europa ore 7

Vertice Ue in stallo sul veto ungherese e polacco. Come se ne esce

“Un cambiamento di sostanza non è possibile”, perché un accordo è già stato raggiunto con il Parlamento europeo

David Carretta

Il veto di Ungheria e Polonia sul pacchetto di bilancio "non è un problema facile", ha detto Merkel, che deve trovare la quadra. Molti ritengono che l'Ue si avvii verso una grave crisi. Ma i leader dei 27 non hanno avuto il coraggio di affrontarla subito. Se Orbán e Morawiecki “agitano l'arma nucleare del voto, ci sono armi nucleari da usare anche dall'altra parte”

    Il veto di Ungheria e Polonia sul pacchetto di bilancio "non è un problema facile, è un problema molto serio che dobbiamo risolvere, ci lavoreremo", ha detto ieri la cancelliera tedesca, Angela Merkel, al termine del vertice in videoconferenza tra i capi di stato e di governo dell'Unione europea. "Siamo all'inizio della strada. Non voglio dare dettagli oggi", ha spiegato Merkel, a chi le chiedeva quali possibilità ci siano per superare lo stallo legato al meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e quella della Commissione, Ursula von der Leyen, per il momento non vogliono immischiarsi. “Continueremo le discussioni per trovare una soluzione accettabile per tutti”, ha detto Michel. Il dibattito sul veto ungherese e polacco durante il vertice è durato appena 16 minuti. Merkel ha fatto una (breve) relazione sullo stato dell'arte. L'ungherese Viktor Orbán e il polacco Mateusz Morawiecki hanno ribadito la loro contrarietà alla condizionalità sullo stato di diritto. Lo sloveno Janez Janša si è unito al gruppo dei ribelli. Michel ha risposto che se ne occuperà la presidenza tedesca dell'Ue. Cioè Merkel. Molti ritengono che l'Ue si avvii verso una grave crisi. Ma i leader dei 27 non hanno avuto il coraggio di affrontarla subito. Forse dovranno farlo al Consiglio europeo del 10 dicembre.
        

    Come se ne esce?

    “Ci sono soluzioni e alternative di tipo diverso a livelli diversi”, ci ha spiegato una fonte europea a conoscenza delle discussioni tra i leader. Una prima ipotesi è una dichiarazione della Commissione per rassicurare Ungheria e Polonia che non ci saranno trattamenti discriminatori sullo stato di diritto. Un'altra è aggiungere un paragrafo al regolamento sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto per fornire alcune garanzie a Budapest e Varsavia. Ma entrambe sono giudicate irrealistiche. “Un cambiamento di sostanza non è possibile”, perché un accordo è già stato raggiunto con il Parlamento europeo, ci ha detto la fonte. Orbán e Morawiecki sono pronti a accettare di capitolare di fronte a concessioni simboliche? Michel è convinto che i premier di Ungheria e Polonia debbano “fare il suo show” prima di cedere. Ma non ci sono certezze. Qui Micol Flammini spiega come la Polonia si è messa sulla scia dell'Ungheria. Prima della teleconferenza di ieri Michel ha chiesto agli altri premier di non intervenire per evitare uno scontro totale. Il presidente del Consiglio europeo vuole far “decantare” la crisi nella speranza che Merkel trovi la quadra, ha detto la fonte.
       

    Ma se Orbán e Morawiecki non mollano? 

    “Se bloccano fino in fondo ci sono strumenti alternativi”, ci ha detto la fonte europea. Il primo è “un fondo intergovernativo” a 25, senza Ungheria e Polonia. Il secondo è "una cooperazione rafforzata”. Il terzo è introdurre il meccanismo di condizionalità comunque e tagliare i fondi del bilancio comunitario a Ungheria e Polonia, anche senza un nuovo quadro finanziario pluriennale. Se Orbán e Morawiecki “agitano l'arma nucleare del voto, ci sono armi nucleari da usare anche dall'altra parte”, ci ha spiegato la fonte. E “il malloppo (dei fondi comunitari) è un'arma nucleare”. Anche se il nuovo quadro finanziario pluriennale non sarà approvato, Ungheria e Polonia devono ancora ricevere “un'enorme quantità di denaro” del precedente periodo di bilancio. Sono soldi che possono essere tagliati, se sarà approvato subito (a maggioranza qualificata) il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. “E' un'arma pesante”, ci ha detto la fonte europea. Ma “la magia dell'Ue è di trovare delle soluzioni” che vanno bene a tutti, ha ricordato Michel.
      
    Morale, la teleconferenza tra i leader è stata dedicata al tema per la quale era stata convocata. cioè l'emergenza Covid-19: i test antigenici rapidi, i vaccini, l'interoperabilità delle applicazioni mobili, il passenger locator form, il coordinamento per togliere le misure restrittive della seconda ondata. Von der Leyen ha annunciato che i vaccini di Pfizer e Moderna potrebbero arrivare nell'Ue nella seconda metà di dicembre. La Commissione intende anche presentare una raccomandazione per un approccio coordinato sulla fine delle attuali misure restrittive per mitigare i rischi di una terza ondata. Questa estate l'Ue aveva spinto per accelerare il ritorno alla normalità. Questa volte vuole andarci con molta più cautela.
      
    Il 57 per cento degli europei è insoddisfatto della solidarietà tra gli Stati membri dell'Ue nella lotta alla pandemia di coronavirus, secondo un sondaggio che sarà pubblicato oggi dal Parlamento europeo. Paradossale: malgrado il miglioramento del coordinamento e l'accordo sul Recovery fund, l'attitudine è meno positiva rispetto alla prima ondata, con un calo del 5 per cento delle persone che si dicono soddisfatte o molto soddisfatte. L'Italia è tra i paesi con il livello di soddisfazione più bassa sulla solidarietà nell'Ue, con appena il 30 per cento. Per contro, gli italiani sono tra i cittadini che chiedono che l'Ue abbia più competenze per affrontare crisi come l'attuale pandemia, con un 78 per cento di favorevoli contro il 66 per cento della media dell'Ue. Nel frattempo - come racconta Paola Peduzzi - in Germania Angela Merkel è confrontata alle proteste di chi l'accusa di essere liberticida per poi fare il saluto nazista.

      

    Il sondaggio del Parlamento europeo rivela che la stragrande maggioranza degli europei (il 77 per cento) è favorevole a condizionare i fondi dell'Ue al rispetto dello stato di diritto e dei principi democratici da parte degli stati membri. Gli italiani sono l'81 per cento. Polacchi e ungheresi sono nella parte bassa della classifica (entrambi con il 72 per cento), ma sopra cechi (59 per cento) e belgi, danesi e lituani (70 per cento).

     


    Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 20 novembre, una newsletter del Foglio realizzata con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Ci si iscrive qui.


     

    Il Covid-19 colpisce i negoziati Brexit 

    Ci mancava solo il rischio focolaio dei negoziatori Brexit per aumentare l'incertezza delle trattative tra l'Unione Europea e il Regno Unito, ad appena sei settimane dall'uscita britannica dal mercato unico e dall'unione doganale. Michel Barnier, il capo-negoziatore dell'Ue, ieri ha annunciato che un membro della sua squadra è risultato positivo al Covid-19. "Con David Frost (il capo-negoziatore britannico) abbiamo deciso di sospendere i negoziati al nostro livello per un breve periodo", ha annunciato Barnier su Twitter. Le speranze di una svolta la prossima settimana sono evaporate. Il problema non è solo il rischio focolaio. Bruxelles e Londra sono ancora distanti da un'intesa sul level playing field: la parità di condizioni su aiuti di stato e standard sociali e ambientali che il Regno Unito dovrebbe accettare per ottenere un accordo di libero scambio con zero quote e zero tariffe. L'Ue non vuole comunque assumersi la responsabilità di staccare la spina dei negoziati. "Tocca a Boris Johnson decidere", ci ha detto una fonte dell'Ue.


    La Corte dei conti Ue contesta l'efficacia delle multe di Vestager

    Negli ultimi dieci anni la Commissione ha inflitto multe per 28,5 miliardi di euro per violazioni delle regole antitrust, con ammende che hanno raggiunto livelli senza precedenti dall'arrivo di Margrethe Vestager. Ma "sebbene il livello delle ammende irrogate dalla Commissione sia tra i più alti al mondo, il loro ammontare da solo non consente di trarre conclusioni circa la loro efficacia dissuasiva", ha detto la Corte dei conti dell'Ue in un rapporto sul controllo delle concentrazioni nell'Ue e i procedimenti antitrust esperiti dalla Commissione. I giudici contabili europei lasciano intendere che la Commissione dovrebbe aumentare il livello delle multe antitrust nei Paesi Bassi è stato portato al 40 % del fatturato annuo mondiale di un'impresa per i casi gravi di cartello.

     

    La Corte dei conti vuole l'Antitrust più forte sul digitale (e non solo)

    Secondo la Corte dei conti dell'Ue, “anche se la Commissione ha adottato un certo numero di decisioni” legate all'economia digitale “rimangono sfide significative da risolvere”. I giudici contabili sottolineano che “le pratiche nei mercati digitali possono causare danni ai consumatori. Ma è difficile per la Commissione di trovare rimedi efficaci”. In generale i servizi antitrust della Commissione dispongono "di limitate capacità per monitorare i mercati e individuare nuovi casi". Inoltre, "i volumi crescenti dei dati da trattare nei procedimenti, l'affermarsi dei mercati digitali e le limitazioni degli strumenti di applicazione disponibili pongono sfide alle capacità di applicazione della normativa della Commissione, che non sono state ancora pienamente affrontate". Per la Corte dei conti, "il volume di risorse a disposizione per l’accertamento d’ufficio dei casi antitrust" è "relativamente limitato”.
      

    Lagarde mette il “punto” alla cancellazione del debito di Sassoli 

    La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ieri ha bocciato la proposta del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, di cancellare i debiti pubblici degli stati membri. "Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono e scrivono tutti i membri del Parlamento europeo e soprattutto il loro presidente, ma la mia risposta è molto breve perché non mi pongo nemmeno la domanda", ha detto Lagarde: “E' semplice, una cosa del genere sarebbe una violazione del Trattato. La Bce opera sulla base del Trattato. C'è l'articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio. E io rispetto i trattati. Punto".

     

    Sassoli chiede di non criminalizzare chi salva vite in mare

    Gli stati membri non devono "criminalizzare chi salva vite in mare perché adempie non solo ad un obbligo sancito dal diritto internazionale del mare, ma ad un obbligo morale", ha detto ieri il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel suo intervento di apertura della conferenza di alto livello sulle migrazioni.

     
    Le sei direttrici di Sassoli per il nuovo Patto su migrazione e asilo

    Secondo Sassoli, l'Ue deve lavorare su sei "direttrici" sul nuovo Patto su migrazione e asilo. Primo "una ripartizione della responsabilità - che è collettiva - per l'accoglienza delle persone, per le operazioni di identificazione, l'esame delle richieste di asilo, l'accoglienza dei rifugiati, l'esecuzione delle operazioni di rimpatrio", ha detto Sassoli. Secondo, "definire percorsi legali alternativi per la protezione, come i visti umanitari". Terzo "un sistema di regole condivise per il salvataggio in mare e lo sbarco delle persone, senza criminalizzare chi salva vite in mare". Quarto "un lavoro comune delle nostre forze di polizia e di intelligence per smantellare le organizzazioni criminali a capo del traffico di persone". Quinto "l'apertura di canali legali per l'immigrazione per motivi di lavoro". Sesto, "partenariati globali, trasparenti e soggetti a controllo democratico tra l'Unione e i paesi di origine e transito dei flussi migratori", ha detto Sassoli.  


    Von der Leyen chiede compromessi sui migranti

    Parlamento europeo e governi nazionali devono "trovare compromessi" sul nuovo Patto su migrazione e asilo proposto dalla Commissione, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel suo intervento alla conferenza di alto livello. "Dobbiamo riconoscere le nostre differenze e dobbiamo superarle. Ma dobbiamo andare avanti". Secondo von der Leyen, "l'attuale sistema non funziona più" e il nuovo Patto "offre un nuovo inizio" concentrandosi su "una gestione robusta e giusta delle frontiere esterne, incluse procedure più efficienti e efficaci".


    All'energia rinnovabile offshore dell'Ue servono 800 miliardi 

    La Commissione europea ieri ha presentato la sua strategia per promuovere le energie rinnovabili offshore per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. L'esecutivo comunitario vuole aumentare la capacità eolica offshore in Europa dai 12GW attuali a almeno 60 GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050. Inoltre, la Commissione propone di integrare la capacità eolica con 40 GW da energia oceanica e da altre tecnologie emergenti (come eolico e fotovoltaico galleggianti) entro il 2050. La Commissione stima che da oggi al 2050 saranno necessari investimenti per quasi 800 miliardi di euro. Il vicepresidente Frans Timmermans ha evocato la possibilità di usare il 3 per cento delle acque dell'Ue per le rinnovabili offshore.


    L'Ue ama Biden ma litiga sull'autonomia strategica

    I ministri degli Esteri dell'Unione europea ieri hanno avuto una prima discussione sulla strategia da tenere nei confronti del presidente americano eletto, Joe Biden. “Non mi aspetto di parlare con la stessa voce, ma di dire la stessa cosa”, ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, al termine della riunione in teleconferenza. Borrell ha ammesso che “la questione dell'autonomia strategica è controversa. Ma questo non significa che smetteremo di essere un partner degli Usa: la questione è essere un partner migliore”. Secondo Borrell, l'autonomia strategica promossa dalla Francia e contestata dalla Germania “non riguarda solo gli Usa. E' un concetto molto più ampio: significa la capacità di agire su molti fronti e rispetto a molti attori”. Borrell ha promesso di “desacralizzare” l'autonomia strategica, discutendone “non come concetto teologico, ma per renderlo operativo”.

     

    Un terzo round di sanzioni sulla Bielorussia

    Il regime di Alexander Lukashenka dovrebbe essere colpito da un terzo round di sanzioni dell'Unione europea, dopo che i ministri degli Esteri dei 27 ieri hanno constatato che la situazione si è ulteriormente deteriorata e la repressione non si è fermata. “Abbiamo già sanzionato più di 50 individui in due round di sanzioni. Oggi abbiano concordato di procedere con il prossimo round”, ha detto l'Alto rappresentante, Josep Borrell: “Queste sanzioni devono colpire non solo individui, ma anche istituzioni, imprenditori e imprese”. Borrell ha anche annunciato la proposta di un declassamento delle relazioni bilaterali e della partecipazione della Bielorussia alla Partnership orientale dell'Ue.


    Gentiloni brinda all'Italia campione Ue del vino

    L'Italia nel 2019 è stata il primo produttore e esportatore di vino nell'Unione europea, davanti ai suoi rivali storici Spagna e Francia, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. L'Italia ha prodotto 5,5 miliardi di litri su una produzione complessiva di 15,8 miliardi nell'Ue. Seguono la Spagna con 4,3 miliardi di litri e la Francia con 3,4 miliardi. Lo scorso anno l'Italia ha esportato 1,1 miliardi di litri di vino, seguita dalla Francia (800 milioni) e dalla Spagna (700 milioni). Il Regno Unito e gli Stati Uniti sono i due principali mercati di destinazione extra-Ue con 700 milioni di litri ciascuno. Dentro l'Ue è la Germania che ha importato di più con 4,8 miliardi di litri. "Salute!", ha commentato su Twitter il commissario italiano, Paolo Gentiloni.

     

    La Corte Ue sancisce la libera circolazione della canapa sativa

    Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (Cbd) legalmente prodotto in un altro paese dell'Ue, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione europea in una sentenza contro una legge francese che vieta la commercializzazione del Cbd. Il caso riguarda due ex amministratori di una società che commercializzava e distribuiva una sigaretta elettronica all'olio di cannabidiolo, condannati a 18 e 15 mesi di carcere e a 10.000 euro di multa dal tribunale di Marsiglia. Secondo i giudici di Lussemburgo, il Cbd estratto dalla pianta di cannabis sativa non può essere considerato come uno stupefacente.


    Il problema Sahara Occidentale per Sanchez

    Podemos, l'alleato di coalizione di Pedro Sanchez in Spagna, ha annunciato il sostegno al referendum di autodeterminazione nel Sahara Occidentale. Secondo Pablo Iglesias, la Spagna dovrebbe assumersi la responsabilità di lavorare per far rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu del 1995. Guido de Franceschi spiega perché la richiesta di Podemos è un problema per Sanchez.


      

    Accade oggi in Europa

    • Consiglio Affari esteri (difesa)
    • Consiglio Competitività (spazio)
    • G20: conferenza stampa dei presidenti Michel e von der Leyen in vista del G20 di sabato e domenica
    • Parlamento europeo: webinar organizzato dall'ufficio del Pe in Italia sull'Ue alla sfida del Covid-19 con il ministro Speranza, la commissaria Gabriel e gli eurodeputati Castaldo, Tajani, Benifei, Fidanza e Donato