'energia (più 11,1 per cento), seguito dai beni intermedi (2,8 per cento) e dei beni di consumo non durevoli (2,4 per cento). Gli incrementi mensili maggiori sono stati registrati in Irlanda (+36,1 per cento), Grecia (+8,8 per cento) e Portogallo (+8,4 per cento). Per l'Italia l'aumento dei prezzi della produzione industriale di marzo è stato più contenuto della media della zona euro, fermandosi al 4,7 per cento.

Pareggio commerciale (o quasi) per l'Ue sull'high tech - Nel 2021 l'Unione europea ha importato prodotti high tech per 391,9 miliardi di euro contro 385,1 miliardi di esportazioni, registrando un deficit commerciale di 6,8 miliardi per il settore, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Secondo l'ufficio statistico dell'Ue, tra il 2011 e il 2021, le importazioni e le esportazioni extra-Ue dei prodotti high-tech sono cresciute a ritmi simili. Il principale fornitore dell'Ue è la Cina (38 per cento delle importazioni), seguita da Stati Uniti (19 per cento) e Svizzera (8 per cento. Per la cina i principali prodotti sono elettronica usata per le telecomunicazioni, mentre per Stati Uniti e Svizzera sono prodotti legati a aerospaziale e farmaceutica. La principale destinazione dei prodotti high tech dell'Ue sono gli Stati Uniti (25 per cento), seguiti dalla Cina (12 per cento) e dal Regno Unito (10 per cento). In termini di categorie dei prodotti, gli Stati Uniti importano dall'Ue principalmente farmaceutici, mentre Cina e Regno Unito elettronica per le telecomunicazioni, computer e macchine da ufficio.

Una maggioranza risicata al Parlamento per le liste transnazionali - Come nel 2018, quando venne bocciata in plenaria, la proposta di liste transnazionali per le elezioni europee non piace a tutti dentro il Parlamento europeo. Ieri i deputati hanno approvato una risoluzione definita “storica” da molti, in cui si chiede una riforma della legge elettorale dell'Ue per convertire 27 distinte elezioni nazionali, con norme proprie, in un'unica elezione europea. Il testo include la creazione di una circoscrizione unica europea per eleggere 28 eurodeputati. Ma la relazione di iniziativa legislativa è stata approvata con appena 323 voti a favore, 262 contro e 48 astensioni, mentre la risoluzione politica di accompagnamento con 331 voti favorevoli, 257 contrari e 52 astensioni. Non è nemmeno la maggioranza assoluta del Parlamento europeo. Il testo è stato sostenuto dai gruppi di centrosinistra, con alcuni voti in dissenso. Per contro gran parte del Ppe e i gruppi euroscettici o di estrema destra hanno votato contro. Le altre proposte per "europeizzare" le elezioni prevedono il 9 maggio come data comune per le elezioni europee, il diritto di candidarsi alle elezioni per tutti gli europei a partire dai 18 anni, una soglia elettorale minima obbligatoria del 3,5% per le circoscrizioni con 60 o più seggi, pari accesso alle elezioni per tutti i cittadini (compresi quelli con disabilità) e l'opzione del voto per posta. Inoltre, la risoluzione prevede di garantire ai cittadini il diritto di votare per il Presidente della Commissione nel quadro del sistema dello Spitzenkandidat mediante le liste paneuropee. Si prevede infine la creazione di una nuova Autorità elettorale europea che supervisioni il processo e assicuri la conformità con le nuove norme. E' molto improbabile che gli stati membri accettino questa proposta del Parlamento europeo. Almeno prima delle elezioni europee del 2024.

La Commissione lancia lo spazio europeo dei dati sanitari - La Commissione ieri ha presentato il suo progetto di spazio europeo dei dati sanitari, che dovrebbe consentire a tutti di usare i propri dati anche in altri stati membri, promuovendo un mercato unico dei servizi e dei prodotti digitali in campo sanitario. Come si chiamerà? Con un altro orribile acronimo: EHDS per European Health Data Space. “Oggi poniamo le fondamenta di un accesso sicuro e affidabile ai dati sanitari nel pieno rispetto dei valori fondamentali su cui poggia l'Ue”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas. "Oggi erigiamo un altro pilastro dell'Ue della salute”, ha spiegato la commissaria responsabile, Stella Kyriakides. Grazie all'EHDS dovrebbe essere possibile accedere immediatamente e con facilità ai propri dati in formato elettronico, gratuitamente. Sarà più facile condividere tali dati con altri professionisti del settore sanitario. Secondo la proposta della Commissione, i cittadini deterranno il pieno controllo sui propri dati e potranno aggiungere informazioni, correggere i dati errati, limitare l'accesso di terzi e ricevere informazioni sul modo in cui i loro dati sono utilizzati e sulle finalità. Gli stati membri provvederanno affinché le anamnesi, le ricette elettroniche, i referti di diagnostica per immagini e i materiali di supporto, i referti di laboratorio e le note di dimissione siano rilasciati ed accettati in un formato comune europeo.

Il Parlamento manda un altro deputato del Ppe alla Corte dei conti dell'Ue - Il Parlamento europeo ieri ha dato il via libera alla nomina del cipriota Lefteris Christoforou e del maltese George Marius Hyzler come membri della Corte dei conti dell'Ue per un mandato di sei anni. Se Hyzler ha un curriculum relativamente tecnico (è il Commissario per gli standard nella vita pubblica di Malta), quello di Christoforou è tutto politico, dato che è deputato del Partito popolare europeo. La scelta mostra la crescente politicizzazione della Corte dei conti dell'Ue. Del resto, anche il suo attuale presidente, il tedesco Klaus-Heiner Lehne, è un ex deputato del Ppe.

EuroNomine - Il collegio dei commissari ieri ha proceduto a una serie di nomine ai vertici dell'amministrazione della Commissione. Il greco Thomas Skordas è stato nominato come vice direttore generale nella Direzione generale per le Reti di comunicazione, i contenuti e la tecnologia (DG Connect). L'estone Julia Laffranque è stata nominata come Controllore delle garanzie procedurali per le inchieste condotte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf). Il francese Pierre Loaëc è stato nominato capo della rappresentanza regionale della Commissione a Marsiglia

 


Accade oggi in Europa

– Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulle conseguenze sociali ed economiche della guerra della Russia in Ucraina, sul discarico del bilancio 2020, sull'uso dello spyware Pegasus, sulle violazioni dei diritti umani in Turchia, Cina e Cambogia, sul rapporto annuale della concorrenza, sui sussidi stranieri distorsivi)

– Consiglio europeo: il presidente Michel in Moldavia incontra la presidente, Maia Sandu

– Consiglio: riunione del Coreper

– Banca centrale europea: riunione di politica non monetaria del Consiglio dei governatori

– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sugli aiuti di stato alla compagnia aerea Tarom

– Eurostat: dati sul commercio al dettaglio a marzo; dati sulla produzione nei servizi a febbraio; dati sull'asilo nel 2021