Europa Ore 7

L'istituzione dell'anno dell'Ue è...

Cosa ci apparecchia Macron da presidente dell'Europa; la Commissione vuole tre nuove risorse proprie; l'Ue verso la tassazione minima per le multinazionali. Gentiloni rassicurante sull'impatto Omicron sul pil e promette il primo esborso del Recovery in tre mesi

David Carretta

Occupandoci di Unione europea, abbiamo deciso di provare a lanciare il nostro di premio

Nel 1927 il magazine Time si inventò la persona dell'anno e ogni anno a dicembre tutti aspettano la sua copertina per sapere chi è il prescelto o la prescelta (l'ultimo è Elon Musk). L'Economist da qualche tempo assegna il premio di paese dell'anno che in questo 2021 è andato all'Italia. Europa Ore 7 è molto più modesta, ma occupandoci di Unione europea abbiamo deciso di provare a lanciare il nostro di premio: l'istituzione dell'anno dell'Ue! Consiglio Europeo? Consiglio dell'Ue? Commissione? Parlamento? Comitato economico e sociale o quello delle regioni? Banca centrale europea? Il numero di istituzioni ufficiali, semi ufficiali e non ufficiali non smette di allargarsi. Ciascuna gioca un ruolo piccolo o grande. Alcune hanno enorme influenza, altre non contano nulla. Il criterio per attribuire il premio è semplice: qual è l'istituzione che ha fatto di più per l'Ue nel corso degli ultimi 12 mesi?

 

Questo 2021 è stato segnato dalla ripresa post pandemia, malgrado le tre ondate di Covid-19 in primavera, autunno e inverno. Le varianti Beta, Delta e Omicron continuano a mettere a dura prova l'Ue. Ma la Commissione – in particolare il capo della Direzione generale salute, Sandra Gallina – merita una menzione per il successo della sua strategia sull'acquisto e la fornitura di vaccini. Nonostante qualche intoppo iniziale, le critiche assassine del primo trimestre dell'anno si sono rivelate totalmente ingiustificate. A fine 2021 l'Europa è il continente con il più alto tasso di vaccinazione al mondo, ci sono dosi sufficienti per i richiami e, a differenza di Stati Uniti o India, l'Ue ha continuato a esportare vaccini in tutto il mondo (ed è anche in testa in termini di donazioni ai paesi a basso e medio reddito). La Commissione ha anche lanciato con successo il Recovery fund: l'intoppo maggiore sono Polonia e Ungheria, che non hanno ancora ricevuto fondi perché non vogliono rispettare le condizioni su stato di diritto, standard democratici e lotta alla corruzione.

 

Tuttavia in questo 2021 la leadership politica della Commissione si è dimostrata ancora una volta inefficace su diversi fronti, in particolare nel richiamare all'ordine i governi che violano le regole dell'Ue. A Ursula von der Leyen non piace il ruolo di guardiano dei trattati. Meglio i compromessi politici. Che però hanno un costo elevato per la costruzione comunitaria. Il Certificato Covid dell'Ue è stato messo in coma artificiale, dopo che sette paesi hanno preteso tamponi per i viaggiatori vaccinati. Il conflitto con Polonia e Ungheria è irrisolto, malgrado diversi tentativi di compromesso e continui rinvii sull'applicazione del meccanismo di condizionalità. La decisione su gas e nucleare nella tassonomia è stata rinviata all'infinito, nonostante l'urgenza di fornire chiarezza a stati membri e investitori su quali sono gli investimenti considerati come compatibili con il Green deal.

 

Né il Parlamento europeo, né il Consiglio europeo in questo 2021 meritano il premio di istituzione dell'anno. Forse nemmeno una menzione. Dall'inizio della pandemia, il Parlamento europeo ha avuto un ruolo molto marginale nella gestione degli affari europei. La leadership emersa dalle elezioni del 2019 è particolarmente debole rispetto al passato e la probabile elezione di Roberta Metsola alla presidenza al posto di David Sassoli non cambierà la qualità della leadership. Ma le cose potrebbero andare meglio nel 2022, quando il Parlamento europeo giocherà un ruolo decisivo su alcune proposte legislative chiave. Ha già iniziato a farlo con il Digital Markets Act con il voto alla plenaria di dicembre. La prossima tappa è il Digital Services Act. E poi l'ondata di provvedimenti di “Fit for 55”, il pacchetto per realizzare gli obiettivi del Green deal.

 

“Fit for 55” rischia invece di diventare la bomba a scoppio ritardato per il Consiglio europeo. Dato che i loro ministri non riescono trovare una direzione comune, i capi di stato e di governo potrebbero essere costretti a mettersi a negoziare dettagli tecnici su provvedimenti complicatissimi. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha cercato di mettere un po' di ordine tra i leader, adottando un programma di lavoro e un'agenda per i loro incontri. Ma le urgenze interne del momento prendono sempre il sopravvento (l'ultimo caso è stato lo scontro al vertice di dicembre sull'energia). Per contro i grandi dossier strategici (a partire dalle relazioni con Cina e Russia) sono quasi sempre passati in secondo piano. L'interrogativo è se l'uscita di scena di Angela Merkel cambierà le cose: il quadriumvirato Olaf Scholz, Emmanuel Macron, Mario Draghi e Mark Rutte darà un nuovo impulso al Consiglio europeo?

 

In attesa del Consiglio europeo, saremmo tentati di attribuire il premio di istituzione dell'anno al Coreper, l'organismo che riunisce gli ambasciatori degli stati membri presso l'Ue. Se avessimo inventato il premio nel 2020, lo avremmo fatto. Sconosciuto al grande pubblico, più opaco e segreto di qualsiasi altra istituzione, il Coreper con la pandemia è diventato il vero motore del processo decisionale dell'Ue e un centro di potere più forte di tutti gli altri. Tutti i dossier legislativi passano di lì, ma anche le grandi decisioni, come le trattative su Next Generation Eu. La Commissione von der Leyen non fa nulla senza prima aver consultato il Coreper. Quello è il luogo in cui, in modo molto diplomatico, avvengono anche i grandi scontri tra gli stati membri. Ma, grazie alla poca trasparenza, tutto o quasi rimane segreto.

 

E allora qual è l'istituzione che ha fatto di più per l'Ue nel corso degli ultimi 12 mesi? Per Europa Ore 7, la sfida esistenziale dell'Ue è lo stato di diritto. Il rispetto dei principi democratici e delle regole dell'Ue è sempre più messo in discussione non solo dai governi nazionalisti in Polonia e Ungheria, ma anche da paesi dell'Europa occidentale con democrazie più antiche. Anche la Commissione è sempre più incline a manipolare le regole per ragioni politiche. Quelle sulla concorrenza sono state usate come manganello contro i colossi del digitale americani, mentre non sono state applicate con rigore quando in gioco ci sono interessi politici nazionali dei governi (basti pensare ad Alitalia). La deriva di Polonia e Ungheria sullo stato di diritto si è accelerata per la passività dimostrata dalla Commissione von der Leyen.

 

Eppure c'è un'istituzione che, lontana da Bruxelles, ha continuato a difendere lo stato di diritto di fronte alla rimessa in discussione da parte di alcuni governi e istituzioni dell'Ue. E' la Corte di giustizia dell'Ue. Sentenza dopo sentenza, i giudici di Lussemburgo hanno ripetutamente condannato Polonia e Ungheria (ma anche la Romania e la Bulgaria) sullo stato di diritto, l'indipendenza dei giudici, i diritti dei richiedenti asilo, la libertà di insegnamento e molto altro. I grandi stati membri, come la Germania, non vengono risparmiati (anche se è più raro che la Commissione li porti davanti alla Corte). A inizio 2022, la Corte di giustizia si esprimerà sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che dovrebbe permettere di tagliare i fondi ai paesi che non rispettano i principi fondamentali (anche se solo per questioni legate al bilancio comunitario).

 

Nel 1979 erano stati i giudici di Lussemburgo a imporre agli stati membri di fare quello che avevano scritto nei trattati sulla libera circolazione delle merci con la sentenza “Cassis de Dijon”, dando un impulso decisivo alla Commissione di Jacques Delors. Nel 1964 erano stati sempre loro a affermare la primazia del diritto dell'Ue con la sentenza Costa-Enel. La primazia del diritto comunitario è alla base del funzionamento dell'Ue. Non a caso la Corte di giustizia dell'Ue è diventata il nuovo principale bersaglio di sovranisti e eurofobi, da Varsavia a Parigi e da Budapest a Roma, che vogliono smantellare la costruzione dall'interno dopo che hanno scoperto che i cittadini europei non ne vogliono sapere di uscire dall'Ue o dalla zona euro.

 

Senza la Corte di Lussemburgo e la primazia delle sue sentenze per dare uniformità all'applicazione del diritto comunitario, l'Ue smetterebbe di funzionare, perché ciascuno stato membro farebbe ciò che gli pare. Sarebbe il caos dei free rider e del gioco a somma zero. In questo senso, ogni sentenza della Corte dell'Ue è fondamentale, ancor più in questo 2021 nel quale la tentazione dei compromessi politici a danno delle regole è stata forte (se non prevalente). Alcune sentenze volte a preservare i sistemi democratici-liberali su cui si fonda l'Ue sono più importanti di altre. I giudici di Lussemburgo si sono dimostrati più testardi e determinati di altre istituzioni sullo stato di diritto. Lunga vita alla Corte di giustizia dell'Ue. E' lei l'istituzione dell'anno dell'Ue, sperando che Commissione e Consiglio vogliano fare altrettanto il prossimo per difendere lo stato di diritto. E buon 2022 a tutti.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 23 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Da domani le istituzioni dell'Ue saranno in vacanza. Anche Europa Ore 7 si prende un periodo di pausa per ricaricare le batterie in vista del 2022. Ci ritroviamo il 10 gennaio.


 

Cosa apparecchia Macron da presidente dell'Europa -  Oggi è giovedì ed esce il nuovo numero della rubrica “EuPorn - il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano cosa ci apparecchia Emmanuel Macron da presidente del Consiglio dell'Ue. Il ministro per gli Affari europei, Clément Beaune, ci racconta le ambizioni e le promesse del semestre francese. Ma quanto conta che ci siano anche le elezioni per l'Eliseo? Non poco.

 

La Commissione vuole tre nuove risorse proprie - La Commissione ieri ha proposto di creare tre nuove risorse proprie per il bilancio dell'Ue, che dovrebbero permettere il rimborso del debito contratto con Next Generation Eu e alimentare il Fondo sociale climatico. Se ci sarà accordo tra gli stati membri – e non sarà facile perché serve l'unanimità – a regime le tre nuove risorse proprie dovrebbero generare in media 17 miliardi di euro l'anno nel periodo 2026-2030. L'esito del negoziato tra i governi non è scontato, tanto più che una risorsa propria include l'ampliamento degli Ets a immobili e trasporti colpendo direttamente il portafoglio delle famiglie. La Commissione ha proposto di modificare la decisione sulle risorse proprie, al fine di aggiungere a quelle esistenti le nuove risorse proprie proposte. Inoltre la Commissione ha proposto anche una modifica mirata del regolamento attuale sul bilancio dell'Ue a lungo termine per il periodo 2021-2027 (il Quadro finanziario pluriennale) in modo da introdurre la possibilità di avviare il rimborso dei prestiti assunti per Next Generation Eu prima del 2028 e di aumentare i pertinenti massimali di spesa per il Fondo sociale climatico. Entrambi gli atti richiedono l'accordo unanime dei ventisette. La decisione sulle risorse proprie deve anche essere ratificata dai parlamenti nazionali.
 

 

I dettagli sulle nuove risorse proprie - La prima nuova risorsa propria si basa sulle entrate del sistema di scambio di quote di emissioni Ets: il 25 per cento delle entrate dovrebbe essere versato al bilancio dell'Ue (12 miliardi l'anno in media). Secondo la Commissione le risorse dell'Ets dovrebbero essere destinate al Fondo sociale climatico. Problema: la proposta include le entrate Ets anche per i settori del riscaldamento degli immobili e dei carburanti dei trasporti e una maggioranza di stati membri è contraria a questa proposta che è al centro del pacchetto “Fit for 55”. La seconda risorsa propria si basa sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (cioè la carbon tax, anche se non si può chiamarla così a causa delle regole dell'Omc). Con questo meccanismo le importazioni di alcuni settori specifici saranno soggette al pagamento di un "prezzo" per il carbonio, corrispondente a quello che sarebbe stato dovuto se esse fossero state prodotte nell'Ue. La Commissione propone di assegnare al bilancio dell'Ue il 75 per cento delle entrate generate dalla carbon tax (circa 1 miliardo l'anno). La terza risorsa propria è legata all'accordo all'Ocse sulla tassazione delle multinazionali.  La Commissione propone di corrispondere al bilancio dell'Ue il 15 per cento della quota riassegnata agli Stati membri degli utili residui delle imprese che rientrano nel campo di applicazione (tra i 2,5 e i 4 miliardi l'anno). In un editoriale il Foglio spiega che sulle risorse proprie la Commissione poteva fare di meglio.
 

 

L'Ue verso la tassazione minima per le multinazionali - La Commissione ieri ha presentato una proposta di direttiva per garantire che tutti gli stati membri adottino un'aliquota fiscale minima effettiva del 15 per cento nei loro regimi di tassazione per le grandi multinazionali. E' la trasposizione dell'intesa che era stata raggiunta all'Ocse a novembre sulla riforma fiscale a livello mondiale per rendere rendere più equo, trasparente e stabile il quadro internazionale per la tassazione delle società. La proposta comprende un insieme comune di norme sulle modalità di calcolo dell'aliquota fiscale effettiva. Le norme si applicheranno a qualsiasi grande gruppo, nazionale o internazionale che abbia la società madre o una controllata in uno stato membro. Ci sono tuttavia alcune eccezioni. Per ridurre l'impatto sui gruppi che svolgono attività economiche reali, le imprese potranno escludere un importo di reddito pari al 5 per cento del valore dei beni materiali e al 5 per cento dei salari. Le norme prevedono inoltre l'esclusione di importi minimi di profitto, al fine di ridurre l'onere di conformità in situazioni a basso rischio. “Nel momento in cui usciamo dalla pandemia, c'è un'opportunità unica di ricostruire la nostra economia. Non guardiamo solo a un rimbalzo, ma una nuova era di crescita sostenibile e sostenuta”, ha detto il commissario Paolo Gentiloni, presentando la proposta.
 

 

Gentiloni rassicurante ma non troppo sull'impatto Omicron sul pil - La Commissione europea valuterà l'impatto della variante Omicron e delle restrizioni che diversi stati membri stanno adottando solo “a gennaio e febbraio”, ci ha detto ieri il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni. “Abbiamo solo dati limitati” ed “è possibile che nell'ultimo trimestre dell'anno la velocità della ripresa possa rallentare”, ci ha spiegato il Gentiloni. Il commissario si è detto comunque “convinto del fatto che non sperimenteremo conseguenze economiche paragonabili a quelle dei grandi lockdown che abbiamo vissuto nella prima ondata della pandemia”. E meno male.
 

 

Gentiloni promette il primo esborso del Recovery in tre mesi per l'Italia - La Commissione dovrebbe firmare “prima di Natale” l'accordo operativo con l'Italia sulle verifiche e gli esborsi del piano nazionale di ripresa e resilienza, ha annunciato ieri Paolo Gentiloni. “Lo stato dell'arte delle discussioni tra i servizi della Commissione e il governo italiano è sui binari giusti”, ha spiegato Gentiloni rispondendo a una domanda sui tempi del primo esborso dei fondi del Recovery fund. “Sappiamo i limiti temporali che la Commissione, il Consiglio e la comitologia hanno. E questo è di tre mesi dopo la richiesta di esborso. Questo calendario può essere abbreviato. E' stato abbreviato per la Spagna, in particolare perché la Spagna aveva molte misure che erano già in esecuzione da mesi”, ma “non è il caso per l'Italia”, ha spiegato Gentiloni. Dopo la firma dell'accordo operativo, “il governo può, quando lo decide, fare la richiesta di esborso. E poi il calendario è quello menzionato prima”. Cioè tre mesi.
 

 

Dombrovskis contro la Golden rule verde se aumenta il debito - Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, si è detto favorevole alla possibilità di considerare una Golden rule per gli investimenti legati al Green deal, ma a condizione che gli stati membri riducano il loro debito pubblico. "Sarà importante vedere come realizziamo traiettorie di riduzione del debito che assicurino la costruzione di cuscinetti fiscali per affrontare nuove sfide", ha detto Dombrovskis in un'intervista al Financial Times: "E' chiaro che, quando guardiamo alle traiettorie di riduzione del debito, deve riguardare tutto il debito pubblico, e non solo parti del debito pubblico o il debito pubblico da cui alcune parti di debito sono escluse". La frase è un po' confusa, ma il senso è che il debito deve scendere per avere la Golden rule verde.
 

 

Procedura di infrazione contro il Tribunale costituzionale polacco - E' una sorta di regalo di Natale della Commissione, dopo un anno di braccio di ferro sullo stato di diritto: la Commissione ieri ha lanciato una procedura di infrazione contro la Polonia per violazione del diritto dell'Ue da parte del suo Tribunale costituzionale. Nel mirino ci sono le sentenze di luglio e ottobre, con cui il Tribunale costituzionale polacco ha deciso di svincolare il paese dalle ordinanze e dalle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue. Secondo la Commissione, i giudici costituzionali polacchi violano i principi generali dell'autonomia, la primazia, l'efficacia e l'applicazione uniforme del diritto dell'Ue e gli effetti vincolanti delle sentenze della Corte di Lussemburgo. Inoltre, la Commissione ritiene che le sentenze violino il diritto a una protezione giudiziaria effettiva previsto dall'articolo 19 del trattato. Ultima sberla: la Commissione ha seri dubbi sull'indipendenza e l'imparzialità del Tribunale costituzionale e considera che non rispetti più gli obblighi europei sull'indipendenza della giustizia.
 

 

EuroNomine - Il collegio dei commissari ieri ha nominato il lituano Marius Vaščega capo della Rappresentanza della Commissione a Vilnius. Il collegio ha anche nominato due nuovi direttori nella Direzione generale Commercio (Trade). Sono la polacca Joanna Szychowska e l'austriaco Martin Lukas. Infine, il collegio ha nominato il danese Hans van Steen come Consigliere principale per una strategia integrata per l'energia rinnovabile nella direzione generale Energia (Ener).

 


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