La Brexit potrebbe non finire nel 2020
I negoziati continuano e dipendono dalla volontà di Ue e Regno Unito di mettersi d'accordo su 50 milioni di euro di pesce pescato dai pescatori europei nelle acque britanniche
Il 2020 ha dimostrato per l'ennesima volta che l'Ue è in grado di affrontare piccole e grandi crisi e ha imparato “l'arte del deal” meglio di chiunque altro al mondo. Quel che deve affrontare la prossima presidenza del Portogallo, e intanto buon Natale
Per l'ultimo numero dell'anno di Europa Ore 7 ci sarebbe piaciuto annunciare un “deal” tra Unione europea e Regno Unito sulle relazioni future per poter cominciare il 2021 davvero con un nuovo inizio, dopo l'intesa definitiva sul Recovery fund e il via libera al primo vaccino contro il Covid-19. Invece i negoziati sul post Brexit continuano, malgrado manchino appena otto giorni alla fine del periodo transitorio. Il “deal” o il “no deal” - con tutte le conseguenze di un'uscita “hard” - dipende dalla volontà di Ue e Regno Unito di mettersi d'accordo su 50 milioni di euro di pesce pescato dai pescatori europei nelle acque britanniche. L'ultima offerta di Boris Johnson di un periodo transitorio di 5 anni, durante i quali l'Ue rinuncerebbe progressivamente al 30 per cento delle sue quote di pesca, è stata rigettata dall'Ue. Il capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, insiste per un periodo transitorio di 6 anni e il 25 per cento di pescato in meno. Nel frattempo, la variante di coronavirus individuata nel Regno Unito ha anticipato lo scenario di una “hard Brexit” con le file di camion bloccati a Dover e rilanciato i timori di una chiusura delle frontiere anche dentro l'Ue. Appena superata una crisi reale o potenziale, i 27 sembrano ritrovarsi di fronte a una nuova crisi.
Eppure il 2020 ha dimostrato per l'ennesima volta che l'Ue è in grado di affrontare piccole e grandi crisi e ha imparato “l'arte del deal” meglio di chiunque altro al mondo. Niente è perfetto, ma sotto la leadership di Angela Merkel l'Ue è riuscita a mettersi d'accordo su un Recovery fund senza precedenti non tanto per i 750 miliardi di euro di dotazione, ma perché i 27 hanno accettato per la prima volta debito comune per trasferimenti fiscali verso i paesi. Di fronte alla prima ondata del Covid-19 e alla mancanza di solidarietà nel pieno dell'emergenza sanitaria, le cassandre dell'Ue avevano già annunciato il disfacimento dell'Ue. Invece, l'Ue è viva, vegeta e più solidale che mai. Il 27, 28 e 29 dicembre inizierà la campagna di vaccinazione in tutti gli stati membri, perché i paesi più forti finanziariamente e organizzativamente – la Germania in primis – hanno accettato di aspettare quelli messi peggio. “L'arte del deal” dell'Ue è all'opera anche sulla Brexit. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, negli ultimi giorni ha avuto una serie di contatti telefonici con Johnson e le capitali dei 27. E' la dimostrazione che il negoziato è alla fine e “deal” o “no deal” dipendono solo dalla volontà politica. Prima di farvi gli auguri per il 2021, Europa Ore 7 potrebbe tornare per un'edizione straordinaria. O forse no, visto che Michel Barnier ha detto che i negoziati potrebbero proseguire “oltre” l'1 gennaio. Intanto Buon Natale.
Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 23 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Questo è l'ultimo numero del 2020. Europa Ore 7 torna a inizio gennaio del prossimo anno. Nel frattempo auguri per il 2021.
Barnier pronto a negoziare fino alla fine dell'anno - Dopo aver rifiutato l'ultima offerta del Regno Unito sulla pesca, il capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, ha detto agli ambasciatori dei 27 di essere pronto a negoziare con la sua controparte britannica, David Frost, “fino alla fine dell'anno e oltre” pur di arrivare a un'intesa per le relazioni post-Brexit. “Siamo davvero in un momento cruciale. Stiamo facendo un ultimo tentativo”, ha detto Barnier. Ma il capo-negoziatore dell'Ue è convinto che un accordo entro Natale sia possibile. Alla vigilia? Ursula von der Leyen e Boris Johnson hanno attivato una "hotline" per le ultime fasi del negoziato. In caso di “deal” nei prossimi otto giorni, i 27 potrebbero decidere l'applicazione provvisoria dell'accordo di libero scambio anche senza aver ottenuto il via libera formale del Parlamento europeo. Nel frattempo, nei corridoi delle istituzioni comunitarie si discutono diversi scenari. Malgrado Johnson lo abbia più volte escluso, uno è il prolungamento del periodo transitorio. Secondo alcuni esperti, uno scambio di lettere potrebbe permettere al Regno Unito di restare nel mercato interno e nell'unione doganale oltre il 31 dicembre.
La Commissione chiede di togliere il blocco al Regno Unito - La Commissione europea ieri ha raccomandato agli stati membri di cancellare il divieto generalizzato di ingresso dal Regno Unito a seguito dell'individuazione di una variante più contagiosa del coronavirus. "E' necessario mettere fine al divieto di spostamenti in aereo e in treno, tenuto conto della necessità di garantire i viaggi essenziali e di evitare le perturbazioni della catena di approvvigionamento", ha detto la Commissione. Per l'esecutivo di von der Leyen è meglio sconsigliare i viaggi non essenziali, ma è fondamentale facilitare il transito e gli spostamenti essenziali tra le due sponde della Manica. A quanto ci è stato riferito la Francia, che ha imposto il blocco anche delle merci via camion in provenienza dal Regno Unito, è particolarmente irritata della raccomandazione della Commissione. Ieri sera Parigi e Londra hanno comunque annunciato un accordo per riaprire il traffico merci.
Permettere il rimpatrio dei cittadini Ue - Nella sua raccomandazione, la Commissione chiede agli stati membri di permettere ai loro cittadini e a quelli britannici residenti nell'Ue di rientrare, anche se "a condizione di sottoporsi a un test o di rispettare una quarantena". Quanto gli autisti di camion bloccati oltre Manica, dovrebbero al massimo essere sottoposti a test rapidi antigenici. La Commissione, infine, raccomanda agli stati membri di recensire immediatamente le persone positive che sono tornate dal Regno Unito negli ultimi 14 giorni o che hanno avuto contatti ravvicinati con persone positive per sottoporle a test, isolamento o altre misure appropriate.
La variante del coronavirus sul continente - Il Regno Unito ieri ha registrato 36.804 nuovi casi di Covid-19, il numero più alto in 24 ore dall'inizio della pandemia. Nel frattempo, la nuova variante del coronavirus è stata individuata anche in due persone nei Paesi Bassi. In Belgio sarebbe stato registrato un caso del virus mutato importato non dal Regno Unito ma dai Paesi Bassi. Nel frattempo in Germania il ministro della Sanità Spahn sta diventando sempre più popolare. Alcuni pensano che sia tra i candidati alla successione di Merkel. Qui Paola Peduzzi racconta il ministro del momento. Già che ci siamo, vale la pena leggere anche Mauro Zanon sul sindaco del momento: il francese Payan fa sognare i socialisti partendo dalla sua primavera marsigliese.
L'Irlanda entra nel terzo lockdown - Il governo irlandese ieri ha annunciato un terzo lockdown per frenare un aumento "straordinario" di nuovi casi di Covid-19. Dublino ha deciso di tornare al livello di allerta più alto dal 24 dicembre al 12 gennaio. Ai cittadini irlandesi sarà chiesto di restare a casa. Tuttavia delle visite tra famiglie saranno consentite fino al 27 dicembre. "Purtroppo la scorsa settimana abbiamo visto una crescita straordinaria della propagazione del virus", ha detto il primo ministro, Micheál Martin: "Se non abbiamo ancora prove che la nuova variante più contagiosa è già nel nostro paese - ha aggiunto - la cosa più sicura e responsabile è agire come se fosse già qui". Pub, ristoranti, parrucchieri e cinema, che avevano riaperto da pochi giorni, chiuderanno di nuovo il 24 dicembre. I negozi potranno restare aperti, ma è stato loro chiesto di rinviare i saldi di gennaio. Le scuole resteranno aperte. A proposito: vale la pena leggere Micol Flammini che spiega il tormentone del ritorno in classe a gennaio in Europa. E' un piccolo viaggio nelle scelte e nelle strategie dei paesi europei dove si è fatto un calcolo preciso: prima la scuola e prima i bambini.
Biden ferma l'Ue sull'accordo con la Cina - Il consigliere alla Sicurezza nazionale del presidente eletto Joe Biden, Jake Sullivan, ieri ha compiuto l'inusuale gesto di chiedere pubblicamente alla Commissione europea di non concludere un accordo sugli investimenti con la Cina. "L'amministrazione Biden-Harris apprezzerebbe consultazioni anticipate con i nostri partner europei sulle nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche economiche della Cina", ha scritto Sullivan su Twitter, postando un articolo di Reuters sulla determinazione di Bruxelles e Pechino di arrivare a un accordo sulla protezione degli investimenti entro la fine dell'anno. I negoziati hanno avuto un'accelerazione improvvisa negli ultimi giorni dopo una serie di concessioni importanti da parte di Pechino. Secondo diversi osservatori, Xi Jinping vuole evitare di trovare un'alleanza Ue-Usa in chiave anti-Cina. Sul Foglio spieghiamo perché l'intervento di Sullivan mette l'Ue di fronte alla prima scelta geopolitica dell'era Biden: fare un patto transatlantico sulla Cina oppure ottenere qualche vantaggio per le proprie imprese.
L'impunità strategica di Putin - Tra le molte cose da leggere sul Foglio di oggi, vi consigliamo Daniele Raineri che spiega l'impunità strategica del putinismo. Vladimir Putin si sente "too big to fail", al punto da infilare il novichok nelle mutande di Navalny. Sempre da leggere Giuliano Ferrara sullo strongman del Cremlino che si è fatto gabbare da una telefonata stile “La Zanzara”. Sic transit gloria mundi.
Il bilancio della presidenza tedesca dell'Ue - L'accordo storico sul pacchetto di bilancio da 1.800 miliardi che comprende il Recovery fund sarà ricordato come il più grande successo della presidenza tedesca dell'Ue. "L'eredità europea storica di Merkel", ci ha detto un diplomatico di un altro paese. A luglio è stato sfiorato il record di durata per un vertice europeo: 91 ore e 20 minuti contro le 91 ore e 45 minuti del Consiglio europeo di Nizza nel 2000. Il Recovery fund non è l'unico risultato della presidenza tedesca. Al Consiglio europeo di dicembre, i 27 si sono anche messi d'accordo per rendere vincolante l'obiettivo di una riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030. Malgrado la pandemia di Covid-19, il 25 per cento degli incontri sotto la presidenza tedesca si è tenuto di persona. Il resto è avvenuto attraverso videoconferenze o altri incontri virtuali. Il numero di parole tradotte nei documenti presentati durante la presidenza tedesca è stato di 130 milioni attraverso un sistema basato sull'intelligenza artificiale.
Michael Clauss la nuova star della bolla europea - Oltre a Merkel, l'artefice del successo della presidenza tedesca è stato l'ambasciatore Michael Clauss che la cancelliera aveva rimpatriato da Pechino per condurre i sei mesi alla testa dell'Ue. Noi abbiamo interrogato qualche diplomatico e giornalista, garantendo l'anonimato. "Il miglior rappresentante permanente con cui abbia avuto a che fare. Un vero asset per la Germania e per l'Europa", ci ha detto uno di loro. Clauss "è la nuova star del Coreper. Nel firmamento potrebbe superare Sellal". Pierre Sellal era stato rappresentante permanente della Francia presso l'Ue tra il 2002 e il 2017, con una pausa tra il 2009 e il 2014 come segretario generale del Quai d'Orsay.
I “left over” della presidenza Merkel che attendono quella Costa - Nemmeno Angela Merkel (o Michael Clauss) può tutto. Il “deal” sul post Brexit e l'accordo sugli investimenti con la Cina sono ancora in dubbio. Ma ci sono altre due priorità che la presidenza tedesca dell'Ue non è riuscita a chiudere con un certo dispiacere. Toccherà al Portogallo e al suo premier Antonio Costa affrontarle durante il prossimo semestre di presidenza dell'Ue. Non c'è stato un accordo politico sul nuovo Patto su migrazione e asilo proposto dalla Commissione per superare le tensioni interne all'Ue dopo la crisi dei rifugiati del 2015-16. E il veto della Bulgaria ha impedito l'avvio dei negoziati di adesione di Macedonia del nord e Albania. Sull'allargamento la presidenza portoghese potrebbe farcela. Ma sulla riforma di Dublino, le speranze di un'intesa nei prossimi sei mesi sono praticamente nulle. “Non ci sarà intesa nemmeno sotto la presidenza slovena”, prevede un ambasciatore: “serviranno anni di negoziati”.
L'Europa avrà una Conferenza sul suo futuro? - Doveva essere uno dei grandi eventi dell'Ue del 2020 e invece la Conferenza sul futuro dell'Europa è rimasta vittima della pandemia di Covid-19 e delle divergenze sulla possibilità di riformare il trattato. L'anno si chiude senza un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio su come organizzare e chi debba presiedere la Conferenza sul futuro dell'Europa. Sui 27 stati membri, 22 sono riservati o ostili alla Conferenza. I governi non accettano il federalista belga Guy Verhofstadt alla presidenza. Il Parlamento europeo non ha accettato la contro-candidatura della danese Helle Thorning-Schmidt. “Non ha senso lanciare una conferenza sul futuro dell'Europa se gli incontri fisici non possono esserci”, ci ha detto un diplomatico. “Cambierà con la presidenza portoghese? Forse. Ma sarà un'altra presidenza Covid. E se c'è una terza ondata non ci sarà attenzione sufficiente per la Conferenza sul futuro dell'Europa”.