Europa Ore 7

Dilemma Bce tra guerra in Ucraina e guerra all'inflazione

L'Amministrazione Biden in soccorso di Berlino sull'embargo mentre Macron non vuole seguirla sul genocidio. L'Ue da mandato alla sua missione in Ucraina di indagare sui crimini, l'Osce accusa la Russia di violazioni del diritto umanitario e la Svezia chiederà in giugno di entrare nella Nato

David Carretta

Con Eurostat che ha pubblicato una stima flash di 7,5 per cento di inflazione a marzo, i falchi hanno il vantaggio sulle colombe. Ma il conflitto russo-ucraino rende il dilemma della Banca centrale europea ancor più complicato

Il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea oggi non dovrebbe prendere decisioni immediate sulla politica monetaria, ma le parole di Christine Lagarde al termine della riunione avranno un forte impatto sui mercati finanziarie e, probabilmente, anche sulle scelte che faranno i governi per rispondere alla guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina. In effetti la Bce si ritrova tra l'incudine del rischio recessione provocato dal conflitto ucraino e il martello di un'inflazione che ha raggiunto record mai visti dalla creazione della moneta unica. Peggio. Con i suoi attuali strumenti, la Bce si ritrova a corto di opzioni, salvo riuscire a dare nuovamente prova di creatività per adattarli alla nuova situazione. Economisti e osservatori scommettono che Lagarde annuncerà il “wait and see”. Ma già nella riunione di marzo le loro previsioni erano state smentite, quando la presidente della Bce ha annunciato con grande chiarezza la volontà di andare avanti nella normalizzazione per combattere l'inflazione.

Lagarde ha già detto che la normalizzazione della politica monetaria e la lotta all'inflazione passano da un'interruzione degli acquisti di titoli pubblici, seguito a stretto giro da un rialzo dei tassi di interesse. La discussione all'ultima riunione di marzo tra falchi e colombe aveva segnato una spaccatura dentro al Consiglio. Alcuni governatori avevano chiesto di fissare una data per la fine degli acquisti di titoli pubblici e un annuncio esplicito sul rialzo dei tassi di interessi nel terzo trimestre dell'anno per reagire all'impennata dell'inflazione. Ma un'altra parte del Consiglio dei governatori si era opposta perché “passi forti sono ancor meno giustificati” che nella situazione pre guerra in Ucraina. Nei giorni seguenti alla riunione del 9 e 10 marzo, si è assistito al solito dibattito a distanza tra i due campi. Alcuni falchi hanno chiesto di anticipare l'interruzione degli acquisti di titoli. Alcune colombe hanno risposto che non si può escludere una revisione al ribasso delle previsioni di inflazione di medio termine.

Con Eurostat che ha pubblicato una stima flash di 7,5 per cento di inflazione a marzo, i falchi hanno il vantaggio sulle colombe. Ma la guerra rende il dilemma della Bce ancor più complicato. Alzare rapidamente i tassi, senza avere alcun controllo sui fattori legati all'offerta che incidono sull'inflazione, potrebbe piombare ulteriormente la crescita economica, che sta già decelerando pesantemente nella zona euro. Interrompere gli acquisti di titoli farebbe salire ulteriormente rendimenti e spread, nel momento in cui i governi sono di fronte alla necessità di ricorrere nuovamente all'indebitamento per aiutare imprese e famiglie a far fronte all'aumento della bolletta. Se l'Ue dovesse decidere un embargo su gas e petrolio contro la Russia, il costo per le finanze pubbliche aumenterebbe ulteriormente. Il Kiel Institute for the World Economy ha stimato per la Germania una recessione del 2,2 per cento e una perdita di 400 mila posti di lavoro.

Sul Financial Times, l'ex capo del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Reza Moghadam, vede tre scenari possibili per la Bce. Il primo è di accelerare la normalizzazione, con tassi e spread più alti. "Questa strategia potrebbe funzionare, ma solo finché" Mario Draghi rimane a capo del governo di unità nazionale in Italia come "ancora della stabilità europea". Il secondo è che la Bce abbandoni la scelta di mettere fine al programma di acquisti prima di alzare i tassi per continuare a intervenire sugli spread. "Acquisti moderati di attività, per esempio 20-30 miliardi di euro al mese, possono essere sufficienti per mantenere la stabilità dei mercati obbligazionari, consentendo al contempo un netto inasprimento delle condizioni monetarie", spiega Reza Moghadam. Il terzo è il meno probabile: i governi della zona euro dovrebbero sollevare la Bce dal compito di tenere a bada gli spread con uno "strumento fiscale centralizzato" come il Recovery fund. Secondo Reza Moghadam, questa sarebbe la scelta economicamente più intelligente. Ma è anche la meno probabile, data l'ostilità di diverse capitali del nord a scegliere la strada dell'unione fiscale.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 14 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

L'Amministrazione Biden in soccorso di Berlino sull'embargo - L'ambasciatrice degli Stati Uniti in Germania, Emily Haber, ieri è volata in soccorso del governo di Olaf Scholz sull'embargo su petrolio e gas dalla Russia, difendendo le ragioni di Berlino sulle conseguenze economiche di uno stop totale di tutte le importazioni di combustibili fossili russi. In un lungo thread su Twitter, Haber ha detto di "comprendere" le richieste di un embargo alla luce delle "atrocità della guerra russa". Ma c'è già stato un cambiamento maggiore nella politica estera, di sicurezza ed energetica della Germania rispetto ai "principi" del passato: ora la Germania "sta esportando armi in Ucraina, investendo massicciamente nella difesa, decidendo di tagliare completamente le importazioni energetiche russe e a velocità spericolata il petrolio entro la fine dell'anno", ha spiegato Haber. Secondo l'ambasciatrice americana, un embargo immediato "causerebbe una perturbazione massiccia e istantanea" per l'economia tedesca con effetti ben oltre la Germania. Per contro,  "non sarebbe chiaro l'effetto" di un embargo "sulla guerra di Putin" perché la sua logica non si basa su "un'analisi classica costi-benefici". Per Haber "la potenza economica occidentale era stata una ragione chiave" della vittoria nella Guerra fredda. "La nostra capacità collettiva di proiettare potenza, di fornire risultati come democrazie e di aiutare l'Ucraina a ricostruirsi, dipende da questo".

Macron non vuole seguire Biden sul genocidio - Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha rifiutato di qualificare i massacri compiuti dalla Russia in Ucraina come un “genocidio”, come ha fatto il presidente americano, Joe Biden. Intervistato da France 2, Macron ha spiegato di essere contro una “escalation delle parole” e di voler restare “prudente con i termini”. Secondo il presidente francese, la Russia ha lanciato “in modo unilaterale una guerra brutale” e “ora è appurato che dei crimini di guerra sono stati commessi dall'esercito russo”. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha invece applaudito all'uso del termine genocidio da parte di Biden, spiegando che sono “le vere parole di un vero leader” perché “chiamare le cose con il loro nome è essenziale per opporsi al male”. Non è la prima volta che Macron prende le distanze da Biden. A fine marzo il presidente francese aveva denunciato “l'escalation delle parole”, quando il presidente americano aveva definito Putin un “macellaio”. Nel frattempo, in una visita a Bucha, il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha definito l'Ucraina una "scena del crimine". Khan ha spiegato di avere "buone ragioni di pensare che vengono commessi dei crimini che rilevano della competenza della Corte". Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega perché è giusto chiamare le cose con il loro nome nella guerra di Putin, compreso il termine genocidio.

L'Ue da mandato alla sua missione in Ucraina di indagare sui crimini - Il Consiglio dell'Ue ieri ha deciso di modificare il mandato della missione dell'Ue di assistenza per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina per facilitare le indagini e il perseguimento di crimini internazionali commessi nel contesto dell'aggressione militare della Russia. La missione "EUAM Ucraina" fornirà alle autorità ucraine consulenza strategica e formazione, potrà donare fondi o attrezzature e garantirà una stretta cooperazione con la Corte penale internazionale e con Eurojust. "EUAM Ucraina" è una missione civile non esecutiva istituita il 22 luglio 2014 il cui obiettivo generale è sostenere l'Ucraina nello sviluppo di servizi di sicurezza rafforzando lo stato di diritto.

L'Osce accusa la Russia di violazioni del diritto umanitario - In un rapporto di 99 pagine, una missione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha denunciato “chiari disegni di violazioni del diritto internazionale umanitarie” da parte della Russia nella sua guerra contro l'Ucraina. Se le forze russe “avessero rispettato i loro obblighi in termini di distinzione, proporzionalità e precauzioni negli attacchi e riguardo a soggetti protetti in modo speciale come gli ospedali, il numero di civili uccisi o feriti sarebbe rimasto molto inferiore", si legge nel rapporto. Secondo la missione dell'Osce, inoltre, la Russia “viola il diritto internazionale umanitario dell'occupazione militare”. Il rapporto include “prove credibili che suggeriscono che tali violazioni riguardanti anche i diritti umani più fondamentali (diritto alla vita, divieto di tortura e altre pene e trattamenti inumani e degradanti) sono state commesse per lo più nelle aree sotto l'effettivo controllo di Russia o entità sotto il controllo generale della Russia”. Infine, “ci sono forti indicazioni che crimini contro l'umanità commessi dalle forze russe potrebbero essersi verificati a seguito di attacchi diffusi o sistematici diretti contro la popolazione civile”. Il rapporto cita in particolare “uccisioni mirate, sparizioni forzate o rapimenti di civili, inclusi giornalisti e funzionari locali”. Ogni singolo atto violento di questo tipo commesso consapevolmente “costituirebbe un crimine contro l'umanità". In un editoriale Il Foglio spiega che quelli di Putin sono i crimini di un macellaio.

Per Duda quello di Putin è terrorismo - Il presidente polacco, Andrzej Duda, ieri ha detto che quella di Vladimir Putin "non è una guerra. E' terrorismo. Se qualcuno invia degli aerei e dei soldati a bombardare zone residenziali e a uccidere dei civili, non è la guerra. E' la crudeltà, il banditismo, il terrorismo", ha spiegato Duda. Il presidente polacco ieri era a Kyiv con i suoi omologhi di Lettonia, Lituania ed Estonia. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha negato di aver rifiutato di accogliere il tedesco Frank-Walter Steinmeier. "Né io in quanto presidente, né il nostro ufficio ha ricevuto ufficialmente una richiesta da parte del presidente tedesco o della presidenza tedesca su questa visita in Ucraina", ha detto Zelensky.

La Svezia chiederà in giugno di entrare nella Nato - Il governo di Sanna Marin in Finlandia ieri ha presentato al Parlamento il libero bianco che servirà da base per il dibattito sull'adesione alla Nato. La domanda dovrebbe essere presentata tra maggio e giugno in vista del vertice dell'Alleanza atlantica che si terrà a Madrid il 29 e 30 giugno. La Finlandia prenderà la sua decisione “di qui a qualche settimana”, ha detto ieri Marin, spiegando che “non c'è altro modo di avere garanzie di sicurezza che nel quadro della difesa e della dissuasione comune come quelle che sono garantite dall'articolo 5 della Nato”. Secondo diversi quotidiani svedesi, la Svezia dovrebbe fare altrettanto e con la stessa tempistica. Il primo ministro, Magdalena Andersson, che ieri ha incontrato Marin, avrebbe già deciso di andare a braccetto con la Finlandia per entrare nella Nato. Il suo partito socialdemocratico terrà un incontro il 24 maggio per formalizzare il sostegno dell'adesione all'Alleanza atlantica. La rottura con lo status di non allineato, difeso da Olof Palme, potrebbe essere a un passo. Lunedì il partito socialdemocratico ha lanciato un dialogo interno sulla sicurezza della Svezia. Sul Foglio Luciano Bozzo spiega perché la guerra in Ucraina ha cambiato le cose in Finlandia sulla Nato.

Le Pen vuole un riavvicinamento con Putin - Marine Le Pen ieri ha tenuto una conferenza stampa per presentare la sua visione della diplomazia e della politica estera. Nessuna sorpresa, se non i richiami a un progetto Global Britain versione francese (un altro indizio della sua volontà di fare una Frexit nascosta). "La Francia non è una nazione media, ma una grande potenza che conta ancora", ha dichiarato Le Pen, vantando "indipendenza" e "equidistanza". Le Pen ha detto di voler realizzare un "riavvicinamento strategico tra la Nato e la Russia", quando la guerra "sarà conclusa e sarà stata risolta da un trattato di pace".

L'ouverture di Macron a caccia degli elettori di Mélenchon - Emmanuel Macron si è detto disponibile ad aprire il suo governo a tutti quelli che vorranno lavorare con lui e a fare delle concessioni sulla riforma delle pensioni, nel tentativo di recuperare gli elettori di Jean-Luc Mélenchon in vista del ballottaggio con Marine Le Pen il 24 aprile. "Ho un progetto" e "tutti quelle e quelli che aderiscono, che sono pronti ad agire al mio fianco, li assocerò in seno al governo", ha detto Macron. Nei prossimi giorni, il presidente uscente dovrebbe presentare delle proposte sull'ecologia ispirate da Mélenchon e dal candidato dei Verdi, Yannick Jadot. Sul Foglio Mauro Zanon spiega i dettagli del cambio di linea di Macron sulle pensioni per correre dietro alla gauche.

Johnson perde un membro del governo per la multa del Partygate - Un esponente del governo di Boris Johnson, il sottosegretario alla Giustizia Lord David Wolfson, ha dato le dimissioni per protestare contro "il contesto e la natura" delle violazioni delle regole sui lockdown emerse nel Partygate a Downing Street. Lord Wolfson ha accusato esplicitamente il premier Johnson per le sue dimissioni. "Non è solo una questione di ciò che è accaduto a Downing Street, o la sua stessa condotta. E' anche, e forse ancora di più, la risposta ufficiale che c'è stata", ha scritto Lord Wolfson. A proposito, oggi è giovedì e sul Foglio esce il nuovo numero della rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano tutto sul Boris Johnson di guerra e di feste scandalose.

La Commissione ha versato 21 miliardi dal Recovery all'Italia - “Buone notizie per l'Italia: il primo pagamento di Next Generation Eu – 21 miliardi di euro per l'Italia – è in corso”, ha scritto ieri su Twitter, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, facendo i “complimenti all'Italia”. Secondo von der Leyen, il Recovery fund “è l'opportunità di una generazione”. Una portavoce della Commissione ha spiegato che la prima tranche destinata all'Italia è composta di 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti, dopo la realizzazione di 51 target e milestone su “riforme e investimenti per trasformare l'Italia”. Le riforme riguardano soprattutto i settori “della giustizia, amministrazione pubblica e insegnamento superiore”, ha spiegato la portavoce. Gli investimenti sono concentrati “nella digitalizzazione delle imprese, nell'efficienza energetica e nella ristrutturazione degli immobili”.

La Commissione propone una Dop dei prodotti industriali e artigianali - La Commissione europea ieri ha presentato una proposta per proteggere la proprietà intellettuale dei prodotti artigianali e industriali sulla base dell'originalità e autenticità delle pratiche tradizionali regionali sul modello delle indicazioni geografiche usate per l'agricoltura. Il nuovo regolamento dovrebbe applicarsi a prodotti come il vetro di Murano, il tweed Donegal, la porcellana di Limoges e la ceramica di Boleslawiec. Secondo la Commissione, le regole daranno ai produttori la possibilità di proteggere i prodotti artigianali e industriali regionali a livello europeo e oltre. Le indicazioni geografiche dovrebbero permettere ai consumatori di riconoscere più facilmente la qualità di questi prodotti. I produttori dovranno presentare la domanda di indicazione di origine ad autorità designate dagli stati membri, che a loro volta chiederanno una valutazione e l'approvazione all'Ufficio dell'Ue per la proprietà intellettuale.

La Corte dei conti critica le nuove regole sul finanziamento degli europartiti - La Corte dei conti dell'Ue ieri ha pubblicato un parere sulla proposta della Commissione di nuove regole di finanziamento per i partiti politici europei. Secondo i giudici contabili, le nuove norme in generale permetterebbero di rendere i partiti e le fondazioni finanziariamente più sostenibili e ridurre la burocrazia. La Corte accoglie con favore le disposizioni volte a rafforzare la trasparenza dei finanziamenti, come le disposizioni sulla due diligence per le donazioni. Tuttavia, la Corte dei conti ha evidenziato diverse carenze su questioni quali il cofinanziamento dell'Ue (in particolare del 100 per cento nell'anno delle elezioni europee), il finanziamento di campagne referendarie nazionali e il rischio di ingerenze straniere. I giudici contabili dell'Ue hanno avanzato una serie di suggerimenti, chiedendo al Parlamento europeo e al Consiglio dell'Ue di prenderli in considerazione durante il negoziato sulle nuove norme.

 


Accade oggi in Europa

– Banca centrale europea: conferenza stampa della presidente Lagarde al termine della riunione del Consiglio dei governatori

– Eurostat: dati sul numero di voli commerciali a marzo del 2022